La notte del 29 ottobre a Palmi, un auto viene data alle fiamme come avvertimento. Un gesto violento, gravissimo, intimidatorio. E’ la vettura di Enzo Infantino, referente per la Calabria della “Rete dei Comuni Solidali” e presidente della Fondazione “E’ stato il vento”, struttura creata per dare un sostegno concreto al progetto d’accoglienza ideato da Mimmo Lucano già sindaco di Riace.
Enzo Infantino è un attivista per i diritti umani, un uomo che da anni lotta per il riscatto delle classi subalterne, per i diritti dei popoli oppressi e degli esseri umani che fuggono da contesti di guerra e miseria. Un Amico e un Compagno di battaglie per la legalità e il diritto, nei campi profughi ai confini del mondo, come nella sua terra dove spesso il malaffare mafioso vorrebbe costringere il suo popolo al silenzio. Già dodici anni prima ad Enzo furono tagliate le gomme alle due auto di famiglia ma oggi a rischio è stato anche l’appartamento sotto la quale era parcheggiata la sua vettura. Un vile atto di intimidazione perpetrato contro chi, pur vivendo in una terra difficile, ha operato per ricordare vittime delle cosche come Rossella Casini. Giovane donna vittima della ‘ndrangheta, scomparsa il 22 febbraio dell’81 proprio a Palmi, durante la faida tra le ‘ndrine Gallico e Condello.
«Questa ferita prodotta da un gesto così grave – mi ha detto Infantino – non mi fermerà rispetto al contrasto ad una criminalità che spera di poter arrestare i processi democratici che la parte sana di questa regione determina». Un principio che anche noi dobbiamo difendere senza remore o superficialità. C’è, infatti, un filo purtroppo nero che lega la terra calabra e la nostra. E’ quell’inchiesta Aemilia sull’infiltrazione dell’ndrangheta nel nostro tessuto economico e sociale. Un fenomeno pericoloso in Calabria come in Emilia a cui molti di noi hanno dato poca importanza. A partire dalle classi economiche come commercialisti, banche, notai e politici locali e di governo della nostra regione, come di opposizione.
Il fenomeno malavitoso non si combatte costituendosi parte civile in processi strutturati da altri o pseudo interventi repressivi in zone periferiche e popolari ma, con la politica attiva sui territori. Con azioni che mirano a contrastare tutto ciò che “fa economia” in barba alla legalità, anche quando questa appare “a norma di legge”, come cooperative e aziende intestate a “presta nomi” che hanno il compito solo di riciclare denaro sporco di sangue in una terra ricca come la nostra. E’ anche per questo che ho voluto presentare, alcuni mesi fa, Enzo Infantino agli studenti della scuola media San Giovanni Bosco di Campogalliano, durante un corso di giornalismo da me condotto o pubblicamente per la presentazione del suo libro “Kajin e la tenda sotto la luna. Storie di rifugiati siriani in territorio greco”.
Molti sono gli amici che come noi, si sono stretti intorno a Enzo, non solo per far sentire tutto il nostro affetto ma anche per ricordare, a chi ha tentato d’intimorirlo, che “Siamo per una società libera, solidale, democratica e giusta e che alle minacce rispondiamo che siamo al fianco di tutte e tutti coloro che, come Enzo, si impegnano ogni giorno perché non venga lasciato indietro nessuno”.
La solidarietà è giunta anche dall’ex Presidente della camera Laura Boldrini che ha dichiarato: “Un atto criminale e vigliacco che sono sicura non fermerà l’impegno di Enzo Infantino e della fondazione, da lui presieduta. E’ stato il vento, legata alla grande esperienza di accoglienza di Riace e di Mimmo Lucano”.
Raccontare ciò che è successo ad Enzo non è solo dovuto ad un amico ma un dovere verso tutti quelli che come noi credono ancora un valore poter dire “qui non passa!”. E ai suoi intimidatori che “sono abituati ad agire nel buio della notte”, insieme ad Enzo rispondiamo con “spirito sereno: non mi avete fatto niente”. Non ci avete fatto niente!