ALKEMIA NEWS: BASTA SANGUE SUI NOSTRI GIUBBOTTI

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Il testo “Press: basta sangue sui nostri giubbotti. Alziamo la voce per Gaza nasce dall’elaborazione collettiva di 250 giornalisti e giornaliste, videomaker, operatori e operatrici dell’informazione e media-attivist3 strutturati in testate locali e nazionali e freelance, che hanno sentito la necessità di prendere posizione sull’inaccettabile offensiva in corso a Gaza e sul silenzio informativo imposto anche vietando l’ingresso nella Striscia e in Cisgiordania.

Come redazione di Alkemia News abbiamo deciso di aderire ed unirci al collettivo “Operatori e operatrici dell’informazione per Gaza” e approvare e adottare il documento redatto, affinché diventi base e tessuto connettivo di una mobilitazione del settore che sentiamo come necessaria e urgente.

Da anni rivendichiamo come Alkemia i diritti dei palestinesi, anche recandoci sul posto e realizzando servizi fotografici e documentari pubblicati su Alkemia Word e usufruibili gratuitamente da tutti. Materiale informativo a disposizione di Associazioni, giornalisti e singoli militanti pro-Palestina che hanno a cuore il diritto del popolo palestinese alla vita, liberi dal dominio coloniale e dal regime di apartheid a cui è sottoposto da 78 anni dallo Stato d’Israele.

PRESS: BASTA SANGUE SUI NOSTRI GIUBBOTTI – ALZIAMO LA VOCE PER GAZA
Noi giornalisti e giornaliste di ALKEMIA NEWS in linea con le iniziative del sindacato unitario FNSI e dell’Ordine dei giornalisti, chiediamo il cessate il fuoco permanente a Gaza, l’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari e la fine delle violenze e degli sfollamenti in Cisgiordania. Chiediamo inoltre:

  • Il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei civili, vittime di oltre un anno e mezzo di bombardamenti.
  • Il blocco degli accordi di cooperazione militare con il governo di Israele.
  • Denunciamo l’uccisione di oltre 200 colleghi e colleghe palestinesi, non possiamo lasciarli soli. Per questo avviamo una raccolta fondi e devolviamo volontariamente un offerta ai colleghi e alle colleghe di Gaza.
  • Che venga garantito l’accesso ai media internazionali nella Striscia.
  • Respingiamo le accuse di antisemitismo mosse a tutti coloro che cercano di raccontare l’emergenza umanitaria di Gaza.

Come giornalisti e giornaliste abbiamo il dovere di stare dalla parte delle vittime, di tutte le vittime del 7 ottobre in poi. Dobbiamo essere la voce delle vittime di tutte le guerre e non rinunciare mai a documentarne l’orrore e i crimini.

Qui l’intervento a Modena il 9 giugno 2025, di Giulia Bondi del TG3 Rai Emilia Romagna, durante il presidio indetto contro l’attacco portato dall’esercito israeliano alla Freedom Flotilla.

COSA CHIEDIAMO E PROPONIAMO DI FARE INSIEME
Che ogni redazione, realtà editoriale, collettivo di giornalisti e gruppo di operatori e operatrici dell’informazione e mediattivisti condivida e alabori come meglio ritiene il testo che leggete sopra per poi pubblicarlo o sulle varie piattaforme

  • Che ogni realtà aderisca e rilanci la mobilitazione
  • Che ogni giornalista o operatore/operatrice dell’informazione produca un breve video dove legge lo stesso slogan iniziale “BASTA SANGUE SUI NOSTRI GIUBBOTTI ALZIAMO LA VOCE PER GAZA” tenendo un cartello in mano con scritto PRESS. Ognuno è libero di realizzare il video come ritiene opportuno e se leggere il proprio comunicato o una parte dello stesso

Promosso da: “Operatori e operatrici dell’informazione per Gaza”

HANNO GIÀ PRESO POSIZIONE CON PROPRI COMUNICATI:

