IL PERICOLOSO ATTACCO A FRANCESCA ALBANESE

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Solidarietà a Francesca Albanese per l’ennesimo e pericoloso attacco subito, perché difendere il diritto internazionale non è un reato ma un dovere, non solo da chi svolge il suo ruolo, ma di tutti i cittadini che credono innanzitutto che il diritto umano venga prima di qualsiasi altra cosa. E in Israele questo diritto è stato ampiamente vilipeso e superato.

Non è la prima volta che la Dott.ssa Albanese viene attaccata (1) soprattutto per la qualità del proprio lavoro. Un azione di denuncia, basata sull’analisi dei fatti compiuti e non su congetture pre-costituite, che gli ha permesso di dichiarare con coraggio, quanto stava avvenendo in terra di Palestina.

Una terra dove nei confronti del popolo palestinese si applica da anni, nascosta dietro il diritto di Israele alla difesa, un regime di apartheid di stampo coloniale ben evidenziato con l’arroganza, per diritto divino, con cui Israele procede alla rivendicazione armata della proprietà della terra.

L’azione di Francesca Albanese è stata fondamentale per riuscire a sfondare la copertura mondiale ed ipocrita che da anni ha permesso ad Israele di agire indisturbato, con la complicità dei paesi occidentali, in totale spregio al diritto internazionale.

Per questo è estremamente pericoloso l’attacco portato, perché vanifica non solo la validità delle istituzioni a cui sono state delegate il controllo del rispetto delle regole istituite alla fine della seconda guerra mondiale, ma sdoganano l’azione di guerra come metodo riparatore dei contenziosi e il superamento di tutte le convenzioni militari atte a proteggere i civili in caso di conflitto. Oltre a permettere una differente valutazione del reato a seconda di chi lo commette e che una nazione, in nome di un mandato divino, religioso o di appartenenza sociale, possa decidere di sottomettere a regime di apartheid o sopprimere un altro popolo.

Valori questi che la dott.ssa Albanese racchiude nel suo operato e che le abbiamo anche riconosciuto con l’assegnazione del Premio Internazionale Stefano Chiarini del 2023 (2) consegnato a chi si è prodigato al riconoscimento e rivendicazione dei diritti del popolo palestinese.

Per questo, definire, dalla truppa trampiana che abita il Campidoglio, Francesca Albanese una che opera “per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani”, è uno sfregio che ha come obiettivo solo impedire che la verità venga diffusa. Soprattutto screditare la sua ultima relazione, perché ha smascherato chi mantiene e aumenta i suoi profitti, grazie all’azione militare e di repressione attuata da Israele contro i palestinesi.

Infatti se Francesca Albanese, nel suo precedente rapporto (3) evidenziava la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale con il regime di apartheid, nei territori occupati, in quest’ultimo rapporto (4) evidenzia proprio, con precisione, i nomi delle aziende e delle banche coinvolte o che traggono vantaggi dal genocidio in corso in terra di Palestina.

Per questo e non è un caso, se il governo degli Stati Uniti ha deciso che imporrà sanzioni alla Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi a Ginevra. Ad annunciarlo è proprio il segretario di stato Marco Rubio, criticando come “illegittimi e vergognose le dichiarazioni della Albanese.

Dichiarazioni che a stento è riuscita a far trasparire nella loro complessità, soprattutto sui media italiani. Anche in quest’ultimo rapporto, vige più sui nostri media, la polemica ma non il suo contenuto. Soprattutto ora è difficile trovare spazio per le sue dichiarazioni in risposta e difesa agli attacchi subiti.

Emblematica ed esaustiva l’unica ad oggi uscita su Rainews24, il 12 luglio 2025, che qui potete ascoltare e divulgare (3.1)

Un attacco contro la libertà di indagine e di denuncia di un genocidio
Purtroppo appare ormai normale sanzionare un esponente dell’Onu e denigrarne il suo lavoro svolto sulla difesa dei diritti umani, quando, in questo mondo dell’impossibile e del contrario, inaugurato già dalla prima presidenza Trump e oggi anche in continuità con le politiche europee, il profitto e il mercantilismo hanno precedenza su tutti i diritti umani.

Un attacco alla Albanese, sostenuta da Israele in modo aggressivo, anche difronte a complicità ed azioni evidenti, dove l’orrore e la distruzione dei nemici ha valenze sanguinarie da medioevo. Un conflitto, come lo chiamano loro, dove si usa lo strumento della fame come arma di guerra. Una campagna denigratoria orchestrata, che non risparmia insulti soprattutto orchestrata online.

