DRAGHI, CENTRO DESTRA E LO SCACCO MATTO ALLA MELONI

Condividi

Scacco matto, cara Meloni!” deve aver affermato il cavaliere Silvio Berlusconi guardando il sorriso di Matteo Salvini, dopo la conferma al Centro Destra e al Parlamento, delle dimissioni annunciate dal banchiere Draghi. Perché altro non si può pensare difronte a quanto è successo in Parlamento, prendendo soprattutto in considerazione, le modalità con cui Forza Italia e Lega hanno condotto la vicenda parlamentare sulla tenuta del governo. Sul perché hanno presentato una mozione in appoggio a Draghi senza il M5S.

Per cominciare è necessario prendere in considerazione, ciò che è accaduto in quei giorni ma anche in alcuni mesi precedenti. Obiettivo è cercare di comprendere, come fu per la caduta del governo Prodi, quali operazioni sotterranee e non del tutto spontanee, si sono verificate nel grande transatlantico.

Se è ormai evidente che la galassia politica attribuita ad una fantomatica e variegata sinistra si trova in profonda difficoltà nel rapporto con le classi meno abbienti, quella del centro destra non è da meno. Non tanto dal punto di vista del consenso popolare, ma nel rapporto tutto interno alla coalizione presente in tutto lo scenario politico parlamentare e nazionale.

Non dimentichiamo che mentre il centro destra garantiva un importante sostegno al Presidente Draghi, Fratelli d’Italia decideva di non partecipare a quel teatrino istituzionale. E non importa se Salvini, mentre votava tutto quello proposto dal governo, in contemporanea, criticava nel paese ciò che aveva sostenuto. La differenza dal partito della Meloni era evidente.

Fratelli d’Italia proponeva un’opposizione chiara e strumentale contro il Governo soprattutto fuori dal Parlamento mentre, all’interno di quelle mura, applicava una politica assai diversa. Attraverso la protezione politica garantita dal principio di attuare “un’opposizione costruttiva”, ha potuto decidere liberamente “per il bene del paese”. Ovvero, astenersi o votare favorevolmente, soprattutto su quei decreti che, in qualche modo, miravano a difendere piccole e grandi lobby del paese Italia. Una differenza evidente, guarda caso, rispetto a quei “decreti sociali”, su cui ha votato contro, come il reddito di cittadinanza ed altre proposte avanzate dal Movimento 5 Stelle. Non dimentichiamo, unica forza politica ad aver proposto in parlamento, negli ultimi 10 anni, qualcosa di sociale diretta.

Ma ai Fratelli d’Italia questo non basta: vogliono il Governo.
La possibilità di costruire un partito credibile per il Governo del paese, si prefigura dopo la fiducia votata da Forza Italia e Lega a Draghi per la nascita del Governo di Unità Nazionale.
E’ il duo Crosetto/Meloni ad architettare questo passaggio, evidenziato in alcuni precisi momenti. Innanzitutto, la consapevolezza del loro progressivo aumento del consenso elettorale (1) nei confronti della Lega (oggi attestato al 23% contro i 16% di Salvini) e la debolezza di Silvio Berlusconi e della sua Forza Italia (oggi crollata al 8%) anche difronte all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin.

Da qui la svolta atlantista della Meloni che vola negli Stati Uniti (2), presentandosi allo staff dei Conservatori e indirettamente all’amministrazione del presidente Biden, non disdegnato da tanto prostrarsi. Anche perché, all’amministrazione USA, non dispiace affatto avere un partito di larga maggioranza popolare collocato politicamente all’estrema destra. In una fase storica come questa, dove è in atto la più importante operazione politica USA attuata per riprendere il controllo sull’Europa, il cui strumento principale è rappresentato dal conflitto Ucraino (2.1).

Dobbiamo anche pensare che agli USA, come ho già avuto il modo di scrivere (3), pur non avendo mai messo in discussione il nostro appartenere alla NATO, non andava certamente a genio le aperture del Movimento 5 stelle alla Cina, né lo stretto rapporto di Forza Italia e Lega con la Russia di Putin. Nulla di diverso per la Sig.ra Meloni & C. ma fa comodo in questa fase, dimenticarsene.

