Quali rapporti commerciali con Cina e Russia e l’Europa di domani. Il ruolo tra Stato e Nazione. La Turchia e il ruolo nella NATO nella nuova era. Democrazia Reale e Potere dei popoli
La questione della “ricchezza” Europea e della sua ridistribuzione era già stata affrontata, nel 2004 dal giornalista economista Will Hutton nel suo libro “Europa vs. Usa. Perché la nostra economia è più efficiente e la nostra società più equa” (37).
Hutton identificava, ancor prima della crisi del 2008 causata dai “mutui subprime”, la strada politica da percorrere per contrapporre e rimanere vincenti sulla politica liberista proposta ed imposta dagli USA in tutto il mondo. Egli infatti sosteneva che:
“Il riformismo nostrano è spesso appiattito sull’esaltazione di un acritico e malinteso trapianto di istituti e ideologie proprie del nuovo capitalismo finanziario nordamericano, che nel “dio mercato”, nella deregolamentazione, nell’unica regola posta dall’economia privata, nella privatizzazione del diritto, in cui tutto si affida alla volontà delle parti, hanno prosperato prima e sono naufragati poi con il fallimento della dittatura dei mercati finanziari. Mercati senza regole, senza freni e che obbediscono solamente alla volontà e agli interessi di individui sempre più spregiudicati. E tutto avviene in un gioco capace solo di creare squilibri difficilmente correggibili e irrimediabili ingiustizie sia a livello di economia mondializzata, sia nelle vicende di politica internazionale. La presunta razionalità assoluta dei mercati, già storicamente contestata da Fernand Braudel (38), sta alla base di queste nuove tendenze e costituisce peraltro l’armamentario intellettuale delle tesi più conservatrici e retrive oggi in voga negli Stati Uniti”
La ricerca di Will Hutton aveva individuato in termini non solo numerici, come le nostre scelte di Welfare State attuate dal dopoguerra, rappresentassero il motore del nostro sviluppo basato proprio sulla ridistribuzione economica, che affondava i suoi artigli nella cultura europea. Proposte che soprattutto la sinistra riformista e l’opinione pubblica anche colta, ha volutamente ignorato e svenduto alle ragioni di mercato. Ragioni che affondano le sue radici, come ben espresso da Marco Bersani nel suo libro “CatasTroika – Le privatizzazioni che hanno ucciso la società” (39) nella saturazione dei mercati occidentali e nella necessità di trasformare in beni di consumo, beni necessari come acqua, luce etc. Una possibilità di via d’uscita che ci hanno condotto sino allo sfacelo economico attuale che vede aumentare la povertà e la concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di pochi.
Un abbandono del Welfare State che crea e creerà sempre più sfruttamento e conflitto sociale alimentato non più, come era avvenuto in passato, dalla volontà di rimettere in discussione il sistema capitalista esistente, con anche progetti di sovvertimento dello Stato, né dalla rivendicazione di un diritto sociale negato ma, come reazione all’espulsione da un sistema economico accettato e considerato immodificabile, di una fascia importante della popolazione da sempre omologata socialmente. Almeno nella sua forma di rappresentanza reale. Una condivisione popolare e politicamente non giustificabile solo con la mancanza reale di esempi concreti alternativi applicabili in occidente ma frutto anche e soprattutto, del fallimento delle proposte di mediazione sociale proposte su basi riformiste e dall’inconsistenza tecnica e storico-politica proposta dalle organizzazioni partitiche radicali di sinistra. Entrambe inconsistenti e irrealizzabili agli occhi dei più, almeno in questa fase storica, soprattutto per la strapotenza economica e politica dei suoi avversari.
Per il “popolo”, questo è il “miglior mondo possibile” e a parte alcune minoranze, le rivendicazioni “ribelliste” sviluppatisi nella maggior parte dei paesi, dal Magreb (40) ai “Gilets Jaunes” in Francia, pur se in alcun casi hanno avuto parole d’ordine alternativi al sistema dato, rappresentano la volontà individualista della massa di liberarsi del ruolo dello Stato come forma diffusa di governo democratico rappresentato dalla forma parlamentare.
Una guerra senza frontiere ai “politici che non sanno dare risposte, rubano e non servono”. Un atteggiamento reazionario ottenuto e causato dal reale e grave fallimento delle forma Partito e della sua rappresentanza politica democratica che è solo d’ostacolo al mercato, unico socialmente riconosciuto, che non ammette regole e ha trasformato i Governi in puri consigli d’amministrazione aziendali.