Non è ormai certo un segreto che, grazie anche all’inchiesta di Fanpage (5), ingenti investimenti sono stati utilizzati per l’acquisto di spazi su Google per pubblicizzare o reindirizzare le ricerche verso siti denigranti e falsi nel contenuto e nel merito. Spazi acquistati, non da siti sionisti che agiscono anche in Italia sotto copertura e mandato del governo israeliano, ma direttamente finanziato e firmato dal governo di Tel Aviv.

Informazioni spacciate sui motori di ricerca che mirano a classificare Francesca Albanese, un funzionario ONU che ha “ripetutamente violato i principi di imparzialità, universalità e integrità professionale, fondamentali per il suo mandato alle Nazioni Unite”. Se non l’avere incontrato e ricevuto fondi da Hamas. Senza per lo più mai presentato una prova reale dell’accaduto.

Sto davvero mettendo in gioco tutto quello che ho – ha dichiarato la Albanese durante una conferenza stampa a Lubiana – Se ci riesco io, allora tutti possiamo resistere a questa pressione. E insieme possiamo davvero uscire da questo genocidio con la speranza di un mondo migliore. È un record: sono la prima persona dell’Onu a cui è successo. Per cosa? Per aver denunciato un genocidio? Per aver documentato un sistema? Mi sanzionano, ma non mi hanno mai contestato i fatti”(6)

Ma cosa significano le sanzioni imposte dagli Stati Uniti?
Quali le conseguenze reali, forse anche per la prima volta dirette ad una persona e per lo più funzionario di un organo internazionale come l’ONU?

Le sanzioni di fatto possono avere ripercussioni legali, finanziarie e personali.
Ovvero prevedono la possibilità del blocco dei beni che si trovano negli Stati Uniti e l’impossibilità per ciascuno cittadino USA di fornire fondi beni o servizi in aiuto o sostegno economico.
In questo campo l’
azione può avere ripercussioni anche fuori dagli Stati Uniti perché le principali banche internazionali, anche europee, collaborano con l’OFAC (Office of Foreign Assets Control) e potrebbero bloccare i conti per evitare sanzioni secondarie. Stesso dicasi per banche, piattaforme di pagamento, compagnie aeree, fornitori di servizi anche non USA. Tra cui l’uso di PayPal, Visa, Mastercard, Apple Pay, Google Pay.

Ovviamente possibile divieto di ingresso negli Stati Uniti, compreso possibili divieti di transiti aeroportuali.
Soprattutto, il pericolo maggiore potrebbe essere rappresentato dall’applicazione di tali restrizioni da altri paesi alleati come Canada, Inghilterra, Australia, e Unione Europea.

Il che significa anche l’inserimento su liste pubbliche consultate da aziende, banche, media che potrebbero impedire o creare difficoltà a stipulare contratti, aprire società, partecipare a gare pubbliche.

Estremizzando: paradossalmente gli USA potrebbero emettere un mandato d’arresto internazionale con rischio di estradizione da paesi terzi se vi sono accuse penali.

L’attacco è, non c’è che dire, forte e mira proprio a ridurre la capacità della Dr.ssa Albanese, giurista, docente italiana e ripetiamo, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sul Territorio Palestinese, di poter proseguire nel suo lavoro iniziato nel 2022.

Un’attività che sta svolgendo “in modo inappuntabile come funzionario delle Nazioni Unite,– come ben definito da Modena per la Palestina e BDS Modena – nate per difendere la pace e i diritti umani, esercitando il suo delicato ed importante mandato a difesa della verità e del diritto internazionale, con coraggio, lucidità e forza”.

FIRMA LA PETIZIONE PER LA RICHIESTA DI NOBEL PER LA PACE A FRANCESCA ALBANESE

Intanto, per fortuna, al parlamento viene presentata una interrogazione del Pd su caso Albanese, in cui alla fine si chiede al governo “Quali iniziative intenda intraprendere per garantire l’indipendenza delle Nazioni Unite e l’autonomia della Corte Penale internazionale da eventuali pressioni politiche o interferenze esterne che possano comprometterne l’azione e il funzionamento delle istituzioni multilaterali e anche i diritti di una cittadina italiana nell’esercizio del suo mandato per conto delle Nazioni Unite”.

Un’azione istituzionale del Partito Democratico unito alla condanna dell’azione USA contro l’Albanese, che ha lasciato l’amaro in bocca anche alle organizzazioni sioniste con sede in Israele, e che in Sinistra per Israele ponevano la loro fiducia.

Per via web ed in italiano, questi siti, attaccano chiunque prenda parola contro le politiche genocide d’Israele, con esemplari dichiarazioni scritti in calce sui post:
Così facendo il PD si allontana dal campo occidentale ed euroatlantico. Con oggi, il PD è ufficialmente un partito nemico degli Stati Uniti.

