Abbiamo incontrato Georges Ibrahim Abdallah, nella sua casa in Libano nel settembre 2025, durante il viaggio dell’associazione “Per non dimenticare odv”.
Il viaggio in Libano (1), come ormai da più di 20 anni, è organizzato in occasione della ricorrenza della strage di Sabra e Chatila. La delegazione, destinata anche a visitare i campi profughi palestinesi in Libano, mira ad incontrare intellettuali e giornalisti locali, anche per arricchire, in modo “non occidentale”, la propria visione geopolitica sul Medio Oriente.

Georges Ibrahim Abdallah è stato tra i fondatori dell’organizzazione marxista filo palestinese delle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi. Prima del gruppo militare armato FARL, non più attivo dal 1984, aveva militato nel Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).
Fu condannato nel 1987 per complicità negli omicidi avvenuti a Parigi nel 1982, di Charles Ray, addetto militare statunitense assegnato a un’ambasciata, e l’israeliano Yakov Barsimentov, segretario dell’ambasciata d’Israele. Fatti ai quali lui si è sempre detto estraneo, pur definendoli “atti di resistenza”.
Per oltre 25 anni si è chiesta la sua liberazione perché non fu mai accertata ne la sua partecipazione e l’organizzazione di tale attentato. Una richiesta di liberazione mai giunta e sempre respinta, soprattutto su pressione dei governi USA e Israeliano.
Abdallah, che oggi ha 74 anni, è infatti stato scarcerato ed espulso, perché la corte d’appello di Parigi ha ritenuto che non fosse più una minaccia per la sicurezza nazionale e che il periodo in carcere fosse sproporzionato ai reati attribuitigli. Anni lunghi anni di detenzione in cui non ha mai smesso di prendere parola e posizione, senza mai abiurare la propria causa.
Intervistato al suo arrivo all’aeroporto di Beirut ha detto: “dobbiamo continuare a combattere il nemico”(2), riferendosi a Israele, ed espresso solidarietà alla “resistenza palestinese e libanese”.
Una racconto, completo di ricostruzione della biografia politica del comunista libanese imprigionato in Francia, della sua tortuosa vicenda giudiziaria è ben spiegato nel volume “Il Caso Georges Ibrahim Abdallah”(3), a cura di Giacomo Marchetti, pubblicato recentemente da PGreco.
Non è stato semplice raggiungerlo, tra le montagne che separano il Libano dalla Siria, ma la cordialità con cui ci ha accolto è stata alternata alla fermezza delle proprie idee ed analisi su quanto sta avvenendo in Medio Oriente.
Caratteristica è stata la sua definizione del ruolo svolto d’Israele definito:
“Un prolungamento organico dell’occidente imperialista. Tutta la sua organizzazione è parte di questo. Dobbiamo però sapere cosa significa questo. Cosa sono gli Stati Uniti? Un paese sorto su 25 milioni di cadaveri. Più tutte le popolazioni native che hanno cancellato dell’America latina. Idem per l’Australia con gli aborigeni. Lo stesso progetto è iniziato in Palestina dal primo momento in cui il primo ebreo ha cominciato a ritenere sua quella terra. Ma i Palestinesi oggi sono ancora li e sono la dimostrazione che, ancora oggi, sono riusciti ad impedire quel progetto di genocidio coloniale”
Non è mancata la critica rivolta per la mancata unione delle forze politiche palestinesi difronte al chiaro genocidio perpetrato verso il loro popolo, come per i paesi e popoli arabi per l’assenza della loro mobilitazione.
Si è anche soffermato sulla deriva “fascista” che ormai dilaga in Europa, al suo naturale e pericoloso processo di fascistizzazione avviato da un capitalismo in crisi che punta a portare, per salvarsi, l’ennesima guerra, in Europa e nel mondo.
Un atteggiamento fascistoide ormai raggiunto e elargito come valore, anche dal movimento politico sionista.
Questa la sua visione ed analisi rilasciata durante il nostro incontro:
LINK
1 – https://alkemianews.it/2025/09/15/sabra-e-shatila-delegazione-in-libano/
2 – https://www.ilpost.it/2025/07/25/ritorno-libano-georges-abdallah/
3 – https://contropiano.org/documenti/2025/05/13/il-caso-george-ibrahim-abdallah-0183054



