BASTA EMERGENZE: TUTELARE IL TERRITORIO E’ UN DOVERE

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Sono i cittadini del comitato “Basta Emergenze” di Nonantola che stamane si sono radunati per un presidio, davanti alla sede A.I.P.O. (Agenzia Interregionale per il fiume Po) per chiedere risposte su quanto è accaduto, di “tutelare il territorio” e per denunciare l’abbandono e la sottovalutazione del problema idraulico dei fiumi Secchia e Panaro che circondano la provincia modenese.

E’ un’apparente mobilitazione silenziosa che in realtà nasconde una rabbia accumulata per una difficoltà che le istituzioni “non hanno ancora risolto – come a denti stretti denuncia un cittadino – o peggio preso in considerazione”.

La vicenda dell’allagamento di Nonantola è iniziata due mesi fa quando, per colpa della mancata gestione e tutela del territorio, l’acqua del Panaro ha rotto gli argini in un punto non sollecitato e ancor prima che arrivasse l’onda di piena prevista.

Durante il susseguirsi degli interventi (vedi video) è stato comunicato che diversi cittadini, per procedere al lavoro di ripristino e manutenzione dei danni subiti, hanno dovuto attivare dei mutui con tassi del 6% perché non potevano più aspettare le meline della pubblica amministrazione. Quindi, nessun finanziamento a tasso agevolato o intermediazione con gli enti di finanziamento, come promesso il 19 Dicembre, con una certa sufficienza, dalla sindaca di Nonantola. Questo significa che quelli che non possono presentare garanzie o spostarsi momentaneamente in altre abitazioni, sono obbligati a restare a vivere in quei luoghi malsani in attesa di non si sa quale e quando risposta ufficiale. Per non parlare poi del raddoppio delle utenze di luce e gas.

Da qui l’annuncio dell’avvio della “class action” nei confronti di AIPO. Azione non premeditata ma consequenziale ad un atteggiamento superficiale dell’amministrazione pubblica di Nonantola e Regionale che si era permessa anche di accusare i cittadini organizzati di essere “vicini a partiti, di non essere un comitato cittadino e di fare propaganda sulla pelle dei cittadini”.

Siamo finiti nel dimenticatoio – scrive un alluvionato sulla sua pagina Facebook – abbandonati a noi stessi, con svariati problemi a cui dover fare fronte. Dopo sacrifici per metter su una casa, una famiglia, ci siamo visti portare via tutto, sempre per un errore umano, per scarsa manutenzione, che ancora una volta ha distrutto la vita di tante, troppe persone”.

A questi cittadini servono risposte concrete e il costo sociale dell’emergenza non può essere interamente scaricato su di loro. Non possono ulteriormente pagare loro la mancanza di tutela ambientale dei territori in cui vivono.

Sono anni che gli interventi di manutenzione hanno eluso azioni ed investimenti seri e sostanziosi. Si è sempre elogiato la velocità d’intervento a danno avvenuto ma nulla, nei loro seri programmi politici ha preso in considerazione un piano di manutenzione preventivo atto ad evitare tale disastro.

Basta guardare il docu-inchiesta “Gli Alluvionati” realizzato da Marco Amendola, per farsene un opinione.

I fiumi modenesi, privi naturalmente di un letto su cui scorrere, perché si disperdevano in pianura, sono stati imprigionati in argini sempre più stretti violandone la loro natura. Certo le piogge e le alluvioni sono aumentate in questi ultimi anni ma nulla di preventivo è stato attuato. Non si è vietato ad esempio, in quelle zone di costruire garage sotterranei, come sono la maggior parte delle case realizzate negli ultimi anni tra Bomporto e Nonantola, né vietato la costruzione in golena o abitazioni a piano terra. Comprendiamo che le imprese immobiliari, molto felici di sostenere l’attuale maggioranza politica, avrebbero avuto minori introiti causa questo impedimento, ma sarebbe quindi necessario che gli argini dei fiumi siano ben strutturati o differentemente che gli enti locali, si assumano le proprie responsabilità e procedano al pagamento dei danni provocati dalla loro incuria.

Ha perfettamente ragione il Comitato quando afferma che:
Occorre chiarire subito le responsabilità e fare in modo che in futuro non si ripetano gli stessi errori. La priorità nel nostro territorio deve essere data alla salute e alla sicurezza di tutti coloro che lo abitano. Chi non si muove in questa direzione deve essere fermato”.

A conclusione della manifestazione, i cittadini hanno portato, prelevandola dalle loro case, ottanta litri d’acqua e fango per poi rovesciarle davanti all’ingresso della sede AIPO affinché non dimentichino il danno che questa, a causa della loro superficialità e del mancato finanziamento delle classi politiche che governano questa regione, ha causato alla loro vita.