(…) “Questo gesto, tuttavia, non è privo di conseguenze. Sostenere apertamente un soggetto formalmente sanzionato dagli Stati Uniti significa, per un partito politico, allinearsi a una posizione contraria a quella della principale potenza dell’Alleanza Atlantica. Non si tratta di semplice divergenza di opinione, ma di una frattura strategica e diplomatica”.

(…) La cosa più giusta da fare? Scrivere alla Casa Bianca, chiedergli di sanzionare il PD e i suoi organi dirigenti.” e lanciano un sondaggio su questo.

(…) A fronte di questa sanzione, alcuni esponenti del PD, a partire dal suo segretario, del M5s e della sinistra radicale italiana hanno espresso pubblicamente solidarietà a Francesca Albanese, trasformandola di fatto in un simbolo di “resistenza morale” all’imperialismo occidentale”.

Ma proseguono ancora:
“La diplomazia, la cooperazione internazionale, la pace, tutto ciò a cui il PD sostiene di tenere, sono stati indeboliti e distrutti da una figura come quella di Francesca Albanese, propagandista di oddio accusata di antisemitismo, non grata in grandi democrazie europee. Francesca Albanese ha rispolverato i grandi miti della cospirazione giudaica, ha praticato e diffuso l’odio antiebraico in innumerevoli occasioni, in cui il suo pubblico e i suoi organizzatori erano l’organizzazione terrorista che vuole cancellare la presenza ebraica dal medio oriente, e la attacca anche fisicamente in tutto il mondo”.

Oltre ad esprimere solidarietà a Francesca Albanese, è importante anche agire affinché sia sospeso l’accordo commerciale UE-Israele
Mentre le bombe cadono e le sofferenze si aggravano, il 28,8% delle esportazioni israeliane, per un valore di 15,9 miliardi di euro all’anno, è destinato all’UE, il partner commerciale più importante di Israele. Ma questo accordo prevede una condizione: una clausola sui diritti umani che obbliga entrambe le parti a rispettare i diritti umani fondamentali affinché il trattato rimanga in vigore. Al momento, è innegabile che il governo israeliano stia violando sistematicamente e persistentemente i diritti umani.

L’UE però, continua a premiare Israele con un accesso commerciale preferenziale attraverso l’accordo di associazione UE-Israele.
Per questo è partita una raccolta di adesioni online con l’intento di chiedere a Kaja Kallas, Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri, di proporre la sospensione dato che la revisione è prevista per il 15 luglio.

Per sospendere i privilegi commerciali di Israele, sospendendo la componente commerciale preferenziale dell’accordo, è necessario il voto favorevole di una maggioranza qualificata di 15 Stati membri, che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’UE.

L’UE ha già sospeso accordi commerciali a causa di violazioni dei diritti umani in passato, per un importo ben inferiore a quello a cui stiamo assistendo a Gaza. Ora è il momento di fare ciò che si sarebbe dovuto fare molto tempo fa: sospendere l’accordo commerciale UE-Israele. Con la petizione si cerca di ottenere questo anche se credo che il governo Meloni resterà, da suddito, fedele agli USA e ad Israele.

E’ la risposta della Dott.sa Albanese, sempre a Lubiana, a chiarire definitivamente la sua azione in modo chiaro ed esaustivo:
“Il genocidio a Gaza non può essere fermato senza smantellare l’economia globale che lo sostiene. Le aziende e i loro dirigenti devono essere chiamati a rispondere. La giustizia non può essere selettiva”.

LINK

1 – https://alkemianews.it/2023/04/23/israele-attacchi-a-albanese-marinari/

2 – https://alkemianews.it/2023/04/10/premio-stefano-chiarini-2023-motivazione/

3 – https://www.alkemiachannel.com/Premio%20S_Chiarini%202023_Rapporto%20Onu%20Francesca%20Albanese.pdf

3.1 – https://www.rainews.it/video/2025/07/la-relatrice-onu-francesca-albanese-contro-di-me-sanzioni-perche-ho-svelato-leconomia-del-genocidio-a-gaza-video-d7870c6c-ff64-4950-8e9f-9e10e19caf28.html?wt_mc=2.social.tw.red_la-relatrice-onu-francesca-albanese-contro-di-me-sanzioni-perche-ho-svelato-leconomia-del-genocidio-a-g

4 – https://bocchescucite.org/il-rapporto-integrale-tradotto-in-italiano/

5 – https://www.facebook.com/share/v/1BgTZd6iWV/?mibextid=wwXIfr

6 – https://www.facebook.com/reel/1123254942968538