Il 7 e 8 febbraio sono state le giornate d’azione contro l’invio di armi ad Israele (1) e anche Bologna e Modena hanno fatto la loro parte.
L’azione, coordinata da BDS di Bologna/Modena e il Coordinamento Bologna per la Palestina, li ha visti mobilitati davanti alla L3Harris Calzoni di Bologna (loc. Bargellino), a sostegno della lotta del popolo palestinese e azione di protesta contro la vendita di armi a Israele.
L3Harris Calzoni produce sistemi d’arma e componenti per altre industrie belliche, come Leonardo SpA, vendute anche a Israele, paese in guerra e che sta commettendo crimini contro l’umanità ed è sotto processo internazionale per il crimine di genocidio contro il popolo palestinese.
Dalla Relazione prevista dalla Legge 185/90 sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, relativa all’anno 2023, risulta che l’operatore Calzoni si pone al tredicesimo posto con 79 autorizzazioni nella tabella delle Autorizzazioni esportazioni 2023 per un valore in euro di 77.487.748.330
Il materiale fornito ad Israele è costituito da: sistemi, attrezzature e parti di ricambio per sommergibili, tecnologia per sviluppo, produzione o utilizzo e ricambi per sistema di movimentazione armamenti mod. THS per navi di superficie.
Nel riepilogo dettagliato delle esportazioni definitive verso Israele risultano due transizioni rispettivamente di 2.102.205 euro e 2.794.375 euro.
Calzoni non è purtroppo l’unico produttore di armi in Emilia-Romagna che commercia con Israele, come documentato anche dalla inchiesta giornalistica pubblicata il 29 gennaio dal sito Atlante Guerra (2).
Il traballante accordo tra Gaza ed Israele ha evidenziato, soprattutto dopo l’incontro di Benjamin Netanyahu e le successive dichiarazioni rilasciate da Trump, la sua natura non volta al superamento del conflitto ma al momentaneo cessate il fuoco. Ovvero cercare di calmare l’opinione pubblica israeliana e rinforzare la fiducia verso il governo, agendo per la liberazione degli ostaggi ancora in mano di Hamas.
E’ inutile negarlo: per il governo Israeliano, il genocidio di Israele contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza continuerà e di fatto non si è mai arrestato agendo in forme meno visibili, come l’azione condotta senza limiti anche in Cisgiordania.
La distruzione deliberata e sistematica delle condizioni vitali di sostentamento, la carestia indotta, nonché la distruzione dei servizi sanitari, continueranno a uccidere e a distruggere i mezzi di sostentamento di molti palestinesi a Gaza per gli anni a venire.
Israele non ha usato le armi fornite dall’occidente, “per difendersi” come molti media sostengono, ma anche per invadere i paesi vicini e perpetuare azioni programmate per causare uccisioni di massa e danni ai palestinesi di Gaza nell’ambito del genocidio in corso.
Nel giro di poche settimane dall’inizio dell’assalto, le forze di occupazione israeliane hanno bombardato la Striscia di Gaza, occupata illegalmente e assediata con esplosivi equivalenti a due bombe nucleari e svuotando i loro depositi di munizioni per massimizzare la morte e la sofferenza. Ma non hanno mai esaurito i loro armamenti grazie alle incessanti spedizioni di armi e munizioni dall’estero.
I più grandi fornitori di materiale militare a Israele sono di gran lunga gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania. Ma la catena di fornitura statunitense di armi, munizioni, articoli “double use” (uso duplice civile-militare, ndt) come carburante per aerei e materie prime, passa attraverso l’Europa.
I dati dell’indagine condotta ha evidenziato che finora sono gli Stati di Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Malta, Danimarca, Slovenia e Regno Unito a facilitare le spedizioni di armi per raggiungere Israele attraverso i loro aeroporti, spazi aerei, porti o sotto la loro stessa bandiera.
Il transito di armi verso uno stato che commette crimini di guerra e crimini contro l’umanità, va ricordato che è del tutto illegale, vietato da molteplici trattati, convenzioni e sentenze della Corte internazionale di giustizia.
Da quando l’UNHRC ha richiesto un embargo militare, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha approvato la storica risoluzione che adotta il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) a settembre, mentre la Corte Penale Internazionale ha incriminato i leader israeliani Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Durante questo periodo, il Comitato Speciale delle Nazioni Unite che indaga sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese e di altri arabi dei territori occupati e Amnesty International hanno pubblicato rapporti dettagliati che hanno dichiarato Israele colpevole di genocidio, mentre l’Irlanda è diventato il secondo stato occidentale, dopo la Spagna, a intervenire ufficialmente sul caso di genocidio sollevato contro Israele dal Sudafrica di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia.
Per questo, Israele e tutti i complici del genocidio in corso, devono essere fermati a partire dalle fabbriche che quelle armi producono. Da qui la scelta, nei nostri territori, di agire nei confronti della L3Harris. Azienda(3) che, con l’ingresso della multinazionale americana da anni ha gradualmente modificato la produzione verso il solo settore militare (4).
Una scelta in continuità con la ricerca compiuta, in ambito armamenti e connubio con i centri di ricerca ed universitari italiani, da BDS Italia e pubblicata nel libro “La catena dell’impunibilità”, da poco presentato anche a Modena(5).
Difronte a tutto questo ingiustificato massacro, Stati, aziende e sindacati avrebbero l’obbligo morale e legale di bloccare ad Israele, tutte le forniture militari e tecnologie ad uso duplice, che usa apertamente per imporre un’occupazione illegale e un regime di apartheid nei confronti del popolo palestinese. Ricordando anche che, questi armamenti e tecnologie, Israele le ha e sta anche usando per invadere i paesi vicini e perpetuare azioni programmate e finalizzate all’allargamento del suo territorio e per causare uccisioni di massa e danni ai palestinesi di Gaza.
E’ in atto un genocidio e tentativo di espulsione su base etnica e negarlo non fa che renderci ancor più complici. Ma a quanto pare, anche in questo paese Italia, si preferisce ignorare anche da parte delle cosi dette organizzazioni sociali che con voce flebile chiedono “due Popoli e due Stati”.
LINK
1 – https://bdsitalia.org/index.php/comunicati-embargo/2804-embargo-militare
3 – www.alkemiachannel.com/L3Harris_Calzoni_scheda.pdf
4- https://www.difesa.it/assets/allegati/32772/13_il_futuro_ambiente_operativo_e_il_cyberspace.pdf
5 – https://alkemianews.it/2025/02/02/la-catena-dell_impunita-di-israele/