COVID19: LA LIBERTA’ DI MORIRE

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E’ ormai ufficiale: per i paesi poveri la libertà di morire di Covid19 è quasi ormai una certezza. Questa conclamata verità sostenuta soprattutto dagli Stati della comunità europea, è sbattuta in faccia ai popoli africani e non solo, con insultante supponenza. I brevetti sulla produzione dei vaccini non si toccano e non è neanche possibile andare in deroga per un periodo limitato a tale vincolo. Ancora una volta il profitto di facile accumulazione andrà al mondo privato di Publifarma e delle sue potenti lobby della medicina. Non importa se moriranno milioni di persone. Quelle non contano.

E’ per questo che tra il 7 e il 10 aprile nelle giornate mondiali della salute volute dall’OMS, in molte piazze italiane si sono convocati dei presidi. Obiettivo: denunciare proprio quella libertà di morire di Covid19 decisa per i paesi poveri.

Sui vaccini molto si è detto anche volutamente a sproposito, per confondere ed impedire al popolo di comprendere forse anche seriamente cosa sta avvenendo da ormai oltre un anno. Una mescolanza di teorie e visioni che hanno l’obiettivo di dividere e permettere ad ogni singolo individuo, di rispondere ed agire solo in funzione del loro principio predatorio e difensivo che ci ha consentito di sopravvivere ad altre catastrofi. Una reazione che dovrebbe impedire di prendere in considerazione, con freddo raziocinio, che il virus va sconfitto senza che nessuno si possa arricchire sulla pelle dei popoli. O peggio, senza che nessuno possa sfruttare questa situazione per altri fini che nulla hanno a che fare con la libertà di morire ma con la libertà di vivere secondo natura e volontà. Perché è questo che sta avvenendo.

Tutto non tornerà come prima
La pandemia è inutile negarlo, di fatto, ha acconsentito di accelerare le non troppo latenti trasformazioni sociali ed economiche già in atto con la crisi economica e il ricatto del debito imposto ai paesi europei. E contemporaneamente ha evidenziato il reale scontro in atto tra le nazioni anche all’interno della stessa Europa. Esempio: i 30 milioni di dosi stoccate in un deposito ad Anagni a fronte di una mancata consegna alla comunità europea. Erano forse destinate all’Inghilterra o al miglior offerente? 

Basta osservare l’attacco diretto e gli atti di repressione esercitati dagli organi di controllo, nei confronti delle rivendicazioni sociali dei diritti sanciti dalla Costituzione ed oggi non più formalmente esigibili. Perchè, all’imposizione dello sfruttamento dei lavoratori per fronteggiare la dilagante crisi economica, si è sommato il ricatto della pandemia. Un’azione che i tre principali sindacati sembrano non vedere o che pensano di gestire chiedendo semplicemente il rinvio dei licenziamenti o attendendo che passi. Una cecità che manca di evidenziare quello che seriamente sta avvenendo nelle fabbriche aperte, dove il cottimo e il superamento dei contratti nazionali sono ormai all’ordine del giorno.

Smart working imposti a suon di deroghe ai contratti (eliminazione dei rimborsi delle trasferte, buoni pasto, permessi per maternità, impossibilità di poter rientrare etc.) e lavoratori assunti sempre più con contratti a termine, a chiamata o con contratti di servizio (coop e non solo) anche se impiegati con evidenti specifiche mansioni regolate dai rispettivi contratti di categoria (es. alimentari o logistica etc.).

In verità, con la copertura della pandemia, è in atto un’operazione seria di attacchi ai diritti dei salariati. Ovvero “alla nostra Democrazia”, sempre più vilipesa o peggio usata per giustificare azioni sostenute da una fantomatica maggioranza politica e di popolo, ormai silenziato, arrabbiato e chiuso in casa perché seriamente preoccupato.

L‘uomo della provvidenza e il Generale salveranno l’Italia
E’ in questo contesto che Mario Draghi viene collocato a capo del governo. L’uomo che dovrà salvare tutti noi ma che in realtà, è bene ricordarlo, è la medesima persona che ha permesso d‘inginocchiare la Grecia, in onore di un debito oggi miracolosamente scomparso e di un “patto di stabilità” sospeso sino al 2022. Un paese che a causa di questo è stato costretto a lasciar morire donne e bambini per mancanza di medicinali, nei suoi ospedali. 

In realtà la pandemia e questa nomina a Presidente del Consiglio un pregio l’ha avuto ed è quello di aver sancito il più grande fallimento nella storia del nostro paese, della classe politica e dirigenziale d‘Italia.

