Sembra che a Modena l’aria stia cambiando e la violenza contro militanti e giornalisti Pro Palestina, anche di questa testata, stia diventando il nuovo sport dei sionisti. Non è da oggi che su questo periodico scriviamo di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in particolare verso la Palestina e Libano (1). Quanto però, questo nostro interesse in difesa del popolo palestinese e del suo genocidio in corso, comincia a concentrarsi sui legami locali, da tanto tempo nascosti e tollerati dalla classe politica dirigente provinciale e regionale, ecco che i sionisti riemergono dalla loro tranquillità economica e politica e attaccano senza rispetto e raziocinio.
Alcuni giorni fa, infatti sui canali sionisti social, Telegram e Facebook, “Free4Future” e “Israele Senza Filtri”, è apparsa una invettiva violenta, falsa e diffamatoria che mette nel bersaglio con nome e cognome e foto, 2 giornalisti, di cui uno di Alkemianews, 2 attivisti e addirittura il Presidente De Pascale, della Regione Emilia-Romagna.
Il post dal titolo “Intifada contro la tua sicurezza informatica” fa riferimento alla vicenda della Tekapp, azienda italo israeliana di Formigine (MO), che si occupa di cybersecurity, di cui abbiamo ampiamente scritto (2). Un’azienda che è bene ricordare, nel suo sito vanta legami con la divisione 8200 dell’esercito israeliano, sottolineando che la sua unità a Tel Aviv si avvale di hacker provenienti dall’esercito israeliano.
In questo primo post sionista, oggi sono già tre, vengono attaccati in modo diretto, la giornalista Linda Maggiori, che dalle colonne de Il Manifesto ha pubblicato proprio un inchiesta chiara su questa azienda modenese; il giornalista modenese Flavio Novara di questa testata, definito “noto estremista”; il presidente della Regione ER, De Pascale definito “utile idiota” e due attivisti, Giovanni Iozzoli e Manuela Ciambellini, rispettivamente definiti “personaggio oscuro” e “sostenitrice della battaglia di Hamas”.
Ad essere anche oggetto d’attacco sui social sionisti, sono soprattutto le associazioni “Modena per la Palestina” (3) e “BDS Modena”(4) , organizzazioni libere di cittadini modenesi che hanno a cuore la difesa dei diritti umani e civili.
Curioso, ma per nulla inutile, il testo edotto a sostegno della loro strampalata ma precisa idea. I siti sionisti, nella loro pubblicazione, hanno distorto completamente la realtà, insinuando con toni diffamatori che dietro ai militanti e ai giornalisti citati, si celerebbero interessi oscuri riconducibili a Cina, Russia, Qatar. Nazioni che avrebbero pagato la giornalista per l’inchiesta e gli attivisti per favorire gli attacchi hacker delle “potenze nemiche”. Addirittura nei confronti della giornalista Linda Maggiori, titolare dell’inchiesta, si scrive che sarebbe “autrice di aggressioni” e che avrebbe scritto “inviti al linciaggio”.
Ovviamente tutte frasi diffamatorie e false, tipiche di chi vuol giustificare o peggio nascondere, a difesa di una politica coloniale e razzista, il genocidio in corso in terra di Palestina.
Lo strumento è sempre il solito: identificare gli antisionisti come antisemiti e il gioco è fatto. Identificare e catalogare i movimenti civili, come fu per il Sud Africa schierati contro l’apartheid applicata ai palestinesi da oltre 78 anni, come portatori di una ideologia ed azione volta alla persecuzione religiosa attuata contro il popolo ebraico. Diretta conseguenza della tradizione che ha guidato l’olocausto nazista e fascista in Europa.
Cosa che mai nessuno di noi, ne tanto meno dei militanti di Modena per la Palestina ne del BDS, ha osato solo citare.
Anche nei confronti della ditta di Formigine, non è mai stata criticata in virtù dell’appartenenza religiosa del suo fondatore – affermazione sconclusionata riportata nel post diffamatorio – né mai si è scivolati in dichiarazioni antisemite, totalmente estranee alla matrice antifascista degli organismi pro Palestina modenesi.
L’azienda Tekapp è stata oggetto di critica esclusivamente per i suoi esibiti legami, esplicitati nel sito, con un esercito genocidario, dentro l’attuale contesto di guerra e pulizia etnica. L’antisemitismo non c’entra né con le critiche ad Israele né con i lauti profitti del settore militar-industriale di quel paese.(5)
È bene ricordare che la Tekapp non ha mai chiesto una rettifica al quotidiano de Il Manifesto per l’articolo firmato da Linda Maggiori, o che fosse pubblicata una sua risposta di smentita o di presa di distanza dall’operato del governo israeliano, né tanto meno ha diffidato la giornalista. Anche perché i legami con l’esercito israeliano sono stati a lungo pubblicizzati proprio dai vertici aziendali e utilizzati proficuamente per il proprio marketing.