Eloquenti le parole di Giorgia Meloni, espresse in quell’occasione:
Fratelli d’Italia sostiene l’appartenenza dell’Italia al blocco occidentale e alla Nato senza ambiguità, soprattutto di fronte a una crisi di ampia portata come questa”.

Questa operazione non poteva però avvenire senza scuotere dall’interno tutto il Centro Destra e, mentre il popolo deluso e in difficoltà guardava sempre più al partito dei Fratelli d’Italia, che ha deciso di non sostenere il governo di Unità Nazionale, Silvio Berlusconi e i vertici della Lega non hanno gradito questo tentativo della Meloni di smarcarsi da loro.

L’occasione per rivitalizzare l’asse Lega-Forza Italia per un operazione di Governo, si è presentato con il mancato voto del M5S al decreto “aiuti” proposto da Draghi.
Poco importa se agli imprenditori del Nord, questo governo andava bene e a Berlusconi in fondo provocava meno problemi di altri, dato che i suoi uomini era impegnati a sostenere “l’uomo della salvezza”. L’occasione era troppo ghiotta però, per non provare a riprendersi il Governo, oltretutto tolto da Draghi con quella lettera che ha aperto al governo Monti ed impedire che le classi economiche di questo paese potessero essere ridimensionate a favore di una globalizzazione finanziaria ed economica europea.

Non importa se quel Presidente, osannato da tutte le forze politiche e sociali soprattutto del centro sinistra, era riuscito quasi con un colpo di penna, a cancellare praticamente il muro del 3% del patto di stabilità, nascosto il debito pubblico e promesso di gestire i 230 milioni di euro destinati al PNRR. Una quantità di denaro da distribuire a pioggia ad imprenditori e lobby nazionali che però dovevano guardare ad un futuro europeo, extra nazionale e soprattutto totalmente atlantista.

Da qui la necessità di sfruttare il momento presentando, come Forza Italia e Lega, la mozione in cui si affermava senza scampo, che quel pezzo di Centro Destra avrebbe continuato a sostenere il governo senza la presenza del M5S. Comprendendo sino in fondo che questo avrebbe urtato la megalomane suscettibilità del premier Draghi irrispettoso delle istituzioni e volenteroso di avere mano libera sul nostro paese.

La mozione FI e Lega e l’impossibilità di essere un fallimento.
Quella mozione aveva una doppia possibilità di successo, perché due sarebbero stati gli scenari che si potevano prefigurare.

  1. Se Draghi avesse accettato, di fatto FI e Lega avrebbero visto crescere, dato l’uscita del M5S, la loro influenza politica all’interno della maggioranza rimasta. Consentendogli così di poter provocare anche la sua caduta quando l’avessero ritenuto necessario.

  2. Al contrario, come poi è stato, se la presunzione del Dott.re Draghi lo avesse condotto a confermare le sue dimissioni, non avrebbero lasciato ai Fratelli d’Italia lo scettro dell’opposizione; gli avrebbero consentito, agli occhi degli italiani di uscirne vincitori; avrebbero impedito un ulteriore perdita di consensi elettorali e l’impossibilità di proporsi come artefici principali delle istanze del popolo di destra e soprattutto delle oligarchie familiari liberiste di questo paese.

In gioco non c’era solo la necessità di mantenere una rappresentanza parlamentare ma anche il ruolo di referenti di un consenso politico radicato nel nord d’Italia. Luogo in cui ora il partito della Giorgia parlamentale farà più fatica ad avere referenti eletti, senza scendere a patti con Berlusconi e Salvini. Soprattutto in quei collegi elettorali fertili di possibile elezione in Parlamento dove l’elettorato di destra è praticamente spaccato in due. Da qui, la “mossa del Cavallo” architettata dal Cavaliere. Un pericolo però che Fratelli d’Italia aveva in parte previsto ma che non poteva impedire.

