A MODENA IL PREMIO CHIARINI DEDICATO AI PALESTINESI

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Dopo due anni finalmente siamo riusciti a realizzare a Modena il 13 e 14 maggio, la 13° edizione del premio Stefano Chiarini. Un’edizione riuscita nonostante il caldo improvviso e le fatiche della ripresa dopo due anni di fermo a causa del covid19.

Non possiamo che ringraziare tutti i volontari della nostra associazione e non solo che si sono prodigati affinché anche in questa edizione, il livello degli interventi fossero, non solo di buon approfondimento ma anche, come ormai consuetudine, sempre più in contemporanea con i fatti reali che avvengono in quella terra. Un’esposizione che, non tralasciando analisi e prospettive, ha provato a guardare a possibili scenari futuri.

Un evento sempre più rivolto a costruire un momento soprattutto politico di rivendicazione dei diritti e solidaristico nei confronti del popolo palestinese. Un popolo ormai praticamente uscito dalla scena sociale e del rispetto del Diritto Internazionale, sempre più vilipeso e negato non solo al popolo di Palestina.

I premio si è svolto quest’anno non solo vicino al giorno della rivendicazione al Diritto alla Terra” ma anche durante i tragici giorni che hanno visto l’uccisione, da parte di un cecchino israeliano, di Shireen Abu Akleh, importante giornalista di Al Jazeera.

Un fatto gravissimo che è continuato anche durante i suoi funerali dove, le forze di sicurezza israeliane hanno attaccato il corteo funebre aggredendo il popolo inerme accorso, disprezzando e offendendo i simboli cristiani e trasformando in un campo di battaglia, senza motivazione, l’ospedale cristiano. Una tragica morte che è stata ricordata anche dalla portavoce Maya Issa, del Gruppo AWDA (Gruppo del ritorno) dei Giovani Palestinesi Roma – Lazio. prima della loro performance di “Dabka” palestinese.

(in fase di realizzazione il video integrale della relazione)

Durante il Premio, ancora una volta, abbiamo comunque lavorato affinché quanto veniva esposto e documentato anche con filmati e fotografie, non solo concedesse spazio alla profonda indignazione per quei tragici fatti, ma abbiano anche, grazie agli interventi che si sono susseguiti, provato a dare corpo al valore della rivendicazione di quel popolo.

 

Basta riascoltare gli interventi, che presto pubblicheremo su AlkemiaWord  di:

Dott.sa Paola Caridi (Premio Stefano Chiarini 2022) che non solo venerdì, durante la presentazione del suo libro “Gerusalemme senza Dio – Ritratto di una città crudele”, ma anche sabato durante il premio, ci ha condotti per mano nella vita e nelle contraddizioni politiche e storiche del popolo di Gerusalemme.

Gerusalemme è una città dilaniata da millenni di guerre, conflitti fra politiche contrapposte, scontri tra religioni, un luogo da conquistare e controllare. Una città crudele, dove israeliani e palestinesi, a volte, si trovano insieme a fare la spesa, per poi invece chiudersi nei confini dei propri quartieri. Una città piena di posti di blocco che controllano tutti gli spostamenti di persone e merci. Una città che continua ad essere militarmente occupata.

I palestinesi di Gerusalemme non hanno un passaporto, sono considerati come residenti temporanei e a loro difficilmente viene dato il permesso di costruire nuove case. Il piano urbanistico accorda, infatti, 100 permessi di costruzioni annuali ai palestinesi, mentre ne autorizza 1500 agli ebrei israeliani. Quello che conta è costruire e acquisire case, mettere la propria bandierina, dichiarare il possesso e la sovranità. La colonizzazione israeliana è purtroppo in continuo aumento, così come diretta conseguenza, aumentano le confische delle terre ai palestinesi.

(vedi video “ISRAELE TERRA DI PALESTINA”
(vedi video “Gerusalemme senza Dio – Ritratto di una città crudele” – 1° parte

Un’esposizione sorretta ed integrata dalla visione “palestinese”, esposta a completare la serata, della giornalista di Ramallah, Wisal MS Abualia che ha ricordato l’uccisione di suo fratello e il repentino sequestro dei corpi degli uccisi alle famiglie e l’obbligo di svolgere i funerali solo di notte e secondo i canoni definiti dalle forze di sicurezza israeliane.

