Poesia di Rossella Zanardelli
E’ l’alba. Sorge lenta e sembra quieta.
In sulla linea dell’ampio fronte si desta il fante.
Dolgono le sue membra ed è pronto a impugnar la sua Patria, la sua
vita.
Accarezza l’arma, la sua difesa che altri uccide per salvar se stesso.
Al di là del fiume, lontan di poco il nemico veglia e sta all’erta.
Il sole quasi non osa levarsi nell’immenso arco del cielo per tanto
scempio di vite e di case.
D’un tratto un esplosione spezza il silenzio quasi solenne;
Poi un’altra e un’altra ancora.
Il nemico attacca!
Ovunque la morte è in agguato, nel passo strisciante e pur lento di chi
avanza, nell’attesa spasmodica di chi è pronto a difendersi.
Il sole guarda turbato e si nasconde dietro una nube.
Grida, ordini, richiami, nomi si alternano fra mille voci.
Esplosioni, scoppi, scariche, e fuoco ovunque.
Cadono gli uomini. Gli uni addosso agli altri, stretti nell’estremo sforzo
della lotta contro la morte, per la vita.
Fuoco e fiamme, sangue, sangue a rivi.
Poi il silenzio, lo squallore, la rovina.
Gemiti, invocazioni, grida d’aiuto.
Qualcuno giace sul dorso con gli occhi aperti, fissa il cielo azzurro,
senza sole, e non lo vede.
L’ombra della sera fa sembrare quel campo un cimitero, una fossa per
ogni cuore spento che non batte più.
Più oltre, nella trincea, al sicuro da ogni offesa nemica. Da una parte
all’altra, qualche soldato più fortunato riceve un encomio solenne per il
suo eroismo.
Pensa ai suoi compagni che non sono più, a loro è rivolto l’encomio, a
coloro che tutto hanno dato per la grandezza della Patria, a loro è
rivolto ogni nostro pensiero. Ai caduti.
Nelle case, lontano dal campo di battaglia, una donna prega per il figlio
o per il marito che chissà forse non tornerà più.