Il fallimento politico è evidenziato da diversi fattori, primo tra tutti, la velocità con cui l’accozzaglia politica presente in parlamento si è allineata al cospetto di Mario Draghi. Addirittura, per alcuni di loro, acerrimo nemico. Poi dalla totale incapacità di gestire regionalmente la fase pandemica (assenza della tracciabilità e chiusura indiscriminata soprattutto delle scuole etc.) e la totale passività con cui anche con la complicità dei i nostri politici regionali, hanno accettato il Generale Francesco Paolo Figliuolo a capo dell’organizzazione della somministrazione delle vaccinazioni.
Non sono mai stato un antimilitarista anzi al contrario credo che un esercito popolare e non di professionisti, dovrebbe essere organizzato per difendere e sottolineo difendere, il nostro paese ma, permettere che l‘organizzazione di una parte così importante come quella sanitaria, sia affidata ad un generale dell’esercito, possa rappresentare un pericoloso messaggio culturale e soprattutto politico.

Vedere ed ascoltare il Generale Figliuolo in divisa parlare in parlamento, luogo dove dovrebbe essere esercitata la maggior funzione democratica di un paese, non può che riportare alla memoria ciò che in questi ultimi anni stiamo vedendo in altri paesi in area mediterranea e non solo. Quella presenza e quella divisa resterà nella storia di questo contagio e paese, come emblema della totale inefficienza di uno Stato e della sua forma democratica di rappresentanza.

Se lo smarrimento dei nostri politici è così evidente non possiamo certamente parlare meglio delle nostre classi dirigenti ed imprenditoriali.
Sin dall’inizio del contagio la loro principale preoccupazione è stata essenzialmente salvaguardare il loro profitto. Da subito hanno esercitato tutta la loro leadership in seno al governo chiedendo la possibilità di mantenere, grazie anche ad un uso smodato dei codici Ateco, aperti e produttivi i loro impianti. A tutelare i lavoratori che ci pensi lo Stato.

Se poi si deve sacrificare qualcuno, che si chiudano i piccoli commercianti, esercenti e tutti gli ambienti legati alla cultura che tanto non producono nulla. Alle imprese, invece, solo blandi protocolli di sicurezza per lo più redatti in casa Confindustria. Regole che non le hanno obbligate, ne obbligano ora, a seguire il tracciamento del contagio interno alle loro imprese. Nonostante il reale mantenimento dei contagi dopo oltre un anno, permettendogli anche di incolpare i dipendenti della diffusione del contagio, provocato dai loro irriguardosi comportamenti. O peggio, denunciando la loro impossibilità ad agire, a causa dell’obbligatorietà della legge sulla privacy.

Sono stati infatti pochi quegli imprenditori che hanno invece provato a tracciare il virus monitorandolo ed isolandolo e chiedendo, pagando per i propri dipendenti, l’esecuzione dei tamponi di controllo. Un servizio certo reso anche a sé stessi ma che al tempo stesso ha contribuito alla possibile sconfitta di questo virus.

Nulla. I loro protocolli non sono stati aggiornati o modificati, come anche quelli per il settore della logistica e dei grandi distributori alimentari. E allora ecco pronto la nuova mossa del presidente di Confindustria per migliorare l’egoistica figura fatta nei confronti dei numerosi contagiati nelle fabbriche e portare a casa qualche altro sconto: mettere a disposizione del Governo alcune fabbriche da utilizzare come hub vaccinale. Un annuncio a cui è subito seguita la richiesta la possibilità di poter licenziare in modo “selettivo e la cancellazione l’Irap.

Di contro, non si comprende se non pensando male, come le industrie possano agire in questo modo mentre le scuole, cinema, biblioteche, musei e teatri rimangono chiusi irrimediabilmente senza prova alcuna di effettivo contagio. Senza neanche aver preso in considerazione una possibile riorganizzazione dei settori legati alla diffusione di cultura.

Per fortuna questi esempi e l’evidente fallimento nel contenere i contagi ha indotto a decidere, forse però ancora da confermare, l’impossibilità di un lavoratore di poter rientrare dopo 20 giorni anche se ancora positivo.

Se a questa generale condotta, mantenuta da entrambi i Governi, aggiungiamo un coprifuoco imposto alle ore 22, ormai pericolosamente accettato e l’impossibilità per molti cittadini e lavoratori di confrontarsi e discutere, i cattivi pensieri rischiano di diventare conferme.

Fermare quindi il contagio con il vaccino?
Da quando si è conclusa la prima zona rossa ormai dieci mesi fa è stato subito chiaro tre fondamentali concetti:

  1. Le imprese non si potevano fermare

  2. Il tracciamento del contagio era fallito e non interessava veramente. Basti pensare all’App che non ha mai funzionato, ma sono stati accusati i cittadini di non averlo scaricato in numero sufficiente.

  3. Il virus si poteva combattere solo con il vaccino e andava ridotto il danno nel tempo di attesa alla distribuzione.

Sui primi due punti abbiamo già parlato mentre è chiaro ormai che, per chi ci governa, è praticamente obbligatorio vaccinarsi, se vogliamo ridurre drasticamente il pericolo di estendere il contagio e le morti. Ma anche qui lo scenario non è del tutto limpido.

