AUTONOMIA DIFFERENZIATA E.R: UNA STORIA POLITICA – 1p

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È da tempo che anche in Emilia-Romagna, dove regna la sinistra istituzionale, la richiesta di Autonomia Differenziata è nel programma e nella storia politica del Governo regionale e della sua maggioranza. Una richiesta di maggiore autonomia legislativa adottata anche a seguito e in appoggio al progetto delle regioni amministrate dalla Lega.

Un obiettivo per ora non ancora realizzato ma soprattutto, in questa fase di contestazione al decreto Calderoli, volutamente omesso o nascosto. Non tanto dal presidente Bonaccini che coerentemente non ha mai rinnegato, ma dalla sua maggioranza che pretende e spera di poter sfruttare questo attacco all’ordinamento democratico e costituzionale dello Stato condotto dalle forze indipendentiste della Lega, per ricompattare attorno al PD un’opposizione a questo Governo. Non dimentichiamoci che a breve ci saranno le elezioni amministrative ed europee.

E’ dunque necessario, per meglio comprendere quello che sta succedendo, percorrere cronologicamente la storia politica di questa vicenda, soprattutto per capire anche il perché il “Comitato contro ogni forma di Autonomia Differenziata Emilia Romagna”, è arrivato al punto di proporre una Legge di Iniziativa Popolare (LIP) contro questa decisione regionale (leggi precedente articolo).

All’ombra della pandemia (2020 e 2021) avanza la richiesta di autonomia
Mentre il paese cercava di comprendere l’entità della diffusione del Covid19, in Emilia Romagna il governo regionale nelle segrete e virtuali stanze, proseguiva a tessere trattative per l’attuazione dell’autonomia differenziata.

Un operazione che non poteva sfuggire alla Lega regionale che per reazione e necessaria rivendicazione, a maggio 2020 decide di protocollare l’Atto di Indirizzo 1035 (10) con il quale chiede trasparenza e coinvolgimento degli Enti Locali. Un documento in realtà poi non sostenuto politicamente, non solo per mancanza di forza elettorale ma anche perché, in fondo, il presidente Bonaccini stava lavorando per il medesimo obiettivo.

A dicembre a firma del Comitato Difesa della Costituzione E.R. (CDC) viene presentata in regione, una Petizione Popolare (oggetto 2547 del 20/12/20 – protocollo AL 2020 26644) che copia-incollava un Appello al Presidente della Repubblica. Firmata, questa, dai Presidenti di CDC, ARCI, Fondazione Einaudi, NOstra e Rossana Dettori per la Segreteria Confederale CGIL dalla Segretaria.

L’appello sosteneva di fatto, l’opposizione ad una forma di Autonomia Differenziata regionale “Non solidale“, senza entrare nelle specifiche politiche del significato pratico di quella richiesta. Nulla ovviamente di più facilmente strumentale dal PD, Lista Bonaccini, Lega ed il resto dei componenti dell’Assemblea Legislativa che il 23 giugno 2021 lo pongono in odg in Prima Commissione E-R (10).

La giunta presenta una sua relazione con il sottosegretario Davide Baruffi (10) mentre la Lega chiede la discussione dell’atto di Indirizzo 1035 da un anno abbandonato nei protocolli. 
Il PD lo valuta e decide di proporre un emendamento composto da tre articoli che di fatto, a larga maggioranza compreso quella dell’opposizione, rafforza la richiesta di autonomia differenziata. Gli emendamenti sono approvati all’unanimità, l’Atto di Indirizzo viene approvato con nessun astenuto, 3 voti contrari (Emilia Coraggiosa e Europa Verde) e tutti gli altri a favore.

Nasce di fatto, su questo tema, non solo una nuova maggioranza regionale da “grande coalizione” ma una reciproca corresponsabilità a concedere a Bonaccini, la delega per i negoziati con il governo, escludendo di fatto gli Enti Locali da questo processo di trasformazione istituzionale.

La reazione democratica del Comitato NO AD Emilia Romagna.
Il dado era ormai tratto e il Comitato Regione Emilia-Romagna contro ogni forma di Autonomia Differenziata non poteva che decidere di promuovere una petizione e di mobilitarsi per la raccolta delle firme.

Obiettivo: il ritiro della Risoluzione regionale E.R n.7158 del 18 settembre 2018, l’ultimo atto votato e approvato dall’Assemblea Legislativa, tutt’oggi valido in materia di Autonomia Differenziata, art. 116 comma 3 Cost. e decisiva Risoluzione che delega il Presidente della Giunta E.R. a negoziare le bozze di intesa sulle materie richieste.

