FESTA DEL 2 GIUGNO: CELEBRARE A MODENA LA REPUBBLICA CON NO ALLA GUERRA E AL GENOCIDIO PALESTINESE

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IL 2 giugno a Roma, si è celebrata il 79° anniversario della fondazione della Repubblica italiana, con una grande parata delle Forze Armate, mentre a Modena, con un No alla guerra, No al riarmo europeo e alle politiche belliciste che il nostro governo porta avanti ogni giorno di più, ma soprattutto stop al genocidio in Palestina.

Numerose realtà del tessuto sociale modenese convocate da Modena per la Palestina e BDS Modena: associazioni, movimenti, sindacati, partiti e reti solidali con la causa palestinese, hanno manifestato per denunciare il genocidio in corso a Gaza, per opporsi alla corsa al riarmo in Europa e per rifiutare il coinvolgimento dell’Italia in conflitti internazionali.

Sono andati in piazza soprattutto per dire che il nostro paese, in questo giorno, festeggia le forze armate, nonostante il suo sostegno politico e militare a Israele mentre prosegue indisturbato il Genocidio del popolo palestinese. Ovvero dimenticandosi dell’Art. 11 della nostra Costituzione.

Genocidio è una parola che, ancora per alcuni, è difficile da pronunciare.
E’ la distruzione deliberata, totale o parziale di un gruppo. Uccidere, torturare, affamare, infliggere condizioni di vita intollerabili, spezzare le menti e il fisico.
Non contano i mezzi, ma l’intento.

LEGGI IL LORO COMUNICATO STAMPA

1° PARTE – ASCOLTA GLI INTERVENTI DI:

  • Giovanni Iozzoli – Modena per la Palestina
  • Stefano Rebecchi – BDS Modena
  • Mirca Garuti – Per non dimenticare OdV
  • Stefania Ascari – Resp. Comm. Parlam. Palestina
  • Lanfranco Turci – Modena Volta Pagina

2° PARTE – ASCOLTA GLI INTERVENTI DI:

  • Fausto Gianelli – Giuristi Democratici
  • Limaima Kamel – Comunità Islamiche Modena
  • Gerardo Bisaccia – ARCI Modena
  • Aurora Ferrari – CGIL Modena
  • Enrico Semprini – COBAS Modena
  • Samuele Calò – PRC Modena
  • Memi Campana – Casa per la Pace Modena
  • Elena Zafferri – ass. Blu Bramante
  • Yelenia Ignatti – AVS

A Gaza, sono state rase al suolo case, chiese, ospedali, scuole, reti idriche, campi agricoli, cimiteri. Sono stati uccisi quasi 60.000 persone, tra cui oltre 17.000 bambini. E troppi, sono i morti nelle prigioni israeliane.

Dal 7 ottobre, sono stati uccisi almeno 1.400 operatori sanitari e 237 tra giornalisti e fotografi. Più di quanti uccisi in entrambe le guerre mondiali e nei più recenti conflitti messi insieme.

Purtroppo, si è saputo che, il il Dott. Hamady Najjar, padre dei 9 bambini, Yahya, Rakan, Ruslan, Jubran, Eve, Revan, Sayden, Luqman e Sidra, assassinati dall’esercito israeliano (1) nella loro casa a Khan Younis, è morto, dopo 10gg di sofferenze.
Della famiglia Najjar rimangono così in vita solo la moglie, la Dott.ssa Alaa e uno dei suoi figli, il maggiore, Adam che dovrebbe arrivare in Italia per essere sottoposto a cure adeguate.

Decisione del governo italiano che accoglie i superstiti dei bombardamenti israeliani con armi italiane. E’ una vergognosa ipocrisia. L’Italia avrebbe dovuto fermare immediatamente tutti i trasferimenti di armi, diretti e indiretti, ad Israele. E non preoccuparsi di curare i suoi feriti.

Nella Striscia e in Cisgiordania non c’è nessuna guerra, ma solo una pulizia etnica programmata da lungo tempo. Non c’è un conflitto ma un’occupazione militare Illegittima e criminale di uno Stato fascista e i partiti palestinesi che lottano per la loro liberazione, anche con l’utilizzo delle armi, come hanno fatto i nostri partigiani contro il nazifascismo.

Tutto ciò non è comprensibile se non si studia la storia centenaria dalla Nakba del ‘48 ad oggi, per poter capire quello che sta succedendo. La Nakba ha gettato le basi per la continua colonizzazione ed occupazione della terra palestinese da parte di Israele. Rappresenta il tentativo continuo del sionismo e dello stato israeliano di cancellare i palestinesi come popolo, come paese, come cultura e come idea.

Il 7 ottobre, infatti, ha reso evidente che il sionismo è incompatibile con la democrazia. Non condannarlo, non produce nessun cambiamento. Porta solo a vedere i palestinesi non come soggetti politici che aspirano ad una loro libertà, ma solo in modo umanitario.

Attraverso la continua negazione del Diritto al Ritorno, la creazione di insediamenti israeliani illegali, la costruzione del Muro di separazione, l’imposizione delle politiche d’apartheid, Israele ha cercato di separare sempre più il popolo palestinese.
Commemorare la Nakba è un atto di Resistenza contro le leggi e le politiche israeliane.

L’operazione in corso non si ferma a Gaza e Cisgiordania, ma prosegue contro tutte le forze schierate a fianco del popolo palestinese.

Lo vediamo in Libano, nei campi profughi palestinesi, dove, ci rechiamo da più di 20 anni. L’esercito israeliano è tornato in Libano, come nel 2006, portando la medesima se non peggiore distruzione. Infatti, a settembre scorso, nel nostro ultimo viaggio (2), sono stati fatti detonare i cercapersone e le ricetrasmittenti contro le milizie di Hezbollah. Un’azione militare, attuata con atti terroristici, preparata da oltre 4 anni. Un’azione per mettere in atto nuove e vaste occupazioni, ridefinire gli assetti ed allargare i confini che Israele non ha mai voluto dichiarare e che nessuna autorità internazionale è stata in grado di imporgli.

Malgrado l’accordo di tregua del novembre 2024, Israele non ha cessato un giorno di bombardare il Libano e compiere raids aerei anche sulla capitale Beirut, oltre a mantenere l’occupazione di una fascia di confine, con la presenza di 5 basi militari.

Secondo i dati ufficiali di Beirut, Israele ha compiuto dal 27 novembre, data del cessate-il-fuoco, 22.765 violazioni della tregua, provocando 194 uccisi e 486 feriti. Il tutto nel più totale silenzio! Come succede per i campi profughi.
Qui sono collocati 450mila palestinesi, senza cittadinanza, che vivono ammassati in 12 campi sostenuti dall’Unrwa, dal ‘48, quindi da 77 anni, senza nessun diritto. Un esempio, di cosa significa essere profugo, una volta che lasci la tua terra spinto dalla violenza israeliana, non potrai più ritornare.
L’unica soluzione è una terra libera per tutti, dove ai rifugiati palestinesi potrà venire data la possibilità di ritornare. Una terra senza occupanti e occupati.
Fermare il genocidio, ora e subito, è l’unico modo per restare umani.

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LINK

1 – https://www.avvenire.it/mondo/pagine/gaza-raid-uccisi-9-dei-10-figli-di-una-dottoressa-khan-yunis

2 – https://alkemianews.it/2024/10/18/il-dovere-di-parlare-di-gaza-e-libano-a-modena/