(vedi video “Gerusalemme senza Dio – Ritratto di una città crudele” – 2° parte)

Dott.sa Tina Marinari, coordinatrice delle campagne per Amnesty International Italia che ha rivendicato la veridicità del loro “Report sull’Apartheid Israeliana in Palestina”

Israele non è uno stato di tutti i suoi cittadini… [piuttosto] lo stato-nazione del popolo ebraico e solo loro”.
(Messaggio online da Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano nel marzo 2019)

Comincia così il “Report sull’Apartheid Israeliana in Palestina” redatto da Amnesty International. Nel testo è possibile leggere:
“… Nel tempo, la ricerca condotta dalle organizzazioni palestinesi per i diritti umani e, più recentemente, da alcuni gruppi israeliani per i diritti umani, ha contribuito a un più ampio riconoscimento internazionale del trattamento riservato da Israele ai palestinesi come apartheid. Eppure gli stati, in particolare gli alleati occidentali di Israele, sono riluttanti a dare ascolto a queste richieste e si sono rifiutati di intraprendere qualsiasi azione significativa contro Israele. Nel frattempo, le organizzazioni palestinesi e i difensori dei diritti umani che hanno guidato gli sforzi di difesa e le campagne contro l’apartheid hanno affrontato per anni una crescente repressione israeliana come punizione per il loro lavoro. Nell’ottobre 2021, le autorità israeliane hanno intensificato ulteriormente i loro attacchi alla società civile palestinese abusando della legislazione antiterrorismo per mettere fuori legge sei importanti organizzazioni, tra cui tre importanti gruppi per i diritti umani, per chiudere i loro uffici e per detenere e perseguire i loro dipendenti. Parallelamente, Israele ha sottoposto le organizzazioni israeliane che denunciano l’apartheid e altre gravi violazioni dei diritti umani contro i palestinesi a campagne di diffamazioni e di delegittimazione. Basandosi su un corpus di lavoro in crescita, Amnesty International ha documentato e analizzato la discriminazione istituzionalizzata e sistematica di Israele contro i palestinesi nel quadro della definizione di apartheid secondo il diritto internazionale”.

Nella stesura del Report, Amnesty International, ha:
determinato in primo luogo l’intenzione di Israele di opprimere e dominare tutti i palestinesi, stabilendo la sua egemonia su Israele e sui Tpo, anche attraverso mezzi demografici, e massimizzando le risorse a beneficio della sua popolazione ebraica a spese dei palestinesi. Ha quindi analizzato le leggi, le politiche e le pratiche che, nel tempo, sono diventate i principali strumenti per stabilire e mantenere questo sistema e che oggi discriminano e segregano i palestinesi in Israele e nei Territori occupati, oltre a controllare il diritto al ritorno dei profughi palestinesi. Ha condotto questa analisi esaminando le componenti chiave di questo sistema di oppressione e dominio: la frammentazione territoriale; la segregazione e il controllo attraverso la negazione della parità di nazionalità e status, le restrizioni alla circolazione, le leggi discriminatorie sul ricongiungimento familiare, l’uso del governo militare e le restrizioni al diritto alla partecipazione politica e alla resistenza popolare; le espropriazione di terreni e proprietà; e la repressione dello sviluppo umano dei palestinesi e la negazione dei loro diritti economici e sociali. Inoltre, ha documentato specifici atti disumani, gravi violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale commessi contro la popolazione palestinese con l’intento di mantenere questo sistema di oppressione e dominio.
In questo modo, Amnesty International ha dimostrato che Israele ha imposto un sistema di oppressione e dominio nei confronti dei palestinesi, ovunque eserciti il ​​controllo sul godimento dei loro diritti: in Israele, nei Tpo e sui rifugiati palestinesi”

(vedi video della serata Report Apartheid Israeliana in Palestina)
(leggi il Report di Amnesty International)