Un’azione che gli ha consentito non solo di poter depositare il testo alla Prima Commissione regionale, dichiarata poi ammissibile dall’ufficio della Presidenza dell’Assemblea, ma anche di poter esprimere il dissenso in merito alla pericolosità di tale progetto che doveva essere discusso seriamente, prima mai avvenuto, presso il Consiglio Regionale.

La raccolta iniziò il 25 aprile 2021 al termine del secondo blocco per l’emergenza sanitaria da Covid-19.

I pochi che, in totale rispetto delle normative, si avvicinavano ai nostri banchetti, – ci spiega il portavoce del Comitato Antonio Maderaerano soprattutto stimolati dal nostro manifesto. E non a caso, il ricordo più bello, rimane l’evidente appoggio consolidato di tutti quelli che siamo riusciti ad informare in modo corretto, chiaro e contestualizzato. Anche perché, di contro, resta assurda la questione politica reale che a dispetto della Lombardia e del Veneto amministrata dalla Lega dove si è istituito un referendum, in Emilia-Romagna la decisione di aderire alla proposta di Autonomia Differenziata è stata sostenuta attraverso l’approvazione di una Risoluzione Regionale”.

La petizione però, non ha potuto raggiungere il suo obbiettivo perché il 13 luglio 2022 viene bloccata e resa inoffensiva giuridicamente dalla stessa Commissione regionale E.R. Resa innocua, con vaghe motivazioni, praticamente all’oscuro anche dei quasi 3500 cittadini e cittadine che hanno firmato, raccolto le firme e informato sul progetto che la propria regione portava avanti insieme a Veneto e Lombardia.

Rimane sottinteso che, nel periodo che va dalla presentazione della nostra Petizione nel dicembre del 2021 all’inizio del periodo elettorale per le politiche nazionali dello scorso ottobre, l’onnipotente Presidente Bonaccini ha proseguito imperterrito il percorso verso il progetto Autonomia Differenziata. Il tutto nonostante l’essersi schierato in difesa e vincitore dell’attacco leghista alla nostra regione e grazie al supportato silenzio dei media e dalla assoluta negligenza, in termini di confronto, dei partiti alleati, di opposizione e dei sindacati confederali.

A farne le spese la trasparenza e la gestione delle minime norme di correttezza politica fino ai confini di quella giuridica ed istituzionale. Giochi di parole e ostentazione di potere che stritolano e stanno stritolando qualsiasi forma di democrazia partecipativa.
Prove sono riscontrabili nei verbali dell’attività dell’Assemblea Legislativa dell’E.R.

Quale è stato allora, l’iter della bocciatura della Petizione del Comitato?
Inizio 2022, terza fase della campagna vaccinale mentre scoppia la Guerra in Ucraina.

Bonaccini insensibile a qualsiasi richiesta di confronto pubblico sulla richiesta dell’E.R. di ulteriori e particolari condizioni di autonomia differenziata (come da art. 116 comma 3 Cost.) decide di recarsi in Veneto da Zaia. E’ necessario che l’Emilia Romagna stringa un accordo con Lombardia e Veneto con l’obiettivo di accordarsi per accelerare l’avanzata del progetto autonomista, aumentando la pressione sul presidente del Consiglio Draghi.

L’urgenza nasce dalla necessità per Mr. Bonaccini di chiudere la questione nella legislatura in corso, sfruttando le pre-intese ottenute nel 2019 (la scuola è una delle 15 materie), attraverso l’approvazione di una Legge Quadro che ne regolamenti il percorso d’attuazione. Ovvero che conduca all’approvazione dello “schema definitivo di intesa“ da parte dell’Assemblea Legislativa Regionale. In pratica la ratifica di quanto ottenuto dal Presidente indipendentemente dal parere dell’Assemblea Consigliare. Pena, la sua sfiducia.

Nonostante il DDL Boccia non tracciasse questo percorso, non dettava tempi e modalità come differentemente oggi succede con il DDL Calderoli approvato in Consiglio dei ministri il 2 febbraio 2023.

Per ottenere questo è indispensabile l’appoggio del governatore del Veneto, perché funzionale ad ottenere l’approvazione della proposta Gelmini (11).
Un reciproco aiuto necessario a Zaia e a Bonaccini perchè gli consente di ottenere il duplice risultato dell’Autonomia regionale, mantenendo però un’immagine pubblica di finta differenziazione e di rispetto del testo costituzionale.