I vaccini devono salvare la vita di tutti
La corsa contro il tempo avviata da Publifarma nella ricerca di un vaccino che potesse contrastare la diffusione del virus, ha da subito evidenziato l’ingente guadagno che avrebbe creato e come, questo risultato, avrebbe influito sugli equilibri economici degli Stati facente parte il mercato globalizzato. Motivo per il quale, in barba ai diritti contrattuali e sociali, le case produttrici del vaccino hanno posto il loro prodotto sul mercato al miglior offerente. Un mercato globalizzato e liberista che ancora una volta ha evidenziato che il profitto viene prima di tutto. E non conta se la ricerca per questi vaccini è stata finanziata dall’Unione Europea e anche da alcuni suoi singoli Stati.

AstraZeneca infatti, è stato realizzato grazie ad un finanziamento della UE all’Università di Oxford avvenuta proprio durante la trattativa per la brexit inglese. Stessa cosa per Pfizer/Biontech con in più, ingenti finanziamenti stanziati dalla sola Germania.

Il tutto in pieno spirito neoliberista dove gli Stati, invece d’investire seriamente nella ricerca e formazione dei propri ricercatori, donano capitali ad aziende private che sulle malattie costruiscono i loro ponti d’oro.

E’ infatti, a partire da questi concetti che è sorto un movimento che chiede all’Unione Europea di tutelare i suoi cittadini; che è fondamentale imporre il controllo sulla distribuzione dei vaccini e la liberazione del dominio dei brevetti per la loro produzione. Un’azione seria che consentirebbe non solo alla popolazione dei paesi poveri di potersi salvare ma anche di evitare che altre “varianti del virus” possano svilupparsi e tornare a diffondersi.

Altrimenti, come consuetudine, ancora una volta i cittadini pagano e i privati incassano profitti.

Le vittime dei vaccini e la campagna contro AstraZeneca
Molti sono, infatti, gli episodi strani che si sono susseguiti e la battaglia commerciale tra Astrazeneca e Pfizer/Biontech si inserisce in questo contesto. Uno scontro dove i cittadini, parte realmente lesa, non sono solo comparse o alla peggio cavie ma anche derubati con costi imposti.

Se confrontiamo i costi della singola dose, infatti, ci rendiamo subito conto che il prodotto Oxford/AstraZeneca prodotto in Europa (1,78 euro a dose) è il più basso. Soprattutto nei confronti di Pfizer/Biontech, prodotto negli USA, che si attesta a 12 euro a dose

E allora come far guadagnare e dirottare i proventi della vendita da un’azienda all’altra?
Basta evidenziare in modo forviante la pericolosità del prodotto concorrente.

Attenzione, nessuno nega i decessi avvenuti e nè la possibilità che questi possano essere stati causati del vaccino iniettato, ma però, ancora una volta, non posso esimermi dall’evidenziare la vera operazione di terrorismo mediatico esercitata sulla popolazione ormai impaurita. Perché, anche in questo caso sono i numeri quelli che contano.

Gli eventi tromboembolici in Gran Bretagna, che ha utilizzato su tutta la popolazione il vaccino Oxford/AstraZeneca sono stati:

  • 1 ogni 250mila (0,0004%)

  • 1 morto ogni milione (0,0000095%)

Curioso è il confronto con altri dati di probabilità incidenti e morte legati ad azioni ormai assodate.

  • 1 su 85 morte guidando auto per 50 anni

  • 1 su 1000 ricoverati per una bottiglia rotta

  • 1 su 2000 ricoverati per incidente a letto

  • 1 su 2000 ricoverati causa pillola anticoncezionale

  • 1 su 7000 morte per incidente domestico

  • 1 su 680 mila morte affogato nella vasca da bagno

Con l’uso della cinica legge dei numeri, non voglio sostenere che quei morti non contano ma, che anche in questa situazione, maggiore è il profitto se viene concentrato in un solo vaccino, denigrando e rendendo pericoloso mediaticamente gli altri.

O peggio: maggiore è il profitto se maggiore è il ritardo con cui si distribuisce il vaccino. Perchè ritardare le vaccinazioni e non liberalizzare o momentaneamente sospendere i diritti sulla produzione del vaccino, significa uccidere milioni di persone, non interrompere al catena dei contagi e vendere per i prossimi anni nuovi vaccini per le nuove variabili che già oggi si presentano. Infatti la variabile brasiliana, africana e ultima quella giapponese sono fuori dalla copertura dell’attuale vaccino.

Non è un po’ strano che nonostante sia appurato che la velocità con cui si riuscirà a determinare la vaccinazione del nostro popolo, determinerà l’uscita e la ripresa economica di questo paese, tutti siano concentrati con la campagna mediatica contro Astrazeneca? E che nessuno dica nulla di serio sul possibile utilizzo di altri vaccini presenti e funzionanti? Non sarà perché sono cinese, cubano e russo? Non è che la scelta è solo politica e i morti sono sono quelli dei popoli?

In questo contagio e in quelle che seguiranno il principio dovrebbe essere sempre uno solo: proteggere noi e gli altri, altrimenti significa collaborare ad uccidere se stessi.

Brevetti sospesi e libertà di produrre il vaccino subito. Altrimenti, si salvi chi può.