Approvata l’Autonomia Differenziata, due referendum per due Italie è quello che le opposizioni ci stanno preparando ad affrontare. Una confusione oggi non certo necessaria.
Non è certo un caso se, dopo l’approvazione della legge Calderoli, ciò che era latente e solo in parte sussurrato nei corridoi del Consiglio Regionale Emilia Romagna, oggi è evidente. Uguale dicasi per le richieste avanzate dalle Regioni Autonomiste di Lombardia e Veneto.
Con la presentazione in Consiglio Regionale ER di due proposte di quesiti referendari, si è reso ormai pubblico che una parte del Partito Democratico e maggioranza, non solo vicino al ex presidente Stefano Bonaccini ma anche alle economie bipartisan regionali, è in realtà favorevole ad una forma di Autonomia Differenziata.
Un progetto di Autonomia, “secondo PD”, che in realtà non ha nulla in comune al progetto regionalista previsto dalla Costituzione, ma al contrario, è molto più simile alla proposta Leghista che chiede la possibilità e necessità di rimanere agganciati, indipendenti e fuori dalle politiche nazionali, nei confronti dell’Europa. Contemporaneamente però favorevoli a dialogare autonomamente con le economie dei singoli Stati europei ed extraeuropei.
Interessanti ed esaustive le parole di Stefano Bonaccini sul Corriere di Bologna quando afferma che:
“Attenti, se il referendum lo interpreteremo contro l’Autonomia Differenziata in quanto tale, dando l’idea che noi siamo per un nuovo centralismo, non riusciremo a spiegarlo neanche ad alcuni amministratori del Sud d’Italia”
E’ lo stesso deputato Andrea De Maria, resp. del programma del PD Emilia Romagna e alla guida dell’Aria Bonacciniana del partito, che nei giorni scorsi ha rilasciato le seguenti affermazioni:
“La legge Calderoli è sbagliata – ma specifica anche che è possibile – ragionare di un percorso di Autonomia che rafforzi e non indebolisca l’unità nazionale”.
Prova è stata che le regioni Leghiste, Veneto e a cui si sono accodate Lombardia e Piemonte, non si sono fatte attendere e hanno avanzato, subito dopo l’approvazione della legge Calderoli, la richiesta di maggiore autonomia nelle nove materie “non Lep”(1)
In specifico hanno chiesto:
- Organizzazione della giustizia di pace;
- Rapporti internazionali e con l’Ue della Regione;
- Commercio con l’estero;
- Professioni;
- Protezione civile;
- Previdenza complementare e integrativa;
- Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
- Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
- Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
Non solo ma Zaia, rivolgendosi alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una lettera chiede anche di approfondire l’argomento per “i più complessi profili di attribuzione” riguardo le materie “Lep”, oggetto della pre-intesa del 2018 e sostenute anche da Bonaccini e dal Consiglio Regionale ER, specificando che sia necessario concedere alle Regioni, che ne faranno richiesta, anche le:
- Politiche del lavoro;
- Istruzione;
- Salute;
- Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.
E’ Antonio Madera, Portavoce del Comitato Regionale ER per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei Diritti, a ricordarcelo anche nel suo ultimo articolo(2) quando afferma che:
“Bonaccini, bisogna ricordarlo, ci lavora da anni (in quella direzione – ndr). E’ uno dei 3 presidenti che nel 2018 firma le prime bozze per l’Autonomia Differenziata con Gentiloni a Camere sciolte, poi con Conte 1 e 2 e ancora con Draghi che si dimette e gli fa saltare per aria il DDL Gelmini…”
Per chi ha interesse ad approfondire, interessante quanto affermato dalla dottoressa Maria Longo, già magistrato della Procura di Bologna e firmataria della LIP Regione ER, durante la sua esposizione in una conferenza tenuta prima delle elezioni europee.
In quella sede, ha spiegato in modo chiaro, tutti gli aspetti reali e non evidenti dell’avanzata di questo progetto(3). Non tralasciando anche la questione “Presidenzialismo” non oggetto oggi di discussione in questo scritto ma non scevro dall’essere considerato nella discussione.
Evitiamo di attaccare la sinistra di governo che ha attuato la modifica all’articolo V della Costituzione e che anche grazie agli accordi precedentemente firmati nel 2018 tra la regione Emilia Romagna, Veneto e Lombardia ha consentito il percorso di approvazione della legge di Autonomia Differenziata con un atto d’imperio della maggioranza di Governo, perché lo abbiamo già citato in un precedente approfondimento (4) sulla questione Autonomia Differenziata ed Emilia Romagna. Non possiamo però esimerci dall’osservare, praticamente l’inesistente differenza tra i due modelli di proposta, che molti a sinistra hanno volutamente non affrontato durante questi anni.
Una differenza che ora si presenta senza sotterfugi, proprio in quel Consiglio Regionale che, al contrario, avrebbe dovuto discutere la Legge d’Iniziativa Popolare depositata.
Una LIP presentata, con oltre 6000 firme, dal Comitato Regionale ER per il ritiro di ogni Autonomia differenziata che invece, non è ancora stata discussa, anche per furbizia Bonacciniana che mira forse al suo superamento, nonostante l’urgenza politica.
Al contrario, nei prossimi giorni, “il Consiglio Regionale ER si appresta a votare due proposte di quesiti referendari – come ben espresso dal Comunicato Regionale ER (5) per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata – UNO per l’abrogazione integrale della Legge 86/2024 concernente “Disposizioni per l’attuazione dell’AD delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art 116 c 3 Cost.; l’ALTRO per l’abrogazione parziale della medesima legge”.
Un rischio serio per il raggiungimento dell’obiettivo dell’abrogazione della Legge, della futura battaglia “per la conoscenza ed informazione dei cittadini”, obiettivo primario del Comitato ER e per una seria conoscenza del quesito referendario che, nei prossimi mesi, chiamerà a firmare e votare, se accettati, i cittadini italiani.
E’ per questo che, non a caso, si “Ritiene di dover porre l’attenzione sui rischi che la possibile ammissione di entrambi i quesiti possa ingenerare. Innanzi tutto si perderebbe l’immediata comprensione della questione da parte dei cittadini non essendo facilmente intuibili le conseguenze della scelta, cosa necessaria in sede referendaria. In secondo luogo, – prosegue il Comitato ER – si rischierebbe una divisione delle forze che si oppongono all’AD, cosa che potrebbe ostacolare il raggiungimento del quorum”.
Giudicando positiva l’adesione allo schieramento referendario in via di composizione, delle forze politico-sindacali come CGILe UIL o come ARCI e ANPI etc, credo sia oltremodo “Necessario invitare – come espresso a conclusione del comunicato – il Consiglio Regionale/Assemblea Legislativa a sostenere e votare il quesito che prevede l’abrogazione in toto della legge in parola, connotata da principi che confliggono con l’unità nazionale e l’uguaglianza dei diritti, a nostro avviso per ciò stesso inemendabile”
2 – https://www.blog-lavoroesalute.org/il-re-nebbia-dellemilia-romagna/
3 – https://www.youtube.com/watch?v=vIKFEbGh40k&t=1s
4 – https://alkemianews.it/2023/08/02/autonomia-differenziata-una-storia-politica/
5 – https://www.facebook.com/photo/?fbid=792678143077878&set=a.562407636104931&locale=it_IT