E’ forse per questo che sabato 16 luglio, dalle pagine di La Repubblica (4), ben 3 giorni prima del discorso di dimissioni di Draghi alla Camera, Guido Crosetto enuncia la lista dei ministri del futuro Governo di Centro Destra (5), specificando che:

Questa paura del voto, che è espressione di democrazia, mi ha stufato. Di più: posso dirle che la storia per cui il senso di responsabilità si dimostra solo evitando le elezioni è la cosa più fascista degli ultimi sessant’anni… Solo da noi il voto equivale a un ‘arrivano i barbari’. Ma i barbari sono il vicino di casa, il commercialista, la colf. Allora facciamo così: aboliamo le elezioni, diciamo che la democrazia è un problema perché il popolo è stupido… Non è che, se il centrodestra vince le elezioni, propone Paperino per Palazzo Chigi e Pippo come ministro delle Finanze. Nessuno è così scemo da voler prevalere alle urne per essere cacciato subito con i forconi”.

Ma ha anche chiaramente espresso che, ovviamente ai Fratelli d’Italia, non può essere relegato un ruolo marginale. A partire da Giorgia Meloni premier, indipendentemente dal fatto che questo irriti profondamente il Cavaliere e piaccia poco a Salvini. Sul futuro governo si è poi parlato concretamente di:

  • Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Antonio Tajani

  • Vicepremier e ministro dell’Interno: Matteo Salvini

  • Ministro dell’Economia: Giulio Tremonti

  • Ministro dello Sviluppo economico: Giancarlo Giorgetti

  • Ministro della Giustizia: Giulia Bongiorno

  • Ministro del Welfare e del Lavoro: Guido Crosetto

  • Ministro degli Esteri: Franco Frattini

  • Ministro della Difesa: Giorgio Mulè

  • Ministro dell’Istruzione: Francesco Lollobrigida

  • Ministro della Salute: Alberto Zangrillo

Al di la di questi giochi politici “intestini”, forse addirittura già architettati dal momento dell’appoggio del Centro Destra alla Governo di Unità Nazionale e in attesa di essere liberate, è chiaro che in questa legislatura si sia consumato un altra fase dello scontro tra due forme diverse di capitalismo. Uno liberista ed internazionale e l’altro oligarchico e nazionale.

Uno scontro in cui il Partito Democratico resta il grande escluso.
Innanzitutto a causa dell’assenza di una chiara progettualità che gli permetta di percorrere e ricompattare le numerose anime che attualmente scuotono l’inquieto corpo di quel partito che non può essere considerato né liberista, né di sinistra. Una proposta politica, perfetta nella figura del suo segretario Letta, che si rifà più alla vecchia Democrazia Cristiana che ad un modello politico che guarda al futuro. Un partito che non voleva porre limiti allo sviluppo capitalista e pretendeva di correggerne i danni, attraverso politiche sociali d’ammortamento che oggi non sono, accettando questo modello produttivo globalizzato, più applicabili. Prova il fallimento di Draghi da loro appoggiato senza limiti e che nulla aveva a che fare con la tutela delle classi sociali escluse dalla ristrutturazione neo-liberale del nostro paese, ma alla sua svendita.

Un nodo politico importante da sciogliere, soprattutto in virtù delle prossime elezioni. Non sarà sufficiente ricercare una politica “degli ampi spazi” o della ricerca di candidati “agguerriti” come enunciato da Letta. L’unico modo per portare a casa un risultato vincente, senza snaturare tutto il partito, sarà quello di coinvolgere e fruttare la popolarità di Mario Draghi, provando a convincere l’elettorato che quello è l’unico percorso percorribile per “giungere alla salvezza di questo paese” nel contesto dato. Cosa che tra l’altro neanche io credo.

Mario Draghi e il pericolo Italia
Casus belli, quindi, per il Centro Destra, la rivendicazione del M5S e un Presidente del Consiglio, a cui si è stato posto un limite “sociale” su cui da oltre un anno e mezzo non solo non dava risposte concrete ma solo allusive. Un Capo del Governo che addirittura ha deciso di dimettersi, in barba a chi fedelmente lo ha sostenuto, come mai era avvenuto nella storia della nostra Repubblica.

