Joe Strummer ci lasciava 19 anni fa. Era il 22 dicembre 2002 e proprio per ricordarlo, ho deciso di dedicargli questo scritto. A lui e al suo gruppo musicale i Clash. Non erano solo un gruppo e Joe un cantante e un eccellente interprete. Sono stati l’emblema di un periodo storico che non tornerà mai più. Almeno in quella forma e con quella speranza rivendicativa che ha incarnato un’intera generazione. La musica e il linguaggio anche del corpo, come strumento di dissenso e opposizione alla dilagante omologazione culturale e approfittatrice che cominciava a dominare le nostre vite.
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“Cos’hai stasera?…Non volevi venire qui? Bastava dirlo! Oggi è il primo venerdì del nuovo anno e avremmo potuto fare altro.”
“No …va bene…qui va bene. Non ti preoccupare, Katy, va pure in pista…ti raggiungo subito.”
“Cazzo Albe, ti avevo detto di aspettare a fumare, sino a quando non saremmo entrati nel locale. C’è mancato poco che non ci lasciassero entrare”.
“Non è questo…non c’entra nulla…non è da ieri che fumo…. E’ che stasera sono un po’ in paranoia”. Lei sbuffa annoiata ciondolando la testa.
“Va in pista che poi ti raggiungo, dai! Non senti? Stanno suonando “Hall of mirrors” di Siouxsie & Banshees.
Come tutti i venerdì sera sono qui seduto a guardarla ballare. Non so perché continuo a venire in questo locale. Saranno forse i suoi vecchi divanetti blu, sfondati dal solito abbandono dopo un interminabile sballo, consumati dal passionale rotolio tra corpi amanti di cui non si conosce il nome. Ormai non reggo più questo ambiente ma, continuo comunque a venire qui. Imperterrito senza pensare a nessun altro posto che a questo.
Sarà perché solo qui riesco a sentire questa musica che ormai più nessuno suona. Solo qui mi sento avvolto dal ritmo incessante e riesco a veder materializzarsi la musica sul suo corpo mentre, volteggiando nell’aria, i lunghi capelli lisci e neri sembrano abbracciarla. Coccolarla, proteggerla.
Katy ha ragione, forse oggi avrei fatto bene a non venire, ma oggi è il primo dopo la sua morte. Per qualcuno dell’età di Kety questa scomparsa può passare inosservata oppure accolta come “un altro vecchio grande del Rock che se ne va” ma, non per me. Non per uno che canta ancora, come inno alla libertà, i migliori pezzi di “Sandinista”.
Oggi non potevo restare a casa, chiuso in una stanza con i miei dischi. Sarebbe stato ancora peggio. Stravolto e in completa paranoia per l’ennesimo sballo consumato sul letto e “London calling” suonato al massimo per scaldarne la gelida atmosfera; un vortice di ricordi e sensazioni che solo con “Give’em enough rope” avrebbe potuto assopirsi.
Pensieri e ricordi di quel lontano 1980 quando al Vigorelli a Milano suonasti, insieme a tuoi Clash con tutta la tua forza, mentre fuori dei cancelli, i tuoi fans militanti, ingaggiavano scontri con la polizia in stato di guerra. Non rimpiango quegli anni, ma mi manca il tuo rock. Il rock di Joe Strummer, di un militante che aveva conservato le chiavi del proprio passato per rimanere sino in fondo, un uomo libero.
Continuo a guardarla ballare in mezzo alla pista mentre, illuminato da luci intermittenti, spicca il suo pallido viso. Amo quel volto di bambina su cui uno scuro rossetto e una marcata matita nera attorno gli occhi, ne aumentano il fascino e la pericolosità. Un immagine teneramente aggressiva che a volte, senza il benché minimo contenimento, reagiva contro giovani abbordaggi alle prime armi.
Alcuni sono gli anni di vita e non solo anagrafici, che ci dividono, come molti sono i brani e le musiche che lungo il mio percorso ho incontrato. Forse è proprio per questo che provo piacere nel guardarla, toccarla, ascoltarla. Non posso più fare a meno del suo sorriso e della sua voglia di vita. Forse è proprio quel corpo slanciato e sensuale di donna che riesce a travolgermi, pulito da ogni alchimia, in una libera e impronunziabile vitalità.
Lei, in fondo, è la mia droga migliore e fin che durano, voglio godermi i suoi effetti, la sua voglia di trasgressività e di rivolta che in troppi, hanno rinunciato ad ascoltare.
Dedicato a Joe Strummer, morto il 22 dicembre 2002
LINK: https://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Strummer