41 ANNI DALLA STRAGE DI SABRA E CHATILA IN LIBANO

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L’associazione italiana “Per non dimenticare”, a 41 anni dalla strage di Sabra e Chatila è tornata in Libano, per partecipare alla giornata del ricordo presso il Centro Culturale del Comune di Al-Ghobeiry.

Sono trascorsi ben 41 anni da quelle tremende giornate del 1982 dove furono massacrati migliaia di rifugiati palestinesi e civili libanesi. La maggior parte dei residenti dei campi erano famiglie di rifugiati indigeni palestinesi che erano stati già sottoposti ad una pulizia etnica sistematica con esproprio di case e terreni da parte delle milizie sioniste. (Nakba 1948)

Un tempo in cui nulla si è fatto per poter comprendere e rendere verità al mondo.

Perché allora questa barbara vendetta fascista nei campi di Sabra e Chatila?

Sabra e Chatila vennero scelte come ritorsione perchè in questi quartieri viveva e vive l’anima e il corpo di una parte importante di quel popolo palestinese che, più di altri, ha vissuto il dramma di una diaspora cruenta. Una diaspora attiva, operosa, mai umiliata, quindi una forza che costituisce l’anima rivoluzionaria del popolo palestinese, da cui trae energia l’OLP.

A Sabra e Chatila si è sparato, sgozzato, sventrato senza nessuna selezione con il solo obiettivo di liquidare una comunità.

   

Sabra e Chatila è sempre lì per i profughi dei campi in Libano, sempre lontani dalla loro patria, costretti a vivere in condizioni disumane in un paese dove non possono neppure lavorare o possedere alcuna proprietà, sempre più dimenticati da tutti.

Sabra e Chatila è sempre lì anche per i mandanti del massacro, considerati da tante persone in tutto il mondo, anche se non ancora dai tribunali internazionali, dei criminali di guerra.

Sabra e Chatila è sempre lì per tanti, giornalisti, intellettuali, giuristi, avvocati, in Occidente, che non hanno mai smesso di lottare per arrivare ad una giustizia.

Sabra e Chatila è sempre lì per tanti medici, infermieri stranieri volontari che furono testimoni di quel inferno, come la Dottoressa della Malaysia Ang Swee Chai e l’infermiera ebrea americana Elen Siegel.

Sabra e Chatila è sempre lì anche per noi, del Comitato “Per non dimenticare”, che non abbiamo mai smesso, nell’anniversario del massacro, di venire in Libano a portare un fiore su quelle tombe.

Sabra e Chatila è sempre lì come una macchia sulla moralità della comunità internazionale.

Per tutto questo, è importante ricordare e denunciare il grande silenzio che regna intorno alla vita dei rifugiati palestinesi.

Per i sopravvissuti di Sabra e Chatila il massacro non rappresenta solo la perdita di uno o più familiari, ma è anche il momento in cui si sono sentiti umiliati dalla comunità internazionale, perché, dopo 41 anni, non è stata in grado di giungere a nessuna condanna precisa, senza nessuna giustizia e nessun tipo di risarcimento.

Essere, quindi, presenti alla cerimonia di commemorazione della strage, è per noi non solo molto importante ma anche un atto dovuto alla memoria di tutti quei corpi orribilmente uccisi.

Ogni anno ripetiamo insieme questo rito.

Ogni anno è sempre emozionante rivedere i volti amici di tante persone.


Arrivo sempre correndo dentro il il Centro Culturale, ma poi, con il cuore in ansia, scruto tutti i volti dei presenti, donne, ragazze, bambini, uomini, con le loro kefiah e bandierine, per trovare tutte le persone conosciute negli anni precedenti.
E’ estremamente emozionante rivedersi, dopo un anno! Non mancano abbracci, carezze e baci.
Anno dopo anno, si vedono i cambiamenti: i bambini crescono, gli adulti invecchiano, ma la felicità di ritrovarsi fa quasi dissolvere, come neve al sole, la sofferenza per la situazione in cui vivono.
Non si vorrebbe mai lasciarli, e allora, subentra la rabbia nei confronti di tutti quelli che, senza nessuno scrupolo, giocano sulla pelle di queste persone. Ma queste persone esistono e non sono numeri sulla carta, non sono invisibili, e meritano di avere tutti i diritti di poter vivere una vita almeno dignitosa.