Quelle dimissioni attuate nonostante un’ampia maggioranza parlamentare, rappresentano non solo tutta la sua supponenza ma un gesto grave e profondamente irrispettoso nei confronti non solo delle istituzioni ma anche del Capo dello Stato, Mattarella, che aveva scelto di rimanere e di affidagli quell’incarico.

Un azione che rende oltremodo giustizia a quanto sostenuto anche dal Social Forum contro il G8 di Genova, della volontà dei mercati di esautorare il ruolo del Parlamento, delle Costituzioni e delle sue forze politiche democraticamente elette. Uniche, è bene ricordarlo, a rappresentare, attraverso l’esercizio del voto, il popolo in quella sede.

Forze politiche che purtroppo oggi vergognosamente, per preservarsi il consenso elettorale, tacciono rendendosi complici ed attuatori di politiche a-sociali e che progressivamente operavano per lo smantellamento definitivo del ruolo dello Stato nella gestione dell’economia e nella ridistribuzione della ricchezza prodotta.
Altro che proseguire a governare perché “voluto dal popolo”.

Certo, alcuni prostrati della prima ed ultima ora sostengono che: Lui è un tecnico di fama internazionale e ci ha fatto un piacere se ha accettato un onere così grande” ma chissà perché, le uniche cose che ha fatto sono state aprire alle privatizzazioni, lavorare affinché sia delegittimato lo stato sociale e il liberismo imperversi senza regole.

Ora tutti alle elezioni e il più velocemente possibile. Con un’inflazione galoppante, crisi energetica e la guerra come fattore di rapporto tra gli Stati, il rischio è molto alto per la nostra economia. E poi ci sono ancora molti finanziamenti da distribuire che possono andare perduti. Bella vendetta di Draghi nei nostri confronti.

Speriamo almeno che la prossima tornata elettorale non sia giocata, in particolare dalla sinistra in chiave antifascista contro il Centro Destra, come è stato fatto in passato, perché oggi non susciterebbe più quella mobilitazione elettorale che nelle precedenti elezioni gli aveva invece consesso di vincere.

Oggi le cose sono notevolmente cambiate. La delusione e il malcontento popolare sono ormai alle stelle e per questo, serve subito una rappresentanza politica di sinistra che prenda a cuore quel grido. Deve rappresentare nelle piazze e nelle istituzioni quelle necessità da troppo tempo dimenticate, pur sapendo ed essendo al tempo stesso consapevoli che, cartelli elettorali non potranno ribaltare e contrastare in modo determinate, una cultura di Destra e spesso di stampo fascista che è diventata, in molte parti del nostro paese, anche inconsapevolmente, l’unica percorribile.

Un percorso culturale e di rivendicazione “altra” che forse potrà incominciare proprio in questa occasione a partire dai punti fondamentali enunciati da tempo da Potere al Popolo e durante la formazione del nuovo soggetto politico Unione Popolare (6). Anche se sarà assai difficile riempire questa estiva e calda campagna elettorale di questi contenuti, dato che i mass media hanno pensato bene d’ignorarli in questi anni.

1 – https://www.repubblica.it/politica/2022/07/21/news/sondaggi_politici_voto_anticipato_elezioni-358631640/

2 – https://www.corriere.it/politica/22_febbraio_23/giorgia-meloni-vola-america-la-conferenza-conservatori-usa-d7b25e2e-94a2-11ec-8815-5a4a3253d55e.shtml

2.1 – http://alkemianews.it/index.php/2022/03/05/ucraina-la-pace-del-conflitto/

3 – http://alkemianews.it/index.php/2022/02/20/ucraina-usa-guerra-alla-russia/

4 – https://www.repubblica.it/politica/2022/07/16/news/intervista_crosetto_fdi_centrodestra-357946055/

5 – https://www.affaritaliani.it/politica/centrodestra-governo-meloni-ministri-808039.html

6 – https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/11/nasce-unione-popolare-e-il-patto-con-i-cittadini-parte-dal-conflitto-sociale/6657420/