È il 1° aprile 2022 a Modena che Bonaccini, durante un convegno della BPER Banca, incontra la Ministra Gelmini.
Nella discussione incentrata sulla AD i due non si risparmiano amorevoli fendenti che, oltre a galvanizzare la platea, la confondono accentrando il dibattito solo sulla differenza tra le 23 materie proposte da Zaia e Fontana e quella emiliano-romagnola a 15 materie +1. Comprensiva, quest’ultima, anche della governance degli enti locali (che i leghisti non chiedono). 15 materie che, articolate in ulteriori sotto materie, eguagliano di fatto la proposta del collega veneto e lombardo.

Consigliamo, a tale proposito, la consultazione della relazione del Prof. Francesco Pallante (8) , o la visione dell’incontro con il nostro Comitato regionale E.R (9).

La mossa del Cavallo
Inutile la Petizione e si prosegue con il progetto dell’autonomia

Interessante è comprendere come la Giunta Bonaccini e la sua maggioranza sia riuscita ad eludere la discussione sulla Petizione, distinguersi dai leghisti e proseguire nel suo progetto di Autonomia Differenziata. Perchè il Presidente dell’Emilia-Romagna, se vuole concludere il suo progetto entro la legislatura, ha la necessitò di risolvere due grossi problemi:

  1. Il rapporto con la FLC CGIL;
  2. Distinguersi dal progetto indipendentista della Lega eludendo al pubblico possibili e pericolosi connubi e mantenendo integro il suo rapporto regionale con il proprio elettorato.

Il primo Bonaccini lo risolve con il più classico modus operandi. Ovvero, cercando di dimostrare che “solo la sua AD è corretta“ perché non chiederà “1 euro in più allo Stato“. Inoltre, pur di raggiungere a breve l’obiettivo, promette di non toccare la scuola se questa può causare il ritardo dell’approvazione della tanto auspicata Legge Quadro.

Per quanto riguarda l’operazione mediatica rivolta al mantenimento del suo serbatoio elettorale regionale e alla sua volontà di distinguersi dalla Lega, non gli resta che aggrapparsi alla necessità di contrastare la possibile avanzata leghista e FdI anche nella nostra regione, accreditandosi una invera differenza che gli permetterebbe di salvare la sua proposta e contemporaneamente l’onore della “Sinistra“ di governo.

Del resto, niente o poco, in questa regione, viene approfondito e la fiducia conformista riposta nel “partito di governo regionale” permette che tutto prosegua e scivoli via nel silenzio. Come se, per il popolo emiliano romagnolo, le difficoltà quotidiane rappresentate dalla possibile guerra e dalle alte bollette, siano atte a distrarre o a rendere prioritarie queste azioni. Ma soprattutto, che tutto questo non abbia nulla a che vedere su ciò che potrebbe accadere nel caso venga approvato con successo il progetto di Autonomia Differenziata.

Il tempo passa e proprio quando il momento è politicamente più favorevole, la Lega ER, il 17 marzo 2022, chiede un’Assemblea Legislativa straordinaria e mette in OdG l’Atto di Indirizzo 4910, a prima firma Facci ( Lega ) (1), dove prova a costringere Bonaccini:

“… a continuare il percorso sull’autonomia differenziata, confermando tutti i propri precedenti atti di indirizzo in materia, con la richiesta a Governo e Parlamento di una accelerazione dell’iter di completamento del progetto di autonomia avviato fin dal 2017.”

In più ribadisce la necessità di coinvolgere gli enti locali. Ovvero chiede alla giunta regionale, di agire in modo da comunicare alle cittadine ed ai cittadini, l’avanzare e il sostegno politico a tale progetto, anche attraverso il coinvolgimento delle proprie amministrazioni locali.

A questo punto il presidente Bonaccini è imprigionato tra la necessità di avanzare e concludere con la sua proposta di Autonomia Differenziata e concedere una doppia vittoria politica alla Lega, praticamente abbracciandone il percorso e le ragioni.

Emblematica, infatti, la Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art. 76 del Regolamento dell’Assemblea”, su: “Autonomia differenziata: Art. 116, comma 3 della Costituzione del 28 aprile 2022” (2), dove il Presidente Bonaccini, ribadisce la necessità di chiudere con una legge quadro e di espungere la scuola dalle materie richieste.

Ad andare in suo soccorso o così ci piacerebbe credere, ci pensa la Consigliera Zappaterra (PD) che annuncia l’aver presentato l’Atto di Indirizzo ogg 5117 (3).

