Lo slogan “Saremo la loro scorta!”, è stato anche nella provincia di Modena, Reggio Emilia, Sassuolo e Carpi, la parola d’ordine della forte mobilitazione attuata in appoggio alla Global Somud Flotilla.
A Sassuolo i cittadini e militanti per i diritti del popolo palestinese, per la pace e in difesa del Diritto Internazionale si sono mobilitati in piazza Garibaldi difronte alle istituzioni della città.
Forte la presenza a Reggio Emilia dove i Pro Palestina, dopo essersi convocati sul ponte del Crostolo nel quartiere Gattaglio, hanno manifestato sino davanti al municipio.
Anche a Carpi la città ha reagito rivendicando la necessità di difendere il popolo palestinese dall’apartheid israeliana e dalla violenza ingiustificata attuata senza limiti nei confronti del popolo palestinese.
Modena invece, oltre 100 persone hanno partecipato, durante il consueto presidio che da oltre 20 mesi è presente nel suo centro storico, alla mobilitazione in appoggio della Global Somud Flotilla. Un momento non solo di sostegno alla mobilitazione non violenta che sta recandosi verso Gaza, ma anche di riflessione sul genocidio in atto e in memoria delle vittime innocenti palestinesi. Uno spazio è stato anche dedicato alla memoria dei 274 giornalisti uccisi a Gaza.(1)
Tutte azioni in cui il rumore di pentole e urla ha cercato di svegliare i cittadini passivi e le istituzioni su genocidio in atto a Gaza e sul progetto di espulsione del popolo palestinese dalla propria terra.
La Global Somud Flotilla è la più grande missione marittima civile mai organizzata a sostegno alla popolazione della Striscia di Gaza.
Un’iniziativa politica e simbolica mai fatta, dove centinaia di persone da tutto il mondo, con anche tante piccole barche, hanno deciso di rischiare la propria vita, facendo rotta verso Gaza. Un azione che Israele ha dichiarato, per voce del suo ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, di voler “punire severamente considerando i volontari come dei veri terroristi”(2)
I volontari, non si illudono di interrompere gli attacchi ma di denunciare al mondo il genocidio in atto e soprattutto dare linfa vitale ad un azione reale a costruzione dal basso. Un azione di popolo per il popolo, contro la passività complice dei nostri governi, difronte ad un evidente genocidio pianificato e definitivo.
Su quelle imbarcazioni è stato caricato solo cibo, no medicinali o altro. Non partono con tutto quello raccolto: solo, si fa per dire, 45 tonnellate su 300. Il resto andrà in Sudan o resterà stoccato pronto per il futuro.(3)
Sono state oltre 31.000 le persone che hanno chiesto di imbarcarsi.
Su quella flotta di decine di piccole imbarcazioni anche a vela, saliranno diverse delegazioni provenienti da 44 Paesi: Italia, Spagna, Francia, Regno Unito, Danimarca, ma anche Thailandia, Malesia, Bangladesh, Sri Lanka, Turchia, Australia, Nuova Zelanda e Kuwait, etc.
Tra i suoi equipaggi, parlamentari, medici, avvocati, sindacalisti, volontari e attivisti. Tra cui Mandela Mandela, nipote del defunto leader Nelson Mandela, che si unirà alla Flotilla a Tunisia; l’ecoattivista Greta Thunberg e volontari come Thiago Avila e Yasemin Acar; l’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi, il deputato Arturo Scotto del Pd, l’europarlamentare del Pd Annalisa Corrado e il senatore del M5s Marco Croatti.
A livello culturale e artistico, l’iniziativa ha raccolto ampio sostegno. In Italia hanno aderito Zerocalcare, Subsonica, Fiorella Mannoia, Alessandro Gassmann, Giovanni Storti, Alessandro Barbero e molti altri. Anche alla Mostra del Cinema di Venezia, decine di attori e registi – da Toni Servillo a Marco Bellocchio, da Carolina Crescentini ad Alba Rohrwacher – hanno sottoscritto una lettera aperta in solidarietà.
A livello internazionale si sono espressi a favore anche attrici come Susan Sarandon e attori come Liam Cunningham.
Dal Sud Est Asiatico è nato il Sumud Nusantara, patrocinato dal primo ministro malese Anwar Ibrahim, con attivisti e imbarcazioni provenienti da Indonesia, Pakistan, Maldive, Sri Lanka, Bangladesh, Thailandia e Filippine.
L’azione della Freedom Flotilla ha radici nel tempo.
Sono passati, infatti, oltre 18 anni dalla prima Freedom Flotilla che tentò di interrompere il blocco navale imposto a Gaza. Un tragico ricordo risalente al 2010, quando la nave turca Mavi Marmara fu abbordata dai corpi d’assalto della marina israeliana in acque internazionali, provocando l’uccisione di dieci attivisti e il ferimento di decine di decine di altri.
Per approfondire è possibile vedere il nostro reportage (al min. 50) realizzato al Cairo, in occasione della Global Freedom March, seconda azione di popolo organizzata nel 2010 per rompere l’assedio umanitario via terra, a cui era sottoposta Gaza da diversi anni.
Anche in altri due recenti casi è stato violato il Diritto Internazionale: si tratta delle imbarcazioni Madleen e Handala anch’esse abbordate in acque internazionali, dopo aver subito intimidazioni ed intercettazioni, senza che nessuno Stato abbia obiettato minimamente dell’azione.
Gli organizzatori sulla Global Sumud Flotilla sono stati chiari:
“Ogni barca rappresenta una comunità e il rifiuto di rimanere in silenzio di fronte a una tragedia umanitaria”. Una dichiarazione politica e civile di popolo, che chiede di garantire accesso umanitario alla popolazione di Gaza e di non lasciare solo chi soffre.
LINK:
1 – https://alkemianews.it/2025/09/02/protesta-giornalisti-uccisi-a-gaza/
2 – https://ilmanifesto.it/tratteremo-gli-attivisti-della-flotilla-come-terroristi