GAZA STORIA 5: LA VITA NEL CUORE DELLA MORTE

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Nel venticinquesimo giorno di aggressione alla Striscia di Gaza, continuiamo, con la vita nel cuore della morte, il lungo viaggio alla ricerca di un luogo sicuro dentro o fuori la nostra casa.

Leggi “Gaza Storia 4” 

3 novembre 2023
Oggi è Venerdì Santo.

Il mio nome è Naheel e ho ventotto anni. Non so quanto tempo mi rimanga da vivere, prima che la mia missione in questa vita finisca. Vorrei raccontarvi una parte della mia storia, prima che io non ci sia più.

Oggi è il ventottesimo giorno di attacchi su Gaza. È come se ogni anno della mia vita corrispondesse a un giorno di guerra.

Io e la mia famiglia siamo passati attraverso molte notti brutali e di solitudine e abbiamo subito danni alle nostre case per gli incessanti e pesanti bombardamenti. Abbiamo scelto di rimanere e morire con dignità nelle nostre case, in luoghi che non siamo certi che siano più o meno sicuri… persone vengono prese di mira nelle scuole, negli ospedali, nelle panetterie, negli edifici e nelle “aree sicure”.

Il venticinquesimo giorno, però, non avevo previsto la perdita della mia migliore amica, mia sorella e compagna di sfide, di lotta e di lavoro umanitario. Il suo nome era Nisreen.

Il mio telefono ha suonato.
Qualcuno ha detto: “La tua amica, Nisreen, adesso si trova sotto le macerie ed è rimasta dispersa per un giorno e mezzo, non hanno potuto tirarla fuori…!”
Non è vero! E’ uno scherzo!”, ho risposto.
Sono rimasta paralizzata e ancora non ci posso credere. Sono rimasta a letto. Non riuscivo a respirare. Mi sentivo soffocare. Mi chiedevo ogni secondo se la mia amica fosse ancora in vita…!!
Ero piena di speranza e consolata pensando che sarebbe sopravvissuta. Dopo due giorni di impotenza, in cui ho pensato tanto, mi hanno detto: “Siamo riusciti a tirare fuori la tua amica morta, insieme a tutti i membri della sua famiglia.”

La mia amica e la sua famiglia erano state totalmente spazzate via. E’ stata cancellata come se non fosse mai esistita.
La sua famiglia era ambiziosa e amante della vita, come la mia.
Che cos’è questo dolore profondo?

Ho perso la mia compagna di ambizioni e battaglie. Come farò a riprendere il mio dottorato senza di lei, se il mio destino sarà di vivere?? Prima della guerra, Nisreen stava finendo la sua tesi, preparandosi per discuterla e per il suo matrimonio.
Da allora, ogni giorno guardo le nostre foto e l’album dei ricordi. Il mio cuore sanguina dal dolore. Dico a me stessa: “no, non è morta, è solo un incubo e mi risveglierò da tutto questo. Devo risvegliarmi. La mia amica ha ancora molto da dare alla vita e alla nostra amicizia…” Avrei preferito essere morta piuttosto che sopportare il dolore di questa perdita. Chissà quando perderò l’album delle foto e ogni ricordo che custodisco nella mia casa…

In quel giorno barbaro e di impotenza, ho perso una meravigliosa anima pura come quella di un angelo. E come? In una cintura di fuoco!!!!!! Come posso vivere con il cuore e l’anima infrante. Lasciamo sempre un segno speciale nel nostro lavoro umanitario, aiutando le persone alleviando alcune delle loro sofferenze. Tutto quello che volevamo era di ridurre un po’ il peso che la nostra gente immeritatamente porta, specialmente quei bambini traumatizzati, molte guerre, incessanti aggressioni, crisi e conflitti senza fine.

Ho così tanta energia che potrebbe riempire l’intero pianeta e così tanta passione per il mio PHD in psicologia clinica, così come per migliorare me stessa e aiutare le persone. Amo i bambini e amo lavorare, vivere, viaggiare, muovermi ed essere libera e ho questi diritti come tutti gli altri esseri umani…

Ho perso il mio sogno, il mio viaggio e la mia adorata amica che mi supportava sempre. Doveva diventare una sposa ed è diventata sposa del Paradiso e ha ottenuto il più grande risultato incontrando il Creatore, insieme alla sua famiglia.

Per quello che mi riguarda, con questa perdita, non ho ancora perso la mia vita!!!

Naheel Al Qassas – Psicologo presso l’UPA – United Palestinian Appeal, Gaza, Palestina

2 novembre 2023

Questo è il ventiduesimo giorno di guerra. Sono solita aiutare le persone a comprendere le proprie emozioni e a lasciare che si manifestino. Oggi, non so più cosa fare con la mia stessa infelicità. Ho smesso di contare quanti membri della mia famiglia e persone amate ho perso. Come posso farlo quando cerco di alleviare le pene e le sofferenze dei miei bambini, che hanno loro stessi perso molti amici e compagni di classe?!

Per me, come madre, la morte non è la parte peggiore della storia. La parte peggiore è quella delle immagini e dei pensieri che non lasceranno la mente di quasi tutti in Gaza: moriremo all’istante quando attaccheranno?
Continueremo a soffrire da soli sotto le macerie per molte ore o forse giorni?
Proveremo un dolore insopportabile mentre moriremo? Moriremo insieme?
Uno o più dei bambini più piccoli vivranno senza il resto della famiglia? Dove e come?
I nostri corpi troveranno pace?
Proveremo dolore nel perdere un arto?

I miei bambini mi fanno delle domande e io provo a rispondere in un linguaggio che possano comprendere. Come posso parlare della morte, che è tutta intorno a noi, in un modo adatto alla loro età? Come posso dire ai miei bambini di prepararsi a degli scenari, come sopravvivere senza di noi o rimanendo gravemente disabili, o entrambi?

Dana, mia figlia più grande, dice: “Mamma, se dovesse accadere che io muoia e voi tutti sopravviviate, per favore, tutti voi dovrete pensare che io sia davanti a voi e voi mi parlerete ogni giorno.”

Perché?”, chiedo.
Stava singhiozzando quando mi ha risposto: “Perché mi mancherete.”

Eman Abu Shawish – Psicologo presso l’UPA – United Palestinian Appeal, Gaza, Palestina

  • Esperienze di psicologi sotto l’attacco di Israele a Gaza
  • Traduzione di Carla Gagliardini