Non parlo, ovviamente di quelle prima citate minoranze, dei movimenti storicamente legati alla extra sinistra europea comunque presenti in queste mobilitazioni ma, della coscienza sociale di massa che di fatto allo Stato contrappone la Nazione come fortezza e nel suffragio, non lo strumento di rappresentanza delle minoranze ma il meccanismo per eleggere “democraticamente” l’uomo forte a cui affidarsi.
Il dominio di Putin in Russia, Erdogan in Turchia, Netanyahu in Israele, Abdel Fattah al-Sisi in Egitto, il Gruppo Visegrád , per non parlare delle nazioni Balcaniche, India, Cina, Filippine, Tailandia, etc. sono un esempio concreto. Tralasciando ovviamente Arabia Saudita o altri paesi dell’Africa, dell’Asia o Medio Oriente, dove le elezioni non si svolgono neppure o sono vere e proprie farse.
Del resto era dagli anni 90′ e dal crollo dell’Unione Sovietica, che questo progetto neoliberista è stato libero di muoversi e strutturarsi con un meccanismo che da subito Samir Amin aveva ben individuato e in parte il Movimento Neo Global (41) aveva fatto suo. Un’analisi elaborata sino a renderlo evidente e diffuso in buona parte della società come non si era vista dagli anni 70′. Non un progetto di società alternativa ma, una possibile diffusa consapevolezza del “reale” sviluppata al punto tale, dalle organizzazioni cattoliche come da quelle di estrema sinistra, da essere considerata pericolosa. Un chiaro esempio: la forte repressione a Genova a luglio 2001 (42) in spregio alle norme democratiche. Una violenza e tortura esercitata su quel “pezzo di popolo” tale da dover ricordare che a nessuno sarebbe stato permesso di interrompere quel progetto che ci avrebbe portato sino ad oggi. (scarica “L’eclisse della Democrazia – di Agnoletto e Guadagniucci).
Secondo Amin:
“Il capitalismo e la sua evoluzione possono essere intesi solo come un unico sistema globale integrato, composto da “paesi sviluppati”, che costituiscono il Centro, e da “paesi sottosviluppati”, che sono le Periferie del sistema. Di conseguenza, sviluppo e sottosviluppo costituiscono entrambi gli aspetti dell’espansione unica del capitalismo globale. I paesi sottosviluppati non dovrebbero essere considerati “in ritardo” a causa delle caratteristiche specifiche – sociali, culturali o anche geografiche – di questi cosiddetti paesi “poveri”. Il sottosviluppo è in realtà solo il risultato dell’adeguamento strutturale permanente forzato di questi paesi ai bisogni dell’accumulazione a vantaggio dei paesi del centro del sistema”.
Identifica poi “L’Eurocentrismo” più un ideale che una possibile realtà perché:
“Solo nel periodo capitalista – pre neoliberista globalizzato – l‘Europa è stata dominante” e “non è solo una visione del mondo ma un progetto globale, che omogeneizza il mondo su un modello europeo con il pretesto del “recupero”. In pratica – “Crea anche problemi nel rafforzare il razzismo e l’imperialismo”. Il fascismo infatti per Amin, rimane un rischio permanente, perché è “una versione estrema dell’eurocentrismo”.
Una scientifica premonizione dato che, non a caso, oggi siamo di fronte ad una società delusa e sfruttata che si sta ammutinando su base reazionaria nazionalista e fascista e che rischia di condurre ancora una volta l’Europa e non solo, verso nuovi pericolosi scenari e conflitti attuati da “dittature parlamentari” o “democrazie autoritarie”.
Per questo auspicava che fosse necessario costruire un mondo multipolare, perché questo avrebbe significato “la sconfitta del progetto egemonico di Washington per il controllo militare del pianeta” e contemporaneamente, aggiungo, l’impossibilità di trasformarsi in altri domini unilaterali. Un progetto che poteva quindi essere contrastato “solo attraverso un riavvicinamento tra le grandi porzioni dell’Eurasia (Europa, Russia, Cina e India)” (43)
Purtroppo, la crisi democratica che coinvolge da anni l’Europa, sino alla crisi del 2008 non ha mai rappresentato un problema reale per la sua popolazione, se non per i gruppi più radicali che guarda caso da tempo non sono più rappresentati nei parlamenti nazionali ed europei.