Lo stesso presidente della regione ER, De Pascale, non ha mai citato direttamente la Tekapp ma ha chiesto pubblicamente la cessazione dei rapporti tra l’Ente che guida e lo Stato di Israele, sino a che perdurerà l’azione militare condotta contro il popolo palestinese.
Grave è anche la delirante conclusione del post:
“Chi c’è dietro? Chi li paga? Nel polverone razzista ed estremista, il vero obiettivo sono i tuoi dati e i brevetti”. Affermazione che lascia intendere che tutti noi elencati, compreso le sigle citate, siano sostenitori occulti di una vera associazione criminale.
A seguito di questo post, ben altri due sono stati pubblicati dallo stesso tono.
A dir vero assai più ridondanti e dal titolo: “Modena non torna indietro. Chi sono quelli che vogliono il 1938” in cui si viene accusati di razzismo, antisemitismo e nazifascismo e “ProPal, giù le mani dalla innovazione italiana” sempre però, per l’ennesima volta, riferito alla Tekapp.
Evidentemente mancando le motivazioni valide e concrete, è necessario o riutilizzare la Tekapp, forse per rassicurare qualcuno del loro intento “protettore”, o peggio trovare motivazioni dolorose e sacrificali, per lanciare odio e possibile aggressione nei nostri confronti. E questo può avvenire solo ricorrendo al loro peggiore momento storico oggi trasformato ed usato strumentalmente in difesa del progetto sionista, insultante soprattutto per gli esseri umani di religione ebraica, vilipesi, oltraggiati e poi sterminati.
I passaggio di questo post sono oltraggianti e meritevoli, a rigor delle altre affermazioni, di denuncia alla magistratura. Lo dimostra il testo pubblicato:
“A Modena è di nuovo tempo di difesa della razza. 87 anni dopo il tragico gesto di Angelo Fortunato Formiggini, il sangue torna a essere una colpa. Un’azienda italiana, Tekapp, guidata da un italiano Daniel Rozenek, è di nuovo sotto l’attacco di un’ideologia di odio e di esclusione, che lo colpisce perché in possesso di un doppio passaporto italiano e israeliano. E allora, come nel 1938, si affiggono cartelli all’ingresso.
La proprietà ebraica oggi si chiama “sionista”. L’aggressione è la stessa. I bersagli anche.
Chi sono i responsabili di questo 1938 modenese?
Una “giornalista”, Linda Maggiori e i suoi violenti articoli su Il Manifesto: aggressioni, inviti al linciaggio per colpa di sangue e di passaporto. Organizzazioni come “Modena per la Palestina” e “BDS Modena”, sono le organizzazioni di personaggi oscuri come Giovanni Iozzoli (condannato per diffamazione), Flavio Novara (noto estremista) e Manuela Ciambellini e che vogliono importare in una terra antifascista il grido di Hamas, un’organizzazione che per gli ebrei ha in mente lo sterminio, e lo dice chiaro. E purtroppo, un Presidente di Regione, Michele De Pascale, che lancia un’intera regione in una guerra ideologica oscena, che offende le vittime del terrorismo, gli ostaggi, e rischia di essere costosissima per tutti i cittadini Emiliano-Romagnoli (…) . È il ritorno dell’ideologia violenta, e della persecuzione”.
La conclusione, un messianico e delirante pensiero:
“Giù le mani dall’uguale dignità di tutti, dagli ebrei modenesi, dalla nostra libertà di scegliere e di innovare. Dal nostro diritto a non essere perseguitati per origine, passaporto, o idee. C’è un solo nome per questa violenza: nazifascismo. A Modena non è mai passato, e non passerà mai”.
Noi agiremo appena possibile per vie legali secondo legge, ma curioso è la convivenza tra l’istigazione all’odio e la censura applicata sui social. Utilizzata soprattutto nei confronti e nell’immediato, verso quei profili che difendono i diritti dei palestinesi e/o dei kurdi, mentre invece rimangono estremamente tolleranti, nei confronti di tutto ciò che propina quotidianamente, anche contro la tua stessa volontà, il governo israeliano e i suoi seguaci sionisti.
Grave è anche mettere, nel mirino giornalisti che esercitano la loro professione e attivisti per i diritti umani – nonché il Presidente De Pascale -, con insinuazioni così rozze e insultanti. Affermazioni che evidenziano e confermano il valore civile del nostro scrivere e delle mobilitazione che si sono susseguite e si susseguiranno nei prossimi mesi. Uguale per le nostre future inchieste.
Questi attacchi evocano un clima di intimidazione e di minaccia per le possibili ripercussioni che potrebbero ricadere su cittadini mobilitati in difesa del rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni che lo dovrebbero preservare, come la forsennata campagna internazionale condotta contro Francesca Albanese. Un clima politico che ricorda l’attacco a organizzazioni socialiste, cattoliche e comuniste che difendevano il diritto alla democrazia, prima dell’evento del regime fascista.
Questo sì che è un problema per la sicurezza nazionale.