Avv. Fausto Gianelli dei Giuristi Democratici, che con il suo approfondimento mette a nudo le verità d’Israele.
Costituzione, natura e ruolo dello Stato di Israele alla luce del diritto internazionale. Quali i problemi e quali le possibili risposte?”, 

Il fatto che Israele continua a violare il Diritto Internazionale e la relazione presentata da Amnesty International ne identifica la veridicità, mette a nudo le sue verità…In quel paese, infatti, anche i cittadini israeliani stessi non hanno il medesimo diritto. E il fatto stesso che Israele si possa permettere di non rispettare il Diritto Internazionale, nato con accordo tra gli Stati per tutelare le popolazioni più deboli, ha consentito sino ad oggi e permesso che altri Stati, possano arrogarsi il diritto di non applicare tale legge internazionale. Da qui la libera interpretazione del Diritto e del dominio delle maggioranze sulle minoranze, anche quando questo non lo sono affatto. Se a questo aggiungiamo che Israele identifica “per legge” che quello Stato appartiene ai cittadini di etnia ebrea e di religione ebraica, ovvero sancisce di fatto che Israele è uno Stato Teocratico, ecco che il diritto del popolo palestinese scompare dall’applicazione del diritto ad una propria esistenza su quella terra”.

(vedi video della serata Costituzione, natura e ruolo dello Stato di Israele alla luce del diritto internazionale. Quali i problemi e quali le possibili risposte?)

Dott.sa Abeer Odehe, Ambasciatrice Palestinese in Italia, che abbandona, come mai avvenuto, i normali canoni della diplomazia per passare alla denuncia

(in fase di realizzazione il video integrale della relazione)

Tutti fatti reali esposti alla luce del sole, senza filtri come purtroppo da sempre non avviene soprattutto dai nostri mezzi d’informazione sempre più tendenziosi, oscurantisti e spudoratamente di parte. Di quella parte che, forte del legame con gli Stati Uniti, permette ad Israele di agire in spregio al Diritto Internazionale e a discapito di tutti quei popoli o nazioni, che arbitrariamente ritiene un pericolo per propri interessi egemonici in quell’area medio orientale.

Non è stato, infatti, un caso se, ancora una volta, nonostante la nostra 13° edizione che ha premiato illustri persone nel campo della scienza, giornalismo, letteratura e teatro, sia passata nell’ombra dai giornali e TV locali. Uguale dicasi, nonostante da anni sollecitati, anche per la nostra RAI Regione. Una TV pubblica dello Stato regionale che difronte a tutto quello che è successo in questi giorni, ha preferito concentrarsi sul “gruppo musicale della P38” di Reggio Emilia.

Un muro di omertà che abbiamo cercato di rompere con Gianluca Foglia alias Fogliazza” (Premio Maurizio Musolino) che, con le sue vignette pungenti, sarcastiche e al tempo stesso tragiche, prova a comunicare in un altro modo, quanto compiuto contro quel martoriato popolo.

(in fase di realizzazione il video integrale della relazione)

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Anche quest’edizione del premio è finito ma il nostro lavoro non si ferma.
Nonostante le fatiche e a volte le frustrazioni causate dalla sottostima del pericoloso atteggiamento politico tollerato nei confronti d’Israele, dentro e fuori ai suoi confini, che minano da tempo le fondamenta delle cosiddette Democrazie Occidentali e del Diritto Internazionale, cominceremo da subito ad organizzare, il prossimo settembre, il viaggio in Libano mai come oggi così importante, dato che ricorrono i 40 anni dalla Strage di Sabra e Chatila.

Una strage, bel ricordata durante il premio, anche dal punto di vista politico, dal giornalista Bassam Saleh 

(in fase di realizzazione il video integrale della relazione)

Una tragedia che anche il gruppo dell’Associazione “Per non dimenticare”, ricorderà recandosi in Libano con una sua delegazione. Non solo per il rispetto che dobbiamo a quelle donne e bambini che a Beirut tra il 16 e 17 settembre 1982 furono trucidati a sangue freddo sotto gli occhi e con la complicità del governo d’Israele ma anche perché, ancora oggi nessuno è stato punito per quello che l’ONU stesso ha definito un vero e proprio genocidio.