Il sistema capitalista “territoriale” vendendo “bellezza e ballerine” ammortizzava il tutto. Mostrava in Italia, la falsa faccia della Democrazia e dello “scampato pericolo Genova” con successive e numerose fiction televisive sulla bontà delle sue forze di sicurezza e d’ordine. Distribuendo il sogno di poter accedere a quella ostentata “rappresentazione virtuale della ricchezza” e ammortizzando, come antidolorifico, lo scompenso sociale che si stava andando a creare, sfruttando sino in fondo quello Stato Sociale efficiente che sino a quel momento aveva sterilizzato i contrasti e i disequilibri sociali generati dal sistema stesso.
A quel banchetto hanno partecipato tutti. Dai partiti socialisti e comunisti, alle grandi organizzazioni sindacali. La “concertazione unilaterale” garantiva stabilità, prosperità e durata e principale protezione degli investimenti o risparmi remunerativi per il privato, grazie all’aumento del debito degli Stati.
Oggi, non è più così. Non può essere più così. Soprattutto difronte alla globalizzazione dei mercati e alla delegittimazione della forma Stato da parte soprattutto delle multinazionali e del mercato finanziario che ritiene lo Stato Sociale in tutte le sue forme, “un costo da non sostenere”. Una ricchezza sociale che andava brutalmente interrotta. Ed è per questo motivo che riesplode il conflitto sociale, questa volta dettato principalmente dalla progressiva perdita di potere d’acquisto che mette in serio pericolo il futuro delle famiglie.
Una rivolta che non ha ancora raggiunto il suo limite perché, in particolare per il ceto medio, è sedato ancora dalla dilapidazione dei risparmi accantonati dalle generazioni precedenti, usati come ammortizzatore sociale. Un problema serio che non può essere superato con promesse politiche classiche o un nuovo Patto USA-Europa ma, solo attraverso una forte ridistribuzione della ricchezza e servizi.
Siamo di fronte ad una svolta importante. Le istituzioni europee se vogliono sopravvivere non possono solo aprire le braccia a Biden, sorvolare sulla questione del debito o passivamente accettare ad esempio che i paesi del Gruppo di Visegrad facente parte all’Unione Europea, si rifiutino di rispettare i diritti democratici riconosciuti dagli Stati dell’Unione Europea. Arrogandosi anche il diritto di minacciare il veto, impedendo così che i finanziamenti elargiti dall’Europa per un rilancio dell’occupazione e di uno sviluppo sostenibile, siano legati al rispetto proprio di questi principi. (44)
Noi rischiamo seriamente il mantenimento della pace sociale, la tenuta dell’Europa stessa e di tutte le sue istituzione nazionali, se non cominciamo seriamente a parlare di:
- Annullamento del debito degli Stati, non come ha fatto il presidente del parlamento Europeo David Sassoli (45) ma come ha ben enunciato Marco Bersani nel suo libro “L’alternativa all’Europa del debito” (46). “Il nostro debito pubblico ha raggiunto nel 2020 i 2.500 miliardi e su di esso ogni anno paghiamo una cifra variabile tra i 60 e i 70 miliardi di interessi (è la terza voce del bilancio nazionale, dopo la previdenza e la sanità, ed è superiore a quanto investiamo nell’istruzione). Di tutto il debito pubblico accumulato, la parte reale prodotta dai deficit di spesa non supera i 266 miliardi (pari all’11% del totale). Il resto è in gran parte dovuto al meccanismo infernale degli interessi”(47) Sul Recovery Fund “poiché Babbo Natale non esiste, il pasto non è gratis e senza cancellazione del debito e trasformazione della Bce in una banca centrale pubblica, ci stiamo preparando a spendere oggi per essere di nuovo chiusi in gabbia a doppio mandato domani, la predisposizione del piano per accedere alle risorse del Recovery Fund dovrebbe essere l’occasione per una riflessione collettiva che attraversi l’intero Paese e ne sciolga i nodi principali. Servono soldi per la sanità, ma quanti e per quale concetto di salute e di sistema sanitario? Servono risorse per la scuola, ma quanti e per quale idea di istruzione, formazione e ricerca? Servono soldi per le infrastrutture, ma per fare le grandi opere climalteranti e che devastano i territori o per il riassetto idrogeologico e la ristrutturazione delle reti idriche del Paese? Serve spesa pubblica, ma per le armi o per i diritti delle persone?” (48);
