Il popolo curdo continua a vivere una situazione drammatica. Gli arresti e le persecuzioni di tutti i detenuti politici in Turchia proseguono senza sosta diventando una “normalità” da parte del regime di Erdogan. Il libro “Alba” di Demirtas Selahattin ha il potere di portare invece speranza e sensibilità. E’ evidente il tentativo, da parte del governo turco, di voler distruggere l’esperienza del Confederalismo Democratico, in quanto rappresenta per il Medio Oriente un’alternativa democratica fondata sulla pace, uguaglianza, ecologia e di genere.
Dalla prigione, Demirtas ha scritto “Alba”, 12 racconti dedicati a tutte le donne del mondo vittime di violenza. Attraverso le storie di queste figure femminili costrette a combattere per poter affermare la propria libertà, di azione, di pensiero, di amare e di scelta di vita, Demirtas mette in pratica gli insegnamenti di Ocalan per la liberazione del popolo curdo passando attraverso la liberazione della donna. Lo slogan “Un paese non può essere libero se le donne non sono libere”, coniato da Ocalan, dimostra l’importanza di questa affermazione messa poi in pratica nello studio della storia, della società contemporanea e nell’attivismo politico.
Demirtas, avvocato, attivista per i diritti umani, fondatore di Amnesty international a Diyarbakir, Deputato in parlamento e capo del partito politico dell’Hdp, rappresenta l’opposizione al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) del Presidente Erdogan.
Il 20 marzo 2015, durante la celebrazione del Newroz (capodanno curdo) a Van in Turchia, ho avuto la possibilità d’incontrare Demirtas. Prima del suo discorso ha salutato la nostra Associazione “Verso il Kurdistan” di Alessandria, unica presenza straniera in quel momento. L’emozione poi di trovarci sul palco di fronte ad oltre un milione di persone, per portare i saluti e il messaggio di amicizia dell’Italia al popolo curdo, di essere lì con loro e per loro, è stata indiscrivibile! Purtroppo, poco dopo più di un anno, il 4 novembre 2016, i due leader dell’Hdp, Demirtas Selahattin e Figen Yuksekdag, insieme ad altri 10 parlamentari, sempre dello stesso partito, sono stati arrestati in Turchia con l’accusa di essere legati al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato dal governo turco un’organizzazione terroristica.
Il partito Hdp, con 59 deputati in parlamento è il terzo partito del paese, ed ha da sempre sostenuto di non rappresentare l’ala politica del PKK ma i diritti del popolo curdo. Bisogna anche considerare che, nell’estate del 2015, i negoziati di pace tra governo turco e Pkk si sono interrotti, ed è ripreso il conflitto in cui, dal 1984, sono morte più di 40mila persone.
Oggi, Demirtas si trova in un carcere di massima sicurezza di tipo F vicino al confine tra Turchia e Bulgaria, a Edirne. Rischia una condanna fino a 142 anni di carcere per sostegno e propaganda al Pkk e per aver incitato nel 2014 la popolazione alle proteste. Demirtas nega di essere responsabile di quelle violenze.
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha dichiarato che la carcerazione preventiva del politico turco Demirtas rappresenta una violazione multipla dei suoi diritti e, per questo, dovrebbe essere rilasciato. Già nel 2018, Cedu aveva ordinato il rilascio di Demirtas, ma il presidente Erdogan aveva dichiarato che “La Corte europea dei diritti umani non può decidere al posto dei nostri tribunali”.
Alba è la fotografia della vita reale femminile che si svolge in Turchia nel silenzio generale della comunità internazionale. Per questo è uno strumento necessario per dare voce a chi voce non ha . Attraverso i racconti a volte ironici, divertenti, sofferti, poetici, Demirtas affronta un tema molto delicato ed importante, mettendo “il dito nella piaga” in un argomento che coinvolge tutti i paesi: l’emancipazione della donna in un mondo governato da maschi.
