FESTA DEL 2 GIUGNO: CELEBRARE LA REPUBBLICA E CONDANNARE IL SIONISMO

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Lo scritto “Festa del 2 giugno: celebrare la repubblica e condannare il sionismo” che volentieri pubblichiamo, è stato inviato da Daniele Bertoli, attivista di Potere al Popolo.

Il 2 giugno è la Festa della Repubblica Italiana, nella data di morte di Garibaldi, l’eroe dei due mondi, il patriota che non temeva di combattere per l’indipendenza anche di altri popoli ovunque fossero. Chissà che direbbe di questa Italia d’oggi, complice di una oppressione coloniale razzista? Se fosse vivo di certo sarebbe a combattere fra i palestinesi.

Questo impulso socialista eroico, appartiene a ogni persona che sente come intollerabile il genocidio sfacciato perpetrato dal criminale di guerra Netanyahu contro Gaza e tutto il popolo di Palestina, come ad ogni persona che si vergogna che il proprio Paese, non faccia niente nonostante abbia aderito alla difesa dei diritti internazionali e umani. Al contrario, invece, complice di boia che vogliono la pulizia etnica. Ma questi diritti sono strumentali?

In realtà, saremmo già alla terza pulizia etnica avvallata dalla NATO, dopo i serbi del Kosovo e gli armeni del Nagorno-Karabakh. Non c’è che dire, il diritto di esistere e resistere ai palestinesi è negato o viene dopo, molto dopo a luridi imperialismi di privilegiati e deliranti capitalisti in crisi cronica.

La domanda è allora: oggi c’è un buon motivo per festeggiare l’Italia?
Dire di sì, anche solo per il fatto che, questa repubblica, è frutto delle lotte dei nostri patrioti e patriote contro oppressori e reazionari, riscattata poi alla dignità dalla Resistenza partigiana nel 1945. Perché questa terra, già da tempi antichi, ha generato il Senato e il Diritto Romano, il rinascimento, le università, i testi di civiltà come “Dei Delitti e delle Pene” o “Se questo è un Uomo”.

Ci si può vantare che qui si siano inventati cavi, circuiti e antenne per portare voci e suoni lontano, qui si è messa la musica su carta, la prospettiva in pittura, le lenti agli occhi per far vedere meglio e anche oltre il cielo. L’Italia ha fatto progredire la civiltà.
Però non si può festeggiare questo governo post-fascista e tutta la classe dirigente che ha fatto finta di non vedere ciò che ogni antenna, lente, schermo mostra di terrificante provenire dal genocidio in corso ai danni dell’indomito, valoroso popolo palestinese, che resiste da 77 anni a ogni umiliazione.

Non possiamo vantarci di infamie come il colonialismo; che qui siano nati la mafia, il fascismo e l’odierna tratta degli schiavi, migrazione forzata, per biechi profitti padronali. Come di politicanti dai repentini voltafaccia dettati da posizioni di convenienza e non di coscienza.

Sembra alquanto contraddittorio e una maledizione, che proprio i popoli e Paesi che in passato hanno sofferto per oppressione e discriminazione, non si facciano problemi a usarla e infliggere ad altri, specie incolpevoli popoli, minoranze politiche ed economiche, le stesse sofferenze. Purtroppo, le civiltà umane sono ancora dentro “l’era predatoria”, una ossessione per ricchezza, proprietà e ceto sociale di prestigio, fondato sul dominio, per cui si può arrivare a sacrificare tutto.

Anche l’Occidente post-democratico, che ama vantarsi dei suoi vuoti “valori”, è genitore, sostenitore e vittima di questo sistema. Apice ed espressione dell’era predatoria: il capitalismo, matrice anche delle due guerre mondiali.

Entro questo contesto è sorto il sionismo, che pur partendo da una speranza/necessità anche legittima, l’ha pervertita in un peggiore colonialismo. Una aberrazione dell’ebraismo che ha anche dialogato con i criminali nazisti per emigrare e creare un suo Stato, basato sul suprematismo etnico-religioso. Un luogo libero dalle popolazioni arabe native come loro e con cui, per secoli, hanno convissuto.

Chi si oppone a questo progetto, è antisionista e non antisemita, come certa poco onorevole classe dirigente già descritta cerca di accusarci. Lo riconoscono anche gli ebrei onesti che da tempo denunciano la loro vergogna per il sionismo e per la politica dello Stato d’Israele. Un’entità che oggi porta in se l’eredità politica nazifascista. Nulla a che vedere con la democrazia, ma totalitarismo genocida.

Antifascisti, politici, giornalisti e attivisti a favore della Palestina, come anche i filosionisti sono a conoscenza del sadismo di questa gente, ebbra di potere ed impunità. Credo che ormai, fermare Israele significa anche e soprattutto ridurre militarmente la sua potenza militare.

Anche perché l’odio accumulato è troppo per credere davvero a uno Stato multiconfessionale civile. Il mondo è sempre più disgustato dalle barbarie di Tel Aviv e mistificanti mass media al loro soldo; la maschera del vittimismo usata per opprimere è caduta.

Per questo Israele andrà ridimensionata e trasformata perché il rischio è che si scateni davvero un antisemitismo di antica radice storica, da parte dei popoli di altre nazioni.

L’Italia è stata anche una terra che ha saputo convivere e imparare dai popoli che l’hanno attraversata; che ha saputo accogliere, dare salvezza, compassione, cooperazione; che ama bellezza e convivialità, che sapeva che la giustizia sta dalla parte dei palestinesi.

Questa è l’Italia giusta: quella della Resistenza, che deve abbattere quella servile, bugiarda, indifferente, meschina e brutale. Recuperare gli ideali socialisti per boicottare e sconfiggere il governo Meloni e Israele, il sionismo come il capitalismo. Prima che la “guerra mondiale a pezzi” giunga a orribili apici di follia.

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