Lasciati momentaneamente i saluti e gli abbracci, la cerimonia ha inizio.

Sono presenti vari componenti di tutti i partiti libanesi, gli ambasciatori della Palestina, associazioni locali e internazionali, le scuole e i familiari delle vittime della strage. Per questa occasione è presente anche un’importante figura del partito di Hezbollah: il vice del Segretario del partito sciita, Hassan Nasrallah.

La celebrazione inizia con gli inni nazionali libanese e palestinese. Si susseguono poi gli interventi di un rappresentante delle famiglie dei martiri della strage, dell’Ambasciatore palestinese in Libano, della resistenza del partito di Hezbollah, del Sindaco di Al Ghobeiry e delle delegazioni straniere.

Il Sindaco di Al Ghobeiry, Hajj Maen Al-Khalil, inizia il suo discorso, come aveva anticipato nel nostro precedente incontro, puntualizzando il concetto dei diritti umani che il popolo palestinese non ha mai avuto e che, per questo, “continueremo a chiedere giustizia per i nostri martiri”.

Prosegue citando le difficoltà dell’Agenzia Onu dell’Unrwa di sostenere economicamente gli aiuti al popolo palestinese nei campi. I pagamenti da parte dei paesi donatori sono in netto calo, perché si trovano sotto pressione da parte di Stati filosionisti per indurli a non versare più i consueti contributi. L’Unrwa così non è più in grado di erogare i soliti servizi sociali, come per esempio quelli sanitari e dell’istruzione
“Oggi possiamo dire che l’Unrwa ha cominciato a diminuire le sue responsabilità nell’erogare i servizi, è quindi diventata complice dell’uccisione dei palestinesi e della fine del Diritto al Ritorno”.

Altro punto importante che il Sindaco sottolinea è quello legato al problema del terreno su cui si trova la fossa comune dei martiri di Sabra e Chatila.
“E’ importante che quel luogo rimanga com’è ora, in quanto rappresenta il massacro e le sue vittime. Dal 2019, abbiamo portato a tutti i dibattiti questo problema, perché il proprietario del terreno lo vuole vendere. Tutto questo fa parte del tentativo di cancellare i campi profughi e la questione palestinese. La responsabilità è così lasciata ricadere sulle autorità libanesi e palestinesi”.

E’ stata quindi costituita un’associazione che si chiama “Sabra e Chatila 1982” con l’obiettivo di acquistare questo terreno affinché non sia venduto. La raccolta fondi è individuale e in contanti, in quanto nessuna banca libanese ha concesso un conto corrente per raccogliere i fondi. Ad oggi sono stati raccolti 10.000 dollari ma l’obiettivo finale è di 1.500.000 . Questa cifra in realtà, non è alta, se si considera che è per la causa palestinese, una causa molto importante e conosciuta, ma nessun ente o istituzione ufficiale ha voluto dare un piccolo contributo. E’ per questo che “..nelle prossime settimane, partirà una raccolta fondi porta a porta, andremo nelle scuole, nelle strade, nelle moschee, a chiedere ad ogni cittadino una donazione”.
“La vittoria arriva con la pazienza”.

ASCOLTA IL SUO INTERVENTO TRADOTTO: 

Dopo l’intervento del Sindaco, sono saliti sul palco il vice segretario del partito Hezbollah e il portavoce dell’Ambasciata palestinese in Libano.

Il rappresentante del partito di Hezbollah, Naeem Kassemper prima cosa, ricorda il massacro di Sabra e Chatila, indicando gli israeliani e i suoi collaboratori in Libano, come i responsabili del massacro. Veri “criminali di guerra”. Sottolinea che “questi” non rappresentano però il Libano, e che ci sono molte altre persone che sono con il popolo palestinese e con la loro causa. Il tema principale, molto importante che il vice segretario affronta è quello della Resistenza.