Storicamente la donna ha sempre dovuto subire differenze sostanziali nei rapporti sociali. Una discriminazione senza confini. A parte alcuni esempi di società matriarcali, molto lontane nel tempo, il mondo si è sempre retto sul patriarcato. La forma di violenza più usata era quella del “delitto d’onore”. Un tipo di reato caratterizzato dalla motivazione soggettiva di chi lo commette per salvaguardare una forma di onore o reputazione verso alcuni ambiti relazionali come per esempio il matrimonio, i rapporti sessuali e la famiglia. Ancora oggi, in alcune legislazioni, l’onore è inteso come un valore socialmente rilevante di cui bisogna tenerne conto sia ai fini giuridici che in ambito penale.
“Seher”: “Seher non capiva se quella voce provenisse da Hayri o da un altro. Quella voce non poteva essere la sua. Gli altri due scesero e le si affiancarono. Uno la prese per la vita, l’altro per i capelli, e con l’aiuto di Hayri la gettarono a terra…..Seher si era un po’ ripresa, quando sentì un grido che strappava il cuore…Madre e figlia si abbracciarono; piansero, piansero per l’accaduto, per ciò che stava per accadere…In un bosco, sul far della sera, tre maschi si erano presi i sogni di Seher. In un campo deserto, nel cuore della notte, tre maschi le presero la vita.”
Alba mette dunque il lettore davanti ad una realtà crudele che finge di non sapere! Demirtas, in questa tema così delicato, riesce ad usare un linguaggio tenue, poetico, capace di attenuare tutta questa sofferenza.
Alba ci parla della Turchia, diventata “una prigione a cielo aperto”, attraverso la forte censura e violenza usata nei confronti di chiunque osi criticare o opporsi alla politica del governo. (Vedi “La repressione in Turchia strumento di censura”)
“ Nazo, donna delle pulizie”: “Io sono la figlia di mio padre. Dell’uomo che ha trovato la morte sotto un autobus municipale che cadeva a pezzi. E in questo posto ci sono entrata come lavoratrice. Non ho mai partecipato a una manifestazione in vita mia, ma ho conosciuto un altro volto del nostro quartiere. Forse non resterò in carcere ancora a lungo, ma già questi sei mesi mi sono bastati a conoscere me stessa. E ho imparato una cosa importante: se vai avanti in modo deciso e coraggioso, a volte puoi essere più veloce di un auto. Io mi chiamo “Nazo, donna delle pulizie”. E tu, Ankara, aspettami.”
Demirtas in “Alba” ci mette difronte anche a tutte le mostruosità della nostra società, lacerando il velo dell’omertà che spesso ci porta a dire “io non sapevo.” Qui, ci obbliga invece a leggere la sofferenza che ci circonda per poter raccontare e cambiare le cose. Demirtas non tralascia nulla, parla anche del naugragio della nostra umanità.
“La sirena”: “Il mio nome è Mina. Due mesi fa abbiamo lasciato Hama in Siria e ci siamo messe in viaggio…Hanno ucciso il mio papà a Hama. Non so il perché…Nel nostro villaggio il mare non c’era. E io non avevo mai visto il mare, prima di quel giorno. …Siamo caduti tutti in acqua… Siamo andate verso il fondo del mare, io e la mia mamma. Poi siamo risalite un po’ verso l’alto, ma gli uomini della folla ci hanno tenuto giù con i piedi e siamo scese di nuovo verso il fondo… Da una settimana sono sul fondo del mare, io sono una sirena, la figlia del Mediterraneo. La mia mamma mi stringe forte forte, non mi lascia mai. Perché tutte le mamme vogliono tanto bene alle loro bambine.”
Alba, pone una domanda sul valore della vita che dovrebbe far riflettere tutti noi: “Lavoriamo e guadagniamo tanto, ma oltre al denaro, che cosa ne ricaviamo esattamente?”