- Trasparenza fiscale e finanziaria. “Abbiamo un sistema fiscale che, dal 1974, ha perso la progressività stabilita dalla Costituzione, aumentando le tasse per le fasce deboli della popolazione e diminuendole drasticamente per i super ricchi: se avessimo mantenuto i criteri di allora, oggi le aliquote Irpef andrebbero dal 12% all’86%, invece che avere l’attuale vergognosa forbice che va dal 23% al 43%. Un sistema fiscale che, dal 1974 ad oggi, ha comportato 146 miliardi in meno di gettito, per ovviare al quale lo Stato è ricorso ai mercati finanziari (49), accollandosi, in virtù degli interessi composti, quasi 300 miliardi di debito, pari al 13% di tutto il debito accumulato” (50);
- Rilanciare uno Stato Sociale diffuso e redistributivo anche attraverso una patrimoniale seria che colpisca i guadagni dei gruppi finanziari e delle multinazionali (51);
- Varare leggi europee sul diritto sociale al lavoro e d’impresa che rispettino i valori democratici universali dei suoi addetti. In particolare rispetto dei contratti nazionali; reddito minimo garantito; definizione di un salario minimo e riduzione del lavoro a parità di salario e riforma delle pensioni per rilanciare l’occupazione. Non sgravi contributivi per l’assunzione dei giovani o esaltazione del “taglio del cuneo fiscale” venduto dai sindacati confederali come un aumento di salario ma che in verità, possono avere solo l’effetto di portare ulteriore instabilità al sistema stesso e “costringere” i Governi per “aumentato debito”, ad effettuare ulteriori tagli allo Stato Sociale e maggiori privatizzazioni sia in campo previdenziale che sanitario.(52)
Se questi principi non verranno affrontati a breve dalle classi politiche e dalle istituzioni Europee, otterranno e provocheranno a ragione, solo un ulteriore rafforzarsi della rivolta. Una reazione attiva dei ceti meno abbienti questa volta alleati con quelli rappresentati dal ceto medio sempre più impoverito e soprattutto disilluso. Questa pericolosa instabilità culturale e politica rischierà ancora una volta, dato le forze reazionarie schierate e maggioritarie nei paesi, di condurci verso una risposta di “piazza e di pancia” non certamente democratica. Per lo meno non senza prima il passaggio da un conflitto militare esteso tra gli stati economici europei e mondiali.
LINK:
37. https://fazieditore.it/catalogo-libri/europa-vs-usa/
38. https://www.treccani.it/enciclopedia/fernand-paul-braudel/
39. https://www.attac-italia.org/catastroika-le-privatizzazioni-che-hanno-ucciso-la-societa/
40. https://www.lindro.it/ue-preoccupata-per-gli-investimenti-del-golfo-nel-maghreb/
41. https://www.anarcopedia.org/index.php/Altermondialismo
42. https://www.radiopopolare.it/g8-genova-cosa-e-stato-quel-luglio-2001/
46. http://alkemianews.it/?s=marco+bersani
47. https://www.attac-italia.org/come-tassare-i-ricchi-in-quattro-mosse/
48. https://www.attac-italia.org/recovery-fund-e-il-momento-degli-avvoltoi/
50. http://italia.cadtm.org/wp-content/uploads/2018/10/Fisco-Debito1-1.pdf
51. https://www.attac-italia.org/e-ora-che-paghino-i-ricchi/
52. https://poterealpopolo.org/salario-minimo-pap/
Ulteriori approfondimenti:
ITALIA
http://cronacaedossier.it/italia-che-vende-armi-ecco-lista-dei-clienti/
http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=55
http://prestitiefinanziarie.it/prestiti-casa/mutui-subprime-cosa-funzionano/
https://sites.google.com/site/trolsincdislyamushe/l-eclisse-della-democrazia-pdf
CINA
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-sistema-bancario-nel-processo-di-privatizzazione-in-cina/
USA
https://www.open.online/2020/11/04/usa-2020-biden-tradito-dal-voto-latinx-ocasio-cortez/
https://www.open.online/2020/11/10/usa-2020-ocasio-cortez-biden-harris/
https://it.insideover.com/politica/obama-mercante-darmi.html
https://www.italiaoggi.it/news/debito-pubblico-usa-lezioni-di-economia-2373376