AGRUMI PER UNA CLINICA MOBILE IN ROJAVA

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“Staffetta Sanitaria Rete Kurdistan Italia” ha lanciato, a metà gennaio scorso, una nuova “campagna agrumi” per l’acquisto di una clinica mobile e per sostenere la sanità della Siria del nord est (Rojava). L’acquisto di una clinica mobile a Haseke serve a garantire assistenza e soccorso ai villaggi in Rojava dove le strutture ospedaliere sono assenti o sono state colpite, oltre che dalla pandemia, dall’esercito turco.

Il progetto sanitario è gestito dalla Weqfa Jina Azad a Rojava (Free Women Foundation in Rojava), organizzazione indipendente (senza scopo di lucro) di donne curde e arabe e gli agrumi provengono dal progetto SOS Rosarno.

Rosarno è una cittadina calabrese nella piana di Gioia Tauro con circa 16.000 abitanti, famoso per la coltivazione degli agrumeti e per la situazione “particolare” dei braccianti, causa le tante azioni della ‘ndrangheta. Le centinaia di immigrati che lavorano in questi campi, infatti, subiscono molto spesso aggressioni, provocazioni e prevaricazioni di ogni tipo.

La notte del 6 gennaio del 2010 due giovani del luogo, con un fucile ad aria compressa, avevano preso di mira tre migranti, ferendone uno in modo grave. Questo episodio ha causato la reazione dei braccianti, stanchi di tanti soprusi e di essere trattati come animali sfruttando il loro lavoro. In centinaia, dai campi e dai rifugi si sono diretti verso Rosarno ed hanno riversato la loro collera sulle vetrine dei negozi, sulle automobili ed anche su qualche cittadino. Una reazione istintiva.

La rivolta è durata poco e lintervento della polizia ha persuaso gli immigrati a ritornare ai propri rifugi.

Questi episodi però non hanno fatto emergere il trattamento subito da questi lavoratori, ma, si è scelto, ancora una volta, di dare tutta la responsabilità agli immigrati, solo per il fatto di essere “stranieri e clandestini”.

A quella reazione sono susseguiti veri e propri linciaggi, incendiando baracche, ripari di fortuna, bastonando e sparando. La conseguenza di tutto ciò è stata quella di allontanare un migliaio di braccianti da quei campi senza aver ricevuto nemmeno l’ultima paga e di aver distrutto con le ruspe le costruzioni di fortuna dove vivevano gli immigrati. Questi lavoratori, infatti, durante la stagione della raccolta degli agrumi, dormivano in “alloggi” senza acqua, elettricità e servizi igenici. Tutti lo sapevano: istituzioni, polizia, magistratura e presidi sanitari. Nessuno però ha mai fatto nulla.

E’ proprio dopo questi fatti del 2010 e per la situazione di questa zona della Calabria, che è nata “SOS Rosarno”. Un’associazione che è riuscita a mettere in rete alcune aziende del territorio per creare un’alternativa allo sfruttamento.

Peppe Pugliese, un’attivista di “Sos Rosarno”, in un’intervista rilasciata a “Il Giornale del Cibo” afferma che:

Si è scoperto che esisteva una realtà di piccoli produttori che, tra mille fatiche, riusciva a fare qualcosa di completamente diverso, organizzando il lavoro in maniera tale da rispettare i lavoratori. E’ un progetto talmente semplice che ti permette di capire quanto triste e grave sia qui la situazione al punto che ciò che dovrebbe essere normale (i contratti di lavoro, un pagamento corretto, la vendita dei prodotti ad un prezzo giusto, una coltivazione sostenibile e sana) diventa straordinario, quasi rivoluzionario.”

Lo slogan “Sos Rosarno Spremi gli agrumi, Non i braccianti” è la strada tracciata per coltivare i prodotti della terra calabrese in maniera pulita e giusta con lavoratrici e lavoratori, italiani e stranieri, con contratto, senza nessuno che urla ”veloce, veloce”.

Ma cosa succede oggi in Calabria?
Quest’anno la produzione di agrumi, specialmente quella che riguarda le clementine, è molto abbondante. I frutti, quindi, per l’eccessivo carico delle piante, sono rimasti più piccoli del normale, mantenendo però intatti gusto e qualità organolettiche*.

Questa caratteristica è stata sfruttata anche e soprattutto come scusa dalla Grande Distribuzione Organizzata per sostenere che le vendite di frutta sono crollate e potendo così proporre prezzi ancora più bassi d’acquisto pagato ai produttori. Oppure, utilizzata per il non acquisto, come una sorta di ricatto, delle clementine italiane (le clementine crescono solo in Calabria, nella bassa Basilicata ed un po’ nel Salernitano) ma minacciando, di acquistarle dal Marocco o dalla Tunisia, a prezzi ancora più bassi di quelli pagati ai calabresi.

Quello di oggi è uno dei momenti più neri degli ultimi anni, anche a causa della pandemia del Covid, che riguarda tutto il comparto agrumicolo Bio e convenzionale. Basti pensare che le industrie che producono bibite gassate pagano per le clementine 1 o 2 centesimi al chilo e per le arance 6-7 centesimi al chilo.

Ogni anno, grazie a SOS Rosarno, si registra un progressivo avanzamento, creando nuove sinergie e mantenendo in essere anche percorsi di mutualismo. Un esempio, la ripresa della campagna “Luci su Rosarno” con l’aiuto di Mediterranean Hope (un progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), finanziato in larga parte dall’otto per mille della Chiesa evangelica valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi), a cui hanno spedito tra dicembre e gennaio circa 40 tonnellate di arance, il cui ricavato (20.000 euro) è stato utilizzato per l’acquisto di sacchi a pelo, luci per biciclette e giubbotti catarifrangenti.

Sos Rosarno, inoltre, in questi giorni, sta portando avanti una delle tre iniziative annuali che, insieme all’associazione Verso il Kurdistan di Alessandria, la Staffetta Sanitaria e Mezzaluna Rossa Kurdistan, esprime solidarietà al popolo curdo.

Gli ordini dei nostri gruppi solidali rappresentano quindi un’importante boccata d’ossigeno per questi produttori per poter superare questo momento critico e, nello stesso tempo, aiutano il popolo curdo lasciato da solo nella sua lotta di libertà e dignità.

* Relativo alle proprietà di una sostanza che possono essere percepite e valutate dagli organi di senso, come l’odore, il sapore, il colore.