Non a caso nell’Atto di Indirizzo 5117 si ribadisce:
…a fronte del mutato contesto sociale ed economico si ritiene pertanto che, alla luce di questo quadro, debbano essere rivalutati gli ordini di priorità e le misure più efficaci per meglio corrispondere ai bisogni della propria comunità per approntare le soluzioni più idonee e coerenti a realizzare una forma coerente e solidale di regionalismo differenziato, anche mediante un aggiornamento delle funzioni, dei compiti e delle materie oggetto dell’iniziativa regionale; (…) impegna la giunta ed il suo Presidente a:
– Contribuire, d’intesa col Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, a disciplinare in una legge-quadro un procedimento attuativo del dettato costituzionale dell’art. 116, comma III, della Costituzione che garantisca un adeguato coinvolgimento del Parlamento sin dalla fase negoziale volta alla determinazione dei contenuti dell’Intesa fra il Governo e la Regione, con una chiara identificazione preventiva delle condizioni di devoluzione cui Governo e Regioni dovranno attenersi fedelmente in una logica di leale collaborazione;
– Contribuire, d’intesa col Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla definizione dei LEP;
– Aggiornare la propria proposta di autonomia alla luce del mutato contesto economico, sociale e politico, dando priorità alle competenze e alle funzioni più idonee a migliorare la capacità di governance del sistema territoriale nel suo complesso, ad incrementare l’efficacia delle politiche sul territorio e a potenziare gli strumenti di semplificazione, programmazione e investimento, rispetto invece a quelle materie che, per complessità, delicatezza e possibile impatto finanziario, hanno sin qui impedito di addivenire ad una soluzione positiva (come peraltro indicato dalla Relazione del “Gruppo di lavoro sul regionalismo differenziato istituito dalla Ministra per gli Affari Regionali); in questo senso si ritiene di espungere dalle materie precedentemente attivate quella dell’istruzione;
– Garantire la partecipazione costante al percorso delle commissioni assembleari competenti, anche con riferimento all’eventuale ridefinizione delle materie oggetto della proposta;
– Garantire altresì la partecipazione costante degli Enti Locali e delle forze economiche e sociali firmatarie del Patto per il lavoro e per il clima;
– Assicurare il pieno coinvolgimento di questa Assemblea;
– Ricercare, d’intesa col Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, soluzioni procedimentali che assicurino e valorizzino il ruolo del Parlamento sin dalla fase negoziale volta a determinare i contenuti dell’Intesa tra Governo e Regione, al fine di consentire la definizione condivisa ex ante del contenuto dell’Intesa stessa, garantendone così infine l’approvazione con legge a maggioranza qualificata”.

Nella sostanza con l’Atto di indirizzo 5117 Bonaccini si propone come paladino del coinvolgimento pieno del Parlamento sin dai primi passi, degli enti locali, della ricerca della maggioranza qualificata per le intese ecc.

Questo spiazza la Lega e si arriva, a fine mattina del 28 aprile, con la Consigliera Zappaterra che propone di rinviare la discussione dei due atti di indirizzo a data successiva perchè tutti possano leggere “anche il suo appena depositato”.

La discussione prosegue senza consistenza e decisioni concrete. Così nel turpiloquio politico, la seduta si chiude senza che nulla venga votato, lasciando come unico atto ancora valido, la Risoluzione n.7158 del 18 settembre 2018. Proprio quella che dava mandato al presidente della Giunta a negoziare ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e sulle pre-intese raggiunte nel 2019. Le stesse che, così facendo, saranno ritenute ancora valide grazie all’art 10 del DDL Calderoli approvato dal CdM il 2 febbraio 2023 (4).

Comunque, da quel 28 aprile chiunque chieda cosa sia stato fissato in termini di cambiamento, ottiene risposte verbali aleatorie, rimandi a principi d’intesa, ma non trova atti scritti ed approvati.

I due Atti di Indirizzo vengono come congelati e nonostante siano stati inseriti all’OdG per la seduta del 14 giugno 2022, vengono nuovamente rinviati.

(continua 2°p.) 

* cronologia realizzata con la fondamentale collaborazione di Antonio Madera portavoce del Comitato regionale No AD Emilia Romagna.

Link:

1 – (Atto di indirizzo Lega ogg 4910 ass 139 28 aprile 2022)

2 – (Processo verbale seduta 139 con oggetto 5090)

3 – (Atto di indirizzo 5117 ass 28 aprile 2022)

4 – (Risoluzione 7158 18 settembre 2018)

5 – (Processo verbale 1a commissione 13, 07, 2022 petizione popolar)

6 – Proc, verbale sed. 158 del 27/07/22 antimeridiana

7 – Proc. Verbale seduta n.159 pomeridiana 27/07/22

8 – Relazione Prof. Francesco Pallante

9 – Incontro con il Prof. Francesco Pallante sulle bozze di intesa del 2019

10 – Processo verbale 1° commissione con relazione Baruffi

11 – Testo DDL Gelmini