SABRA E SHATILA, DELEGAZIONE IN LIBANO PER I RIFUGIATI PALESTINESI

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Nonostante il genocidio e la pulizia etnica in corso a Gaza e in Cisgiordania e i bombardamenti in tutto il Medioriente da parte di Israele, anche quest’anno, come ormai da oltre 23 anni, una delegazione dell’associazione “Per non dimenticare – odv” si recherà in Libano per commemorare la strage di Sabra e Chatila e portare solidarietà ai rifugiati palestinesi presenti negli oltre 12 campi profughi disseminati sul territorio.

L’Associazione, già Comitato, è stata fondata dal giornalista de Il Manifesto, Stefano Chiarini con l’intento di impedire la cancellazione dalla memoria collettiva della strage di Sabra e Chatila avvenuta nel 1982. Primo tentativo in Libano di applicare la “soluzione finale”: ovvero lo sterminio nei confronti del popolo palestinese. Una strage che ha visto la collaborazione dell’allora ministro della Difesa israeliano Ariel Sharon, con la fattiva collaborazione delle milizie falangiste libanesi (cristiane-maronite).

Per questo – afferma il portavoce della delegazione – rimane fondamentale ricordare l’estrema efferatezza, come oggi sta avvenendo a Gaza, con cui sono state trucidate quelle famiglie indifese e residenti nei due poverissimi campi profughi di Sabra e Shatila, alla periferia sud della capitale Beirut. Un esempio che ben identifica e smaschera chi, con falsità intellettuale, attribuisce ai fatti del 7 ottobre 2023 l’inizio di questa nuova Nakba del popolo palestinese”.

Un’azione di “difesa israeliana” pericolosa proprio perché violentemente sferrata attraverso l’allargamento del genocidio in corso a Gaza anche ai paesi loro confinanti, come il Libano e la Siria. Una minaccia che Stefano Chiarini, a cui è dedicato dalla sua prematura scomparsa anche un premio che si svolgerà a Modena dal 3 al 5 ottobre, aveva ben compreso ancor prima dell’invasione israeliana, poi respinta dalle forze di Hezbollah, del 2006.

Già da tempo l’associazione “Per non dimenticare” ha denunciato il drammatico status di profugo palestinese rifugiato da ben 77 anni in Libano – prosegue il portavoce – che resta una terribile realtà del nostro tempo e che l’Occidente tenta di affrontare solo con politiche di emergenza, o non opponendosi in modo serio e in difesa del Diritto Internazionale e non opponendosi al ritorno della guerra di aggressione come strumento di sopraffazione e dominio. Una volontà di sopraffazione, quanto mai impersonificata dalla violenza espansionistica e coloniale israeliana. Azione che anche nel sud del Libano, vede l’IDF impegnato a cacciare dalle loro case i residenti libanesi per fare posto ad un nuovo e dominante Stato ebraico”.

I palestinesi in Libano non hanno mai chiesto la naturalizzazione ma il ritorno nella loro terra e questo li ha costretto negli anni a vivere come ospiti non graditi e senza diritti. A questo dobbiamo aggiungere che la crisi economica mondiale, ha avuto effetti terribili sulle fasce più povere e sui cittadini libanesi, situazione, anche a causa delle guerre in atto, che ha trasformano il vivere quotidiano, una tragedia di portata storica.

E’ proprio su questi principi che oggi la delegazione ha deciso, nonostante il pericolo di attacchi israeliani sul Libano ancora in corso, di esprimere con la propria presenza. Una settimana di solidarietà alla causa palestinese per gli oltre 500mila (su circa cinque milioni di profughi palestinesi in giro per il mondo) che vivono nel piccolo stato libanese.

Unita a quelle di altri paesi, la delegazione italiana visiterà le case dei rifugiati, incontrerà le autorità politiche e istituzionali e parteciperà agli eventi e alle manifestazioni organizzate per ricordare le vittime di allora e quelle di oggi. Una testimonianza attiva per testimoniare che “La storia palestinese non può e non finirà con il genocidio in corso, dentro e fuori i confini di Palestina”.