KURDISTAN IRACHENO: LA GUERRA CONTINUA

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Kurdistan iracheno: la guerra continua” è il titolo della reportage realizzato dalla redazione di Alkemia News nel Kurdistan iracheno. Presentato a Modena il 13 novembre 2021 presso “La Tenda” insieme allo spettacolo teatrale Io vado madre”(1) della compagnia “Voci” e della regia di Alberto Bedeschi, la serata si è svolta con la volontà di raccontare la situazione del campo profughi di Makhmour (2) e quella del popolo yazida (3) che si trova a Shengal. E per denunciare il silenzio dei mass media nazionali sul genocidio di questo popolo che chiede solo di essere riconosciuto con tutti i diritti.

Guarda il video della Serata (4)

 

Il popolo curdo ha una storia millenaria, ma non è stato mai riconosciuto come tale. Il Kurdistan è un vasto territorio di montagna di 450.000 kmq suddiviso, dalle grandi potenze occidentali, alla fine della prima guerra mondiale, in 4 Stati: Turchia, Siria, Iran e Iraq. La sua popolazione si aggira sui 40 milioni di persone, la metà si trova in Turchia. Con l’affermazione che i curdi non si differenziavano in nulla dai turchi, anche se diversi, la loro esistenza, come popolo curdo, svaniva insieme alle sue legittime rivendicazioni nazionali. Si negava così la loro diversa e specifica identità etnica e culturale.
Alcune date da ricordare:

  • Il 27 novembre 1978 nasce il PKK, Partito politico con un programma e statuto dei Lavoratori del Kurdistan. Al congresso di fondazione contribuì anche Sakine Cansiz che ha saputo diffondere da lì in poi i semi della volontà della donna nella resistenza.
  • il 15 febbraio 1999 è un altra data da ricordare: è quella della cattura in Kenya  di Ocalan, condannato a morte il 29 giugno, per attività separatista armata, pena che poi nel 2002 è stata modificata in ergastolo. Da allora si trova sull’isola prigione di Imrali a sud del Mar di Marmara, in totale isolamento e notevoli deprivazioni.

Oggi in Kurdistan la guerra continua, come questo popolo che continua ad essere dimenticato, nonostante abbia contribuito, in modo considerevole, alla sconfitta dell’ISIS e, nel silenzio occidentale, continua ad essere perseguitato dall’esercito turco. Soprattutto perché la Turchia teme il Confederalismo Democratico. Ha paura che questo modello di società possa germogliare in altri luoghi. Il Confederalismo Democratico è il risultato di un lungo percorso di analisi avviato da Ocalan, attraverso una profonda critica al capitalismo. Non più uno “Stato Nazione” ma, la costruzione di una Società dal basso che metta al centro le persone, con il rispetto e la convivenza tra varie etnie, con una parità di genere, un’ecologia sociale, ambientale e un’economia condivisa.

  • Il 3 agosto 2014. l’Isis arriva a Shengal (5) senza incontrare nessuna resistenza. I peshmerga curdi si sono subito ritirati, lasciando quindi la popolazione senza nessuna difesa. L’Isis aveva tre ragioni per occupare questa regione: quella militare, strategica ed economica. La deportazione e lo sterminio degli yezidi avrebbe infatti permesso una ripopolazione di un’altra etnia, quella araba e sunnita, più vicina al progetto del califfato. E poi la tratta delle ragazze yazide diventava un business molto redditizio ed anche un trofeo per i combattenti.
    Le donne sono state violentate e vendute come schiave sessuali o date in matrimonio agli jiadisti. Il prezzo x le donne andava tra i 5 e i 20 dollari, mentre per i bambini, anche solo 1 dollaro. Non sono ancora tornate dalle loro famiglie, secondo le informazioni ricevute, 1.117 donne.

Ad Afrin è in corso un grande cambiamento demografico. Sono stati distrutti quartieri, cambiato nome alle città. Sono stati portati islamisti radicali e famiglie di etnia turca al posto di quelle curde yezide. Ad Afrin, inoltre, sono stati rapiti 400/500 yezidi e, in questo momento, non si hanno notizie di circa 3500 persone rapite in tutta la regione.

La guerra, quindi, non è finita e non si combatte solo con le armi ma anche attraverso l’istruzione e la cultura. Lo dimostra lo spettacolo “Io Vado Madre”, sulle donne curde dell’Ypj del Rojava con le musiche di Isabella Del Fagio.
Lo spettacolo di teatro musica, parla di riscatto: un riscatto sociale e culturale delle donne del Kurdistan siriano che cercano di slegarsi definitivamente dalle ataviche catene di una vita legata al servilismo e all’oppressione maschile. Una rivoluzione che un partito ha cercato e, un popolo, ha voluto con forza. La storia racconta di alcune donne, ragazze, compagne che militano o hanno militato nelle fila dell’Y.P.J., ovvero unità di difesa delle donne, nel Rojava. Molte di esse hanno dato la vita per difenderci dall’ISIS. Donne come uomini, quindi, senza più distinzioni sociali, in luoghi dove questi concetti non erano mai stati presi in considerazione fino ad ora. Rivoluzionarie nell’anima e nei fatti. Poiché la loro lotta è anche la nostra…

Dedicato a tutte le donne combattenti nel mondo e ai 63 giornalisti detenuti in Turchia. 50 rischiano fino a 649 anni totali di carcere. Sono stati sanzionati 28 siti e 6 canali tv, mentre in strada la polizia impedisce a tanti reporter di lavorare.”

1 – https://www.labottegadelbarbieri.org/io-vado-madre/

2 – http://alkemianews.it/index.php/2021/06/08/makhmour/

3 – http://alkemianews.it/index.php/2021/06/28/iraq-il-dramma-delle-donne-yezida/

4 – https://youtu.be/IGzFhBwiZXQ

5 – http://alkemianews.it/index.php/2021/06/13/shengal/