Marco Bersani, socio fondatore di Attac Italia, uno dei principali animatori del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, autore e saggista, affronta il tema del capitalismo in un evento organizzato il 30 agosto dal “Festival ad alta intensità antifascista” di Carpi.
Partendo dal suo ultimo libro “La rivoluzione della cura – Uscire dal capitalismo per avere un futuro”, ha cercato di approfondire il tema, non sottovalutando i legami storici che ci hanno condotto verso l’attuale situazione mondiale. Le radici economiche e politiche che ci hanno portato a credere che “E’ più facile pensare alla possibile fine del mondo che la fine del sistema capitalista”.
“Come in un tempo sospeso, in questi ultimi quindici anni siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi climatica, da una pandemia a una guerra, senza soluzione di continuità. Ciascuna di queste crisi viene raccontata come priva di contesto, come episodio a sé stante, senza antecedenti né causalità. […] È giunto il momento di ricostruire una chiave di lettura delle crisi multiple del capitalismo che insieme rivelano che la sua ferocia è dovuta alla propria intrinseca debolezza. […]
Ma allora, per chi sarà questa fine “non lieta”? Per noi, per il capitalismo o per entrambi?
Durante la sua esposizione, Marco Bersani in questa seconda parte prosegue nell’approfondimento e nello sviluppo di una riflessione riguardante l’attuale situazione mondiale. E soprattutto dei legami profondi che interagiscono tra Stato, capitale finanziario e produzione e ridistribuzione della ricchezza nel mondo e sul mondo.
Dopo decenni di indiscutibile ideologia del profitto, il paradigma della cura può diventare l’elemento di convergenza di tutte le culture ed esperienze altre: perché rappresenta ciò di cui c’è assoluto bisogno in un momento storico in cui è a rischio l’esistenza della vita umana sulla Terra e perché intorno a quel paradigma è possibile costruire una diversa società, che sia ecosocialista e femminista invece che capitalista e patriarcale; equa, inclusiva e solidale invece che predatoria, escludente e disuguale.”
Marco Bersani, sollecitato dalle domande, prova ad affrontare la questione della Democrazia in regime di libero mercato e quella del Debito Pubblico. Utilizzato, quest’ultimo, come “pericolo incombente e ricattatorio” nei confronti dei popoli, per costringerli ad accettare come ineluttabile, la necessità di attuare tutte le privatizzazioni possibili e la trasformazione dello Stato Sociale in bene di consumo e di impoverimento soprattutto delle classi meno agiate. Da qui la necessità non ti trovare nuovi leader su cui riporre la propria speranza ma la necessità di ricominciare dalla valorizzazione delle necessità dei territori e dalla costruzione di momenti aggregativi sociali.