I giornalisti di RAI Tg3
Di fronte alla drammatica situazione nella Striscia, l’opinione pubblica mondiale continua a non poter avere notizie raccolte in modo autonomo e indipendente. Oltre 200 colleghi sono stati uccisi in Palestina dall’inizio del conflitto, molti di più che in ogni altra guerra dell’ultimo secolo. Agli inviati internazionali viene impedito di accedere per fare il loro lavoro in modo autonomo e sicuro». Così l’assemblea dei giornalisti del Tg3 in un comunicato stampa diffuso domenica 18 maggio 2025, con cui viene lanciato all’unanimità «un appello alle autorità israeliane affinché torni possibile adempiere al diritto dovere di raccontare con obiettività quanto accade, in particolare alla popolazione civile. L’opinione pubblica deve poter vigilare sul rispetto del diritto internazionale e dei principi di umanità.
Vogliamo proseguire nel racconto delle sofferenze di chi è innocente, a partire dai bambini, come abbiamo sempre fatto con il massimo dell’impegno e della professionalità fin dal terribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
La difficoltà crescente di testimonianza un po’ ovunque nel mondo, con i giornalisti divenuti target anche in Ucraina e altri contesti e con il rilascio dei visti giornalistici sempre più complicato in molti Paesi, ostacolo spesso insormontabile e che limita il nostro lavoro».
Assemblea dei giornalisti del Tg3 18 maggio 2025

Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti
In un anno e mezzo di guerra le operazioni israeliane a Gaza hanno causato la morte di oltre 200 giornalisti palestinesi. Si tratta di un massacro senza precedenti nella storia della nostra professione, come dimostrato da un recente studio dell’americana Brown University.
Almeno 40 di questi colleghi sono stati uccisi con in mano una penna, un microfono, una fotocamera e indossando il giubbotto con la scritta “press“.
L’esercito israeliano sta cercando di imporre un blackout mediatico a Gaza, mettendo a tacere i testimoni dei crimini di guerra commessi dalle sue truppe, atti denunciati anche da ong internazionali e da organismi delle Nazioni Unite. Il tentativo di ostacolare la libera informazione è evidente anche dal rifiuto del governo israeliano di consentire alla stampa straniera di entrare nella Striscia di Gaza.
Come organo di rappresentanza delle giornaliste e dei giornalisti è nostro dovere non restare indifferenti e denunciare tutto questo.
È nostro dovere testimoniare solidarietà alle colleghe e ai colleghi palestinesi, dando un sostegno anche pratico, nelle forme che saranno possibili, senza stancarci di rivendicare il diritto di entrare nella Striscia. Questo è necessario sia per poter vedere con i nostri occhi, sia per proteggere, attraverso la presenza di media stranieri, le giornaliste e i giornalisti palestinesi che stanno mostrando un grande coraggio inviandoci le immagini e le testimonianze della drammatica tragedia che si sta consumando a Gaza.
Chiediamo pertanto alle istituzioni italiane e alla politica tutta di farsi promotrici, negli organi preposti, di ogni tipo di pressione, condizionamento e sollecitazione, affinché vengano rispettatati il diritto internazionale e la libertà di stampa nei territori occupati da Israele.
Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti – 8 maggio 2025

Federazione Nazionale Stampa Italiana
La Federazione della Stampa Italiana è stata presente da subito per denunciare il blocco all’informazione – che ha impedito l’accesso della stampa a Gaza – imposto da Israele dall’inizio del conflitto. Lo ha fatto scrivendo all’ambasciatore israeliano (alla seconda nessuna risposta) ed è in campo per la pace e la protezione dei colleghi palestinesi. Con una lettera abbiamo protestato perché i giornalisti non possono essere bersagli di guerra, con la seconda abbiamo anche inviato al governo israeliano la petizione fatta dal sindacato dei giornalisti , e sottoscritta dai direttori delle maggiori testate italiane, per chiedere l’accesso dei giornalisti a Gaza e il ritorno al principio democratico della libertà di informazione”: lo ha detto stamane la Segretaria della FNSI, Alessandra Costante ricevendo la delegazione del ‘Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente’
C’è un’assoluta unità di intenti tra tutti gli organismi, sindacali e istituzionali, dei giornalisti italiani”, ha sottolineato la Segretaria Costante.
L’Appello – ha detto il presidente FNSI Vittorio di Trapani – è prezioso. Aiuta anche a sensibilizzare le redazioni e costruire una mobilitazione che coinvolga i Comitati di Redazione con l’uso di tutti gli strumenti che mette a disposizione il contratto: il ritiro della firma e la pubblicazione di comunicati – ha spiegato il presidente Fnsi – sono un’opportunità per affermare la qualità e la dignità della nostra idea di giornalismo. E dobbiamo pensare ad alleanze che elevano questa mobilitazione a livello europeo”.
Dalla Federazione, oltre all’apprezzamento dell’iniziativa, l’impegno convinto ad allargare la mobilitazione coinvolgendo i cdr e a portare queste istanze al Congresso della Federazione europea dei Giornalisti che si svolgerà a Budapest il 2 e 3 giugno.

