E’ il “Corriere di Romagna” di mercoledì 26 marzo (1) ad informarci che armi destinati ad Israele erano in procinto di lasciare, senza autorizzazione, il nostro paese.
I componenti per armi militari, per un valore di circa 250 mila euro, sono state sequestrate nel porto di Ravenna. Destinazione: la IMI Systems Ltd., nota in precedenza come Israel Military Industries o IMI-TAAS(2), un’azienda israeliana attiva nel settore della difesa attraverso la produzione di armi da fuoco, munizioni, equipaggiamento e tecnologia militare riservato prevalentemente alle forze armate israeliane.
Il materiale sequestrato, che avrebbe dovuto essere venduto all’esercito Israeliano, sarebbe stato prodotto da ditte italiane di Varese con l’intermediazione di una azienda di Lecco. Una esportazione attuata senza alcuna relativa autorizzazione prevista, secondo le disposizioni vigenti. Per lo più resa pubblica, solo grazie alla richiesta di dissequestro avanzata dall’azienda lombarda.
Attualmente non siamo ancora a conoscenza del nome delle ditte implicate, né dello spedizioniere che sarebbe stato incaricato direttamente dalla ditta israeliana strettamente legata all’esercito sionista.
Quello che è avvenuto nel porto di Ravenna, evidenzia ancor più, quanto denunciato rispetto all’opacità che permane nel legame instaurato già da tempo, tra trasporto merci, la conversione industriale, l’apparato produttivo italiano in via di conversione bellica, ed il complesso militare-industriale israeliano.
E’ ormai evidente il rapporto commerciale italiano delle armi(3), anche al di fuori del rispetto delle regole e delle leggi. Un’evidente posizione, di parti importanti del settore imprenditoriale italiano, di complicità con il genocidio del popolo palestinese. Come dell’omertà di parti importanti del mondo della logistica nel traffico di armi.
“Da tempo – secondo un comunicato della Rete antisionista ed anticolonialista per la Palestina dell’Emilia Romagna – attivisti hanno denunciato che è grazie alla scarsissima trasparenza dei traffici, che si rende possibile utilizzare il Porto di Ravenna come Hub per il trasporto di armi. In particolare verso i teatri di guerra in Medio Oriente”. Uguale dicasi per altri scali portuali dell’Alto Adriatico.
“In questo momento – prosegue la Rete – con la violenta rottura della tregua a Gaza da parte di Israele ed il manifesto ruolo dello Stato sionista nell’alimentare la tendenza alla guerra in regione, viene denunciata con forza ogni complicità, a qualsiasi livello, del nostro Paese con Tel Aviv, e mettere in luce la pericolosa riconversione a fini bellici dell’apparato produttivo”.
Da qui l’appello, alla partecipazione al presidio indetto per sabato 29 marzo, ore 16:00, in piazza del popolo a Ravenna, convocato con le parole d’ordine:
Basta transito di armi nel porto di Ravenna
Basta traffici di morte nei nostri porti!
Rompere ogni complicità con l’Israele!
1 – https://www.ravennawebtv.it/potere-al-popolo-basta-transito-di-armi-nel-porto-di-ravenna/
2 – https://www.timesofisrael.com/elbit-buys-state-owned-arms-maker-imi-for-nis-1-8-billion/
3 – https://alkemianews.it/2025/02/02/la-catena-dell_impunita-di-israele/