Le Coop di consumo se non vogliono tradire il loro codice etico per Israele, hanno un solo modo per farlo: nessun prodotto israeliano deve essere venduto nei suoi supermercati. La richiesta viene da migliaia di socie e soci che si sono riuniti/e in un Coordinamento Interregionale, chiedendo alla Coop di interrompere la commercializzazione di prodotti israeliani.

Hanno inviato lettere anche alle istituzioni nazionali del mondo Coop. Ovvero a Coop Italia, ANCC e Lega delle Cooperative, chiedendo loro di condividere e appoggiare la loro richiesta.
“Finora, purtroppo, la COOP ha dato risposte insoddisfacenti: nessuna assunzione di responsabilità e nessuna chiara intenzione di interrompere la complicità con il sistema produttivo discriminatorio di Israele”.
A questa campagna aderiscono ora più di 150 associazioni in 5 regioni italiane (Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Toscana e Veneto), riunite in un Coordinamento interregionale della Campagna Coop/Grande Distribuzione per la Palestina.
“Non è una richiesta di boicottaggio” – tengono a specificare – nonostante il boicottaggio rimanga uno strumento legittimo di lotta non violenta, come hanno insegnato il Sud Africa contro l’apartheid, e Gandhi nell’India colonizzata dagli inglesi. Si tratta invece della legittima richiesta di soci/socie e clienti che chiedono che sia applicato il Codice Etico”
Socie e soci si richiamano all’art. 5.3 dello Statuto, riguardante il Codice Etico in cui viene chiaramente definito che Coop “… esige dai propri fornitori di prodotti e servizi, il pieno rispetto delle normative sul lavoro, dei diritti umani, della salvaguardia dell’ambiente e privilegia le aziende che si dimostrano particolarmente sensibili a questi temi”.
Tra i prodotti israeliani (per produzione, lavorazione o commercializzazione) presente sugli scaffali, si trovano anche le arachidi proprio a marchio COOP. Un “marchio con cui la COOP rischia di dare una certificazione di eticità a genocidio, occupazione e apartheid!”.

Sembra che da un primo contatto, la direzione Coop si sia difesa sostenendo che “la libera e consapevole scelta dei consumatori e delle consumatrici” sarebbe una sufficiente discriminante.
Quindi nessuna assunzione di responsabilità etica da parte della COOP, in nome dei principi costitutivi del movimento cooperativo?
Non è che in nome della libertà di scelta ci si potrebbe aspettare in futuro di trovare sui banchi COOP anche prodotti di aziende che sfruttano il lavoro minorile, o si basano sul caporalato e pratiche discriminatorie di vario genere.
Apartheid, colonialismo e occupazione sono forse crimini non meno condannabili?
Il coordinamento Interregionale non ha intenzione di fermarsi e per dimostrarlo, proprio nelle ultime settimane, ha inviato le medesime richieste ad altre importanti aziende della Grande Distribuzione Organizzata (Conad) e della Grande Distribuzione (MD, LIDL, PAM, Esselunga, Eurospin) che
“Una spesa non salva il mondo – affermano – ma non può e non deve essere complice di crimini contro l’umanità. La Grande Distribuzione deve fare la sua parte”.
Il Coordinamento interregionale della Campagna Coop/Grande Distribuzione per la Palestina, nel sostenere il popolo palestinese nella sua lotta per l’autodeterminazione, chiede la fine della guerra genocida in corso a Gaza e denuncia le violazioni dei diritti umani e lo smantellamento del diritto internazionale da parte di Israele.
Israele è ormai evidente che è responsabile della strage genocidaria a Gaza (già oltre 43.600 morti), intensifica la pulizia etnica nei territori occupati, invade il Libano e massacra i suoi abitanti, minaccia e attacca Siria, Iraq, Yemen e Iran seminando morte e distruzione, delegittima le istituzioni del Diritto Internazionale, distruggendo le garanzie create dopo la Seconda Guerra Mondiale a difesa dei diritti umani. Un’azione volta a imporre al mondo, con il sostegno degli Stati Uniti e la complicità dei governi occidentali, il diritto del più forte e del più armato.

“Con la campagna COOP/Grande Distribuzione vogliamo informare e attivare i soci e le socie COOP e consumatori/consumatrici sulle complicità delle imprese della grande distribuzione con i crimini di Israele”.
Finora nessuna risposta soddisfacente da parte di Coop; nessuna assunzione di responsabilità e nessuna chiara intenzione di interrompere la complicità con il sistema produttivo discriminatorio di Israele.
Intanto prosegue la raccolta firme di socie e soci, a cui come redazione ci associamo e sosteniamo, invitandovi a firmare suddivisi per cooperative a cui appartenete.
FIRMATE E FATE FIRMARE!
Soci/e UNICOOP TIRRENO – firma qui
Soci/e UNICOOP FIRENZE – firma qui
Soci/e COOP LOMBARDIA – firma qui
Soci/e COOP ALLEANZA 3.0 – firma qui
Contatto: pernondimenticare82@gmail.com