Esecutivo Usigrai condivide il comunicato del Presidente FNSI Vittorio Di Trapani su appello per Gaza
L’Esecutivo Usigrai condivide e fa suo il comunicato del presidente della FNSI Vittorio di Trapani, diffuso alle agenzie dopo la pubblicazione su Repubblica di un avviso a pagamento, firmato anche da colleghe e colleghi della Rai, dal Titolo “Contro la congiura del silenzio”, su quanto sta accadendo a Gaza.
Riportiamo di seguito il comunicato del Presidente FNSI, mentre in allegato trovate l’appello firmato da colleghe e colleghi.
L’appello pubblicato oggi su Repubblica “contro la congiura del silenzio” su Gaza è un grido di umanità e dignità. Decine di firme che chiamano alla responsabilità tutte e tutti coloro che credono nei diritti e nella libertà.
Le giornaliste e i giornalisti hanno il dovere di rifiutare le trappole morali: o con il governo israeliano o antisemiti, o complici di un massacro o amici dei terroristi di Hamas. Noi abbiamo il dovere di vedere e raccontare, di inserire i fatti in un contesto.
Per questo bisogna dare gambe all’appello pubblicato oggi. Questo vuol dire portare in ogni redazione, in ogni riunione di sommario la richiesta di aumentare gli spazi di racconto su Gaza. Se necessario, anche usando gli strumenti sindacali della pubblicazione di comunicati o del ritiro della firma.
Ma questo vuol dire anche costruire una vasta alleanza sociale che si mobiliti davanti alle istituzioni italiane ed europee affinché impongano a Israele la fine del massacro a Gaza e della strage dei giornalisti, la fine del blocco agli aiuti umanitari e la fine della censura che impedisce ai reporter occidentali di entrare a Gaza. Ma non dovrà essere una mobilitazione episodica. Dovrà essere una mobilitazione perseverante. Contro l’indifferenza e contro la disumanità”.
Esecutivo Usigrai 25 maggio 2025
Comunicato della Fnsi del 28 maggio 2025

Direttivo di Stampa Romana
«Un dovere raccontare l’orrore di Gaza, tacere è una macchia» Il Direttivo del sindacato regionale in un documento approvato all’unanimità: «L’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi, il divieto di ingresso nella striscia per i cronisti indipendenti sono un crimine e un attacco intollerabile all’informazione, contro i quali continueremo a far sentire la nostra voce».
«Raccontare l’orrore di Gaza, lo sterminio palestinese, i crimini contro l’umanità di esercito e governo israeliano e quelli di Hamas, garantire un dibattito equilibrato sulla tragedia in atto è un dovere per chi fa informazione; tacere, minimizzare, giustificare quello che accade o sposare le ragioni delle propagande è una macchia per un giornalista. Tra le vittime collaterali del conflitto in atto c’è l’opinione pubblica, privata di un racconto dei fatti che parta dalla testimonianza diretta, dai luoghi: l’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi, il divieto di ingresso a Gaza per i cronisti indipendenti sono un crimine e un attacco intollerabile all’informazione, contro i quali Stampa Romana continuerà a far sentire la propria voce.
Il nostro sindacato ha incoraggiato il confronto nella categoria su questi temi e promuoverà altre iniziative per un’informazione corretta su quello che accade in Palestina, apprezza le posizioni espresse da alcuni Cdr e convocherà un incontro con tutti i Comitati di redazione per avviare, coinvolgendo anche la Fnsi, altre mobilitazioni».
Direttivo di Stampa Romana 27 maggio 2025

L’Ordine dei giornalisti del Lazio
alla luce dei circa 50mila morti di cui 15mila bambini, degli 1,9 milioni di sfollati (di cui 900mila bambini), e più di 100 mila feriti palestinesi, secondo i numeri accreditati dalle Nazioni unite, che vanno aggiunti alle quasi duemila vittime israeliane; visti i report internazionali sull’uccisione di quasi 200 cronisti nella Striscia di Gaza; letti gli appelli sulle condizioni di rischio altissimo per gli stessi operatori dell’informazione nella Striscia e considerata l’impossibilità di entrare nell’area per documentare l’intera operazione seguita all’attentato del 7 ottobre, inclusa la catastrofe umanitaria e i piani di invasione in violazione degli accordi internazionali,