Una resistenza vera ed attuata per poter combattere contro un nemico forte. Anche perché, tutte le soluzioni politiche che sono state utilizzate non hanno portato a nessun risultato. Solo la Resistenza, invece, è in grado di farlo.
In un passaggio cita anche l’importanza della resistenza capeggiata dalla Repubblica islamica dell’Iran. Una resistenza che deve essere sempre più forte e più armata. Solo così sarà possibile combattere e sconfiggere Israele e liberare la Palestina.

ASCOLTA IL SUNTO DEL SUO INTERVENTO TRADOTTO: 

Il portavoce dell’Ambasciata palestinese in Libano, Fathi Abu el Aradat, in risposta all’intervento precedente del vice segretario del partito di Hezbollah, afferma che la Resistenza è un diritto per tutti e che la lotta armata è stata considerata, già nel 1974 dal Consiglio Nazionale Palestinese, come uno dei modi per liberare il territorio palestinese.
Ricorda che gli autori criminali del massacro non sono mai stati portati davanti ad un tribunale internazionale e che, per questo, bisogna fare il possibile per riuscire in questo intento.

Risponde anche al Sindaco per quanto riguarda il problema del terreno della fossa comune del massacro di Sabra e Chatila. Afferma che come Ambasciata e come palestinesi, stanno lavorando per coprire se non tutto l’importo, almeno una parte cospicua della somma necessaria per l’acquisto del terreno.

Cita anche i continui attacchi ai fratelli siriani da parte di Israele e di altre forze politiche e dichiarandosi contro il terrorismo, arriva a parlare della tragica situazione del campo di Ein el-Hiweh a Sidone. Afferma che come organizzazione politica sono d’accordo sui quattro punti concordati per uscire da questa crisi.

Conclude il suo discorso, ritornando sul tema della Resistenza. E’ vero che sono tutti d’accordo con l’uso delle armi e della lotta armata, ma bisogna anche però sapere in quale direzione si vuole andare e a chi dare le armi. Perchè le armi devono essere usate contro l’occupazione.

ASCOLTA IL SUO INTERVENTO TRADOTTO:

In seguito sono intervenute anche le due delegazioni internazionali: Mirca Garuti per il Comitato italiano “Per non dimenticare Sabra e Chatila” e quello della Dottoressa Ang Swee Chai.

ASCOLTA L’INTERVENTO DI MIRCA GARUTI DEL COMITATO: 

LEGGI L’INTERVENTO DELLA DOTT.SA SWEE: 

Al termine della cerimonia presso il Centro Culturale del Comune di Al-Ghobeiry, parte il corteo per raggiungere il mausoleo di Chatila, tra il suono di cornamuse e tamburi e lo sventolio di tante bandiere palestinesi.
Partecipano alla manifestazione, i rappresentanti delle varie organizzazioni politiche palestinesi e libanesi, le ragazze, i ragazzi e i tanti abitanti dei vari campi profughi, i pionieri della Croce Rossa palestinese, fotografi, giornalisti e le varie organizzazioni internazionali.

Siamo in tanti in quel luogo della memoria, sotto un sole cocente, alla ricerca di volti amici, di abbracci, per non sentirsi troppo soli, nel ricordare chi non c’è più, ucciso nel modo più terribile che il mondo conosca.

I bambini corrono, sorridono, si mettono in posa, vogliono fotografie mentre sollevano due dita in segno di vittoria. Oggi, per loro, è un giorno di festa. Non sono più soli e c’è tanta gente che si ricorderà di loro, portandosi anche a casa un’immagine fissata nel suo cellulare o imprigionata in una macchina fotografica.

Per una volta, lasciamoli sognare!

Il mondo si ricorderà dei loro sorrisi.

La memoria è la salvaguardia dell’esistenza dei popoli!