Il 19 dicembre 2025, si è svolto in Regione ER un proficuo confronto tra il Comitato regionale contro ogni autonomia differenziata e i capigruppo della maggioranza consiliare regionale. E’ stata l’Assemblea nazionale dei Comitati e del Tavolo contro ogni AD, a decidere di svolgere in contemporanea e in molte altre regioni, analoghe iniziative e presidi. Obiettivo era dare un forte segnale di avversione alle scelte governative.
Durante l’incontro, tenuto a seguito di un presidio organizzato, i rappresentanti del Comitato regionale contro ogni autonomia differenziata hanno consegnato e presentato un documento con il quale si è denunciata la gravissima congiuntura istituzionale data dalla forte accelerazione impressa dal Governo al disgregante progetto di autonomia differenziata (1).
Ai Consiglieri capigruppo del Consiglio Regionale Emilia Romagna, i rappresentati del Comitato hanno ratificato quanto da tempo sostenuto (2).
Ovvero, il serio pericolo costituito dalla non casuale coincidenza dell’avvenuta sottoscrizione, da parte del ministro Calderoli e quattro Regioni (Veneto, Lombardia, Liguria, Piemonte), di altrettante pre-intese dirette all’attuazione dell’AD e l’inserimento nella legge di bilancio degli artt. 123-128 sui LEP.
“Sia il testo delle pre-intese che le norme sui Lep nella legge di bilancio – affermano durante il loro presidio davanti al palazzo della Regione ER – non tengono conto e si discostano in modo determinante dall’interpretazione costituzionalmente compatibile dell’AD, data dalla sentenza 192/2025 della Corte Costituzionale”.
È necessario, come più volte ribadito anche nei nostri articoli, che la Regione non sottovaluti il danno derivante da squilibri tra una regione e l’altra e la ricaduta sui propri cittadini riguardo alla garanzia di uguaglianza dei diritti civili e sociali.
“La Regione valuti di conseguenza e con estremo rigore, la possibilità al momento opportuno di ricorrere alla Corte Costituzionale, unico strumento per contrastare l’introduzione nell’ordinamento di discipline discriminatorie”.
Il Comitato Regionale contro ogni Autonomia Differenziata, riferisce che dai consiglieri regionali “sono state espresse la stesse preoccupazioni e assicurata la massima attenzione riguardo alla presentazione di un eventuale ricorso alla Consulta.
Nell’occasione dell’incontro è stata “altresì ribadita la volontà della regione di non richiedere ulteriori forme di autonomia differenziata, volontà che sarà esplicitata in un atto formale che sarà approvato il 23 dicembre”.
Verificheremo se questo avverrà e se “l’impegno a continuare il dialogo intrapreso” sarà mantenuto. Già precedentemente la coalizione di maggioranza in regione si era espressa apertamente contro la proposta di legge Calderoli, non ritirando però il suo accordo “di pre-intese” firmato dal presidente Bonacini, con Veneto e Lombardia.
Del resto sono proprio i Comitati per il Ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti, ad affermare che:
“Mentre tutto intorno tace, non cessiamo d’informare, denunciare, mobilitare per ostacolare e bloccare la folle corsa attraverso la quale il Governo e il ministro Calderoli – bruciando le tappe e sconfessando la sentenza 192/24 della Corte Costituzionale – stanno portando a compimento il progetto eversivo dell’Autonomia Differenziata”.

Entro il 31 dicembre, verranno ratificati definitivamente gli accordi di Veneto, Lombardia, Liguria (3) e Piemonte per l’applicazione dell’Autonomia Differenziata relativamente a Protezione Civile, Professioni (albi professionali, esami, compensi), Previdenza complementare e integrativa, Coordinamento della finanza pubblica in materia sanitaria.
“Inoltre – affermano i Comitati – la scorciatoia del collegamento alla legge di Bilancio del ddl Calderoli renderà il percorso di quel provvedimento più agevole e semplificato; al termine di esso potranno essere firmate le intese con le Regioni interessate ad acquisire potestà legislativa esclusiva sulle materie desiderate”.
Va fermata, per l’ennesima volta, la folle corsa del ministro Calderoli verso la disgregazione della Repubblica. E sarà possibile farlo solo se la Corte eserciterà il suo potere; le forze politiche di opposizione, sindacati, associazioni, movimenti, cittadine e cittadini aumenteranno le mobilitazioni.
Chi ha a cuore l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, non può e non deve accettare passivamente questa deriva separatista camuffata da sicurezza e maggiore efficienza dei servizi sociali.