  • Si unisce alle maggiori organizzazioni internazionali che, in più Paesi, hanno levato i loro appelli affinché per i civili e i giornalisti presenti a Gaza siano rispettati i diritti umani e condannate le misure che violano leggi e trattati internazionali.
  • Condivide le parole del presidente dell’Ordine nazionale, Carlo Bartoli che lo scorso 3 maggio 2025, in occasione della giornata mondiale dell’informazione, ha condannato l’inaccettabile blocco dell’accesso alla stampa internazionale su Gaza, che impedisce un racconto completo dei massacri e delle tragedie che si stanno consumando, soprattutto ai danni di donne e bambini.
  • Condanna l’accusa di antisemitismo rivolta alla trasmissione Presa diretta, la cui testata è attiva proprio nel Lazio.
  • Invita gli altri Ordini regionali dei giornalisti a mobilitarsi contro le morti assurde di civili e giornalisti uccisi nella Striscia.
  • Sollecita l’Ordine nazionale e gli altri ordini regionali ad intraprendere iniziative di sensibilizzazione e informazione, compresi corsi di formazione e aggiornamento professionale.

Odg del Lazio 9 maggio 2025

I giornalisti di Repubblica
Di fronte alla tragedia in corso a Gaza e alle violenze in Cisgiordania nei confronti della popolazione palestinese, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica, in linea con le iniziative del sindacato unitario Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti, e così anche di realtà giornalistiche europee, chiede con forza: che i media stranieri possano entrare liberamente nella Striscia, per poter documentare ciò che sta avvenendo e tutelare il lavoro delle colleghe e dei colleghi palestinesi, appello che rivolgiamo anche al presidente della Repubblica; che il sinora silente governo italiano agisca, senza titubanze, affinché il diritto internazionale venga rispettato, affinché si fermino i bombardamenti ed entrino gli aiuti senza ostacoli. E che utilizza, per fare questo, tutte le forme di pressione possibili sul governo di Israele, compreso il non rinnovo di accordi sulla cooperazione militare del nostro Paese con Tel Aviv e il riconoscimento dello Stato di Palestina, nell’ottica della soluzione dei due popoli e due Stati; che la politica, il mondo del lavoro, l’associazionismo, continuino e possano ampliare una mobilitazione unitaria per la pace e la giustizia in Medioriente.
Deploriamo non solo l’uccisione di migliaia di civili innocenti, donne e bambini, colpiti da bombe o da cecchini, non solo la crudele condanna ad una morte di stenti per un’intera popolazione privata di cibo e acqua, ma anche la deliberata targettizzazione dei cronisti palestinesi da parte dell’esercito israeliano: sono oltre 200 i professionisti dell’informazione che hanno perso la loro vita, un sacrificio che onora i più alti principi della libertà di stampa, fulcro delle democrazie. Così come, d’altra parte, deploriamo il crescente antisemitismo.
Le giornaliste e i giornalisti di Repubblica propongono uno sforzo ulteriore, alla direzione del quotidiano e alla categoria tutta, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui crimini che stiamo raccontando con sempre maggiore sgomento, attraverso nuove forme di protesta, partecipazione, inchiesta, sostegno economico ai cronisti palestinesi. Non è mai stato tempo di minimizzare, giustificare o sposare le ragioni delle propagande contrapposte. Repubblica è e resta dalla parte delle vittime dei conflitti, comprese e non ultime quelle del 7 ottobre e gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Questo è il momento di alzare la voce, collettivamente, utilizzando ogni strumento a nostra disposizione.
L’assemblea dei giornalisti di Repubblica 27 maggio 2025

I giornalisti, freelance, operatori informazione, mediattivisti, Rete #Nobavaglio
Noi giornalisti, freelance, operatori dell’informazione e mediattivisti della Rete #NOBAVAGLIO, in linea con le iniziative del sindacato unitario FNSI e dell’Ordine dei giornalisti, chiediamo:

  • Il cessate il fuoco permanente a Gaza
  • L’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari e la fine delle violenze e degli sfollamenti in Cisgiordania.
  • Invitiamo al rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni, sollecitando azioni concrete da parte della comunità internazionale per proteggere i civili e i più vulnerabili, vittime di oltre un anno e mezzo di bombardamenti.
  • Chiediamo al governo italiano il blocco degli accordi di cooperazione militare con Israele e di avviare ogni azione per condannare e contrastare l’operato del governo di Israele.
  • Denunciamo l’uccisione di oltre 200 colleghi palestinesi, non possiamo lasciarli soli. Per questo, avviamo una raccolta fondi e devolviamo volontariamente parte del nostro compenso ai colleghi di Gaza.
  • Chiediamo con forza che venga garantito l’accesso ai media internazionali nella Striscia. Respingiamo le accuse di antisemitismo mosse a tutti coloro che cercano di raccontare l’emergenza umanitaria di Gaza.

Come giornalisti e operatori dell’informazione e mediattivisti, abbiamo il dovere di stare dalla parte di tutte le vittime del 7 ottobre in poi e di tutte le guerre.

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Giornale Radio
La guerra non può essere raccontata con il binocolo: lasciateci entrare a Gaza.
Le giornaliste e i giornalisti del Giornale Radio Rai condannano con forza l’uccisione di oltre 60mila persone, per la gran parte civili, la distruzione totale e le violenze che da 20 mesi stanno piegando la popolazione che vive nella Striscia e si schierano al fianco dei colleghi in Italia e nel mondo (compresi i giornalisti israeliani le cui richieste sono arrivate sino alla Corte suprema di Gerusalemme) che chiedono che la stampa possa entrare in modo indipendente a Gaza. Questo da sempre è l’impegno del Giornale Radio: raccontare le cose che vediamo con i nostri occhi, dare voce agli innocenti che soffrono i conflitti.
Il Giornale Radio denuncia con forza l’uccisione di oltre 220 giornalisti e operatori dei media palestinesi, ai quali va la nostra riconoscenza per il lavoro svolto in condizioni impossibili: senza di loro non sapremo nulla di quello che accade a Gaza.
Chiede inoltre alle istituzioni italiane e europee di usare ogni mezzo a disposizione affinché si arrivi al più presto a un cessate il fuoco permanente, alla liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas dall’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, e al ripristino del diritto internazionale.
A dispetto di una crisi di portata storica, la redazione del Giornale radio Rai con preoccupazione assiste inoltre al continuo taglio delle trasferte, e quindi alla riduzione del lavoro sul campo degli inviati, in Israele così come in Cisgiordania, Libano e Siria. Una rinuncia grave che impoverisce il servizio pubblico.
La redazione chiede invece alla direzione di dedicare maggiori spazi ai conflitti in corso all’interno dei programmi di Radio1 e dei Giornali radio, di ascoltare fonti e punti di vista diversi e di inserire nel racconto della guerra voci pacifiste.
Le giornaliste e i giornalisti del Giornale Radio Rai invitano infine a fare una riflessione profonda sulle parole usate per raccontare le guerre in corso, a partire dallo stesso termine “guerra” che non trova tutti d’accordo. Bisogna fare il possibile per non disumanizzare il racconto, trattando le vittime come meri numeri. È necessario tener sempre presente che quando si parla di “morti” (sarebbe preferibile dire “uccisi”) ci si riferisce a persone, civili, spesso donne e bambini.
L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Giornale Radio

Cdr Approfondimento Rai, ‘su Gaza garantire l’informazione’
“Noi giornalisti e giornaliste della direzione Approfondimento Rai in linea con le iniziative del sindacato unitario Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti, chiediamo il cessate il fuoco permanente a Gaza, l’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari e la fine delle violenze e degli sfollamenti in Cisgiordania. Chiediamo il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei civili, vittime di oltre un anno e mezzo di bombardamenti”. Lo si legge in una nota, diffusa dal Cdr, in cui si chiede anche “il blocco degli accordi di cooperazione militare con il governo di Israele. Denunciamo l’uccisione di oltre 200 colleghi e colleghe palestinesi, non possiamo lasciarli soli. Per questo avviamo una raccolta fondi e devolviamo volontariamente parte del nostro compenso ai colleghi e alle colleghe di Gaza”. Inoltre, spiegano ancora i giornalisti della direzione Approfondimento, “chiediamo con forza che venga garantito l’accesso ai media internazionali nella Striscia. Respingiamo le accuse di antisemitismo mosse a tutti coloro che cercano di raccontare l’emergenza umanitaria di Gaza. Come giornalisti e giornaliste abbiamo il dovere di stare dalla parte delle vittime, di tutte le vittime dal 7 ottobre in poi. Dobbiamo essere la voce delle vittime di tutte le guerre e non rinunciare mai a documentarne l’orrore e i crimini”.
Assemblea Giornalisti Approfondimento Rai – 4 giugno